29/04/10

Bolzano - 26 aprile 2010 - incontro su cannabis terapeutica


CANNABIS TERAPEUTICA A BOLZANO

27 aprile 2010
Il 26 aprile scorso si è svolto a Bolzano un incontro pubblico su “Cannabis terapeutica: quadro nazionale e esperienza sudtirolese; un appuntamento della Lista Bonino Pannella, presente alle elezioni comunali di Bolzano in collegamento con il candidato Spagnolli, che ha riunito forze politiche, associazioni di settore, malati, medici, giovani antiproibizionisti e cittadini diversamente interessati al tema della cannabis e della cannabis terapeutica.


Ha condotto il dibattito Donatella Trevisan, candidata nella Lista e al nono giorno di sciopero della fame in sostegno all’ iniziativa nonviolenta, svolta dalla deputata radicale Rita Bernardini, per l’ approvazione urgente di misure di pena alternativa come argine alla disfatta del sistema carcerario, e giudiziario, italiano.

Come è noto circa il 40% dei detenuti nelle carceri italiane viene arrestato per violazione diretta della legge sulle droghe; fra loro anche piccoli coltivatori di canapa, a volte a scopo terapeutico. La questione è stata richiamata nel corso della discussione, insieme alle possibili iniziative a livello comunale per garantire il diritto alla libertà di terapia e di cura, alla storia della battaglia sulla cannabis terapeutica; nella provincia di Bolzano ci sono 500 malati di sclerosi e solo una ventina di loro hanno accesso ai farmaci cannabinoidi, nonostante si tratti di farmaci legali e prescrivibili. Gli ostacoli individuati sono la disinformazione dei medici, il disinteresse dei politici, e la stigmatizzazione della canapa operata dal proibizionismo.

Hanno parlato della loro esperienza Claudia Sterzi, segretaria dell’ Associazione radicale antiproibizionisti, Christoph Mamming, Presidente dell’ Associazione Sclerosi Multipla Alto Adige, Stefano Balbo, vicepresidente di Associazione Cannabis Terapeutica, Achille Chiomento, medico di base e candidato della Lista BP e Ugo Beltram, malato tetraplegico in cura con cannabis.

Abbiamo ricostruito la storia della battaglia sulla cannabis terapeutica, e sul libero accesso ai farmaci cannabinoidi, a partire, sul fronte medico, dalla prima sperimentazione clinica italiana, nell' Ospedale di Bolzano, del Sativex, prima ancora che nel 2007 la cannabis e i suoi principi venissero inseriti nelle tabelle nazionali del ministero della salute delle sostanze terapeutiche; sul fronte politico, abbiamo ricordato le battaglie radicali nonviolente di disobbedienza civile, i trenta processi che Rita Bernardini e decine di militanti e dirigenti radicali hanno subito per le loro iniziative di disobbedienza civile sul tema delle "droghe leggere" o "nondroghe" o canapa, alcune specifiche sulla cannabis terapeutica. Processi che si sono conclusi o si trascinano con sentenze ognuna diversa dall'altra.

L' azione congiunta dei radicali con le associazione di settore e con altre forze politiche ha portato ad alcuni significativi passi avanti, come l' Ordine del giorno votato in gennaio al Senato, la sentenza di Avezzano di febbraio , la delibera della Regione Puglia, la proposta dell' ALC.

La discussione è spesso scivolata dalla cannabis terapeutica alla cannabis e all' antiproibizionismo, essendo evidente il doppio legame tra gli argomenti; da una parte la libertá di cura e di terapia e di ricerca scientifica é una battaglia antiproibizionista, dall' altra anche la liberazione della canapa dalla stigmatizzazione é una battaglia antiproibizionista. Motivi che hanno portato ad un gemellaggio su un obiettivo comune di forze diverse che ha dato i suoi buoni risultati; i due punti indicati non sono stati realizzati, ma la battaglia ha fatto passi veloci e continui.

L'assenza di registrazione se ha reso impossibile ad altri usufruire del dibattito ha facilitato una comunicazione più conviviale e rilassata; con l'occasione sono stati consolidati i contatti tra i vari attori diversamente impegnati localmente (malati, medici, informatori del farmaco, politici, antiproibizionisti).

Rovigo - Firenze - Puglia, un triangolo verde?
























Gentili concessioni ADUC www.aduc.it e ALC www.lucacoscioni.it

22 aprile 2010
Il 20 aprile una delegazione dell'associazione radicale Coscioni composta da Andrea Trisciuoglio, Giuseppe Simone e Nicola Scistri ha incontrato il Dirigente Assistenza Farmaceutica della Regione Puglia, Leoci, al fine di prospettare una convenzione tra Regione e Centro di Canapicoltura dell'Ente CRA (Consiglio di Ricerca per la Sperimentazione in Agricoltura) sez. di Rovigo. La convenzione dovrebbe di incrementare le metodologie di ricerca sulla cannabis terapeutica "made in Italy". In tal modo, come si legge nella nota dell’associazione Luca Coscioni, si potrebbe evitare la fuga di cervelli dall'Italia inserendo nel settore giovani ricercatori. L'eventuale convenzione rappresenterebbe il primo caso in Italia e costituirebbe un precedente molto importante. Come spiega all’Attacco Andrea Trisciuoglio: “L’unico approvvigionamento per malati terminali o per malati di sclerosi multipla come me proviene dal Ministero che a sua volta deve chiedere il farmaco a governi stranieri. All’Olanda e al Canada. Questi farmaci non provengono mai dall’Italia, pur avendo noi un centro di eccellenza a Rovigo. I cannabinoidi arrivano, ma con una lunghissima trafila burocratica”. Sino allo scorso 9 febbraio i malati pugliesi dovevano pagare il farmaco ad un prezzo medio di 7,25 euro al grammo, per una spesa che si aggirava attorno ai 140 euro al mese. Da febbraio, la Regione si è sobbarcata, come dice Trisciuoglio, il costo dei cannabinoidi, che sono quindi pagati dalle Asl. La somministrazione viene dispensata in Ospedale in day hospital. Con l’incontro di martedi', come rileva Trisciuoglio, ancora una volta la Regione Puglia ha dimostrato grande attenzione verso tutti quei pazienti affetti da varie patologie che potrebbero trovare benefici dai prodotti a base di cannabis. In precedenti incontri con i vertici della Regione, l’associazione Luca Coscioni invocò e ottenne un “piano d’azione” che portasse all’approvazione del testo di delibera per la fruibilità dei cannabinoidi (del. 308 del 9.2.2010). Tutto ciò concorrerebbe ad evitare il ricorso ai mercati illegali e l’approvvigionamento dai Paesi Esteri.
L'art. 26 della 309/90 è quello che crea il problema della produzione ai fini di commercio ma lascia però aperta la possibilità di fare ricerca con i derivati della cannabis. La convenzione tra l’Ente CRA e la Regione Puglia farebbe da apripista ad una successiva convenzione con un ospedale o con farmacie comunali o con chi sia poi in grado di gestire uno studio per la valutazione sullo stadio di malattia di un campione di pazienti. La fase di osservazione potrebbe durare 2 o 3 anni.

Dialogo con la Regione Puglia


Gentili concessioni ACT (Associazione cannabis terapeutica), PIC (Pazienti Impazienti cannabis), ADUC (Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori)

5 marzo 2010

Pubblichiamo questa lettera inviata ai componenti della Giunta Regionale della Regione Puglia da Francesco Crestani, medico e presidente dell’Associazione Cannabis Terapeutica.
Abbiamo appreso dai mezzi di informazione che la Giunta Regionale ha regolamentato le modalità di erogazione dei farmaci a base di Cannabis, a carico del Servizio sanitario regionale, utilizzati per la terapia del dolore per pazienti terminali o affetti da patologia cronica.
Apprezziamo la volontà di dare una risposta a tanti pazienti che non trovano, o non trovano più, una risposta alle loro sofferenze con l’uso di farmaci presenti sul mercato nazionale.
I cannabinoidi, reperibili in vari paesi stranieri, possono in alcuni casi essere considerati perlomeno un tentativo terapeutico palliativo basato comunque su una ricca bibliografia di ricerche sperimentali e una ormai abbondante mole di studi clinici.
Su questa linea si colloca il Decreto Ministeriale 18.04.2007 che inserisce nella Tabella II, sezione B, i derivati naturali e di sintesi dei cannabinoidi.
Facciamo riferimento a questo Decreto, nonché al DPR 309 del 9.10.1990, testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope.
Nella delibera in oggetto sono evidenti molte luci, che contrastano con alcune ombre che andiamo ad evidenziare.
Innanzitutto consideriamo importante che, al contrario di quanto deliberato ad esempio dalla Regione Marche, si siano ricordati tra i possibili specialisti ai quali è data la possibilità di prescrivere tali farmaci, oltre ai neurologi e agli oncologi, anche i medici “preposti alla terapia del dolore acuto e cronico”, comunque alle dipendenze da strutture sanitarie pubbliche. Peraltro tutte le altre figure mediche sono state lasciate fuori, a meno che per medici "preposti al trattamento della terapia del dolore cronico e acuto" non si intendano tutti coloro che si occupano dei sintomi di dolore nel paziente, e in questo caso potrebbero rientrare, a tutto diritto, non solo i palliativisti, gli antalgologi e gli anestesisti, ma anche gli stessi Medici di Medicina Generale che hanno in carico il malato; ma questa interpretazione ci sembra forse azzardata. Se così non fosse, come probabilmente non è, si potrebbe avere il caso ad esempio di un valido specialista neurologo convinto ad attuare nel suo paziente una terapia con cannabinoidi, ma impossibilitato a farlo in quanto libero professionista o dipendente da una clinica privata. Tale medico dovrebbe a questo punto inviare il suo paziente a un collega appartenente al servizio sanitario pubblico "sperando" che quest'ultimo concordi con la sua prescrizione!
Rimane il controsenso di farmaci ben più pericolosi prescrivibili liberamente da qualsiasi medico di base, ad esempio morfina, fentanile, buprenorfina, mentre i cannabinoidi non lo possono essere, parificandoli quasi ai farmaci di esclusivo uso ospedaliero, tipo gli anestetici e i curari.
Qui arriviamo a un altro punto: l'obbligo che l'inizio della terapia venga effettuato "in ambito ospedaliero o in strutture ad esso assimilabile, stante gli effetti terapeutici attesi connessi alla risposta individuale". Considerando appunto la scarsa tossicità dei cannabinoidi, quest'obbligo ci sembra quasi punitivo nei confronti dei pazienti. L’affermazione “gli effetti terapeutici attesi sono condizionati dalla risposta individuale” è lapalissiana e valida per qualsiasi altro farmaco, e ricordiamo che i cannabinoidi hanno di per sé un alto indice terapeutico, infatti la loro Dose Letale è solo teorica, essendo circa 40.000 volte la Dose Terapeutica. L’ospedalizzazione forzata ci appare arbitraria, e la dispensazione di questi farmaci può essere facilmente compiuta in regime di Day Hospital, come peraltro sta già avvenendo in varie realtà sanitarie italiane.
Encomiabile che non si faccia una lista positiva dei cannabinoidi, evitando così di lasciarne fuori alcuni, magari resi disponibili in futuro dalla ricerca.
Buona anche la possibilità che gli specialisti di altre regioni possano prescrivere farmaci per i pazienti residenti nella Regione Puglia.
Un punto critico è la lista delle patologie : spasticità secondaria a malattie neurologiche, nausea e vomito non sufficientemente controllati indotte da chemioterapia o radioterapia, dolore cronico neuropatico non responder ai farmaci disponibili.
Vengono così,almeno formalmente, escluse alcune patologie per le quali vi è ormai sufficiente certezza in campo scientifico: ricordiamo che ormai dal 1985 la severa Food and Drugs Administration americana permette la commercializzazione del tetraidrocannabinolo (nome commerciale Marinol) con l’indicazione della Sindrome da deperimento nell’AIDS. Tale classe di pazienti verrebbe esclusa quindi dalla somministrazione dei cannabinoidi in Puglia, e, tra l’altro, i medici infettivologi che li seguono non glieli potrebbero prescrivere. Non solo: da alcuni anni ormai l’estratto farmacologico di Cannabis denominato Sativex ha in Canada l’indicazione del dolore da cancro (che non è sempre di tipo neuropatico!). Ecco un’altra classe di pazienti, particolarmente fragile, che si vedrebbe negata la possibilità di cura. Senza pensare inoltre a tutta una serie di patologie per le quali, anche se ancora non ci sono grosse certezze cliniche, i cannabinoidi potrebbero essere utilizzati almeno come tentativo terapeutico palliativo, una volta esaurite le possibilità con i farmaci di uso corrente. Pensiamo all'epilessia farmaco resistente, al dolore reumatico articolare (artrosi, artriti, fibromialgie), all'emicrania grave, al glaucoma, alla sindrome di Tourette tanto per citarne alcune!
Per tutti i succitati motivi, si chiede a codesta Giunta Regionale di porre le opportune correzioni alla delibera in oggetto.
In particolare si chiede che, a norma di legge, a norma del buon senso e del principio di realtà:
1. si tolga la possibilità di prescrizione dei farmaci cannabinoidi da parte dei soli medici dipendenti da strutture pubbliche e da parte dei soli specialisti in neurologia e oncologia e preposti alla terapia del dolore acuto e cronico
2. si tolga il ricovero coatto per i pazienti all’inizio della terapia
3. si lascino le indicazioni della terapia alla scienza e coscienza dei medici
Si resta in attesa di riscontro, e si porgono distinti saluti.

Questa un commento di P.i.c. (Pazienti Impazienti Cannabis)
Non possiamo che concordare con le perplessità del dr. Crestani, le stesse già espresse dopo l' approvazione nel 2008 della delibera 470 da parte della giunta regionale delle Marche, di cui questa nuova delibera condivide il testo con poche modifiche minori.
Ci preme però inquadrarne il contesto.
La recente delibera 308 della regione Puglia http://www.regione.puglia.it/index.php?page=burp&opz=getfile &file=8.htm&anno=xli&num=41 non costituisce per quella regione un canale esclusivo di accesso alla terapia con cannabinoidi, dato che restano pienamente in vigore le modalità vigenti a livello nazionale, cioè l' importazione tramite Asl su prescrizione del medico specialista o mmg "di famiglia", ai sensi del DM 11-2-97, e la prescrizione su ricetta semplice non ripetibile di preparazione galenica, allestita da una qualunque farmacia dotata di laboratorio. La 308 è anche nelle intenzioni della Regione, almeno così ci auguriamo, una modalità aggiuntiva "agevolata" per malati affetti da dolore cronico acuto e, spesso, disabilità motoria.
Come ben sappiamo, oggi gli ostacoli all' accesso a tale terapia sono sostanzialmente di due generi: la non disponibilità dei medici, spesso per ignoranza della procedura, ad avvalersi della possibilità di prescrivere tale terapia, ed il costo da sostenere nella maggior parte dei casi una volta ottenuta la prescrizione, che per i pazienti è intollerabilmente alto.
A questi si aggiunge l' ostilità da parte delle direzioni ospedaliere, che causa un illecito rifiuto da parte delle farmacie ospedaliere di dar seguito alle legittime richieste di importazione sottoscritte dagli specialisti interni, ai sensi del DM 11-2-97 e della stessa delibera 308 pugliese, dove si conferma che "La rimborsabilità di farmaci importati in applicazione del più volte citato Decreto restano a carico del SSR qualora il medico richiedente sia alle dipendenze di struttura pubblica ed il paziente sia trattato in regime di ricovero o soggetto a day hospital o percorso ambulatoriale".
" fatti salvi i vincoli di bilancio e quelli eventualmente posti dalla normativa regionale", specifica però il DM.
Di ulteriori vincoli posti dalle normative regionali noi pazienti non sentiamo appunto il bisogno, tanto più di limitazioni all' impiego di tali farmaci per le sole indicazioni "terapia del dolore" e "nausea da chemio o radioterapia".
Il recente intervento del sottosegretario Giovanardi ha finalmente confortato le nostre dichiarazioni controcorrente: in nessuna parte del recentemente approvato Ddl 1771 su terapie del dolore e cure palliative si intendono i cannabinoidi come inclusi tra i farmaci oppiacei utilizzabili a tale scopo, nè tantomeno che il loro utilizzo sia limitato esclusivamente a tali indicazioni terapeutiche, chiarendo così un equivoco purtroppo molto diffuso.
In coerenza con tutto ciò, alle richieste di correzioni suggerite vorremmo quindi aggiungere:
1- la cancellazione dell' improvvida frase "...delibera di autorizzare le Farmacie Ospedaliere delle Aziende Sanitarie a garantire l’erogazione dei cannabinoidi a carico del Servizio Sanitario Regionale ... per le sole indicazioni approvate"
2- la possibilità esplicita per TUTTI gli specialisti ospedalieri di prescrivere ed utilizzare tali farmaci e preparazioni galeniche in ambito ospedaliero e ambulatoriale. Vorremmo anzi leggere la volontà della Regione Puglia di eliminare gli ostacoli amministrativi alla fruizione concreta di quanto sopra, già pacifico e previsto dal sopracitato DM ma tuttora inattuato.
Solo così le indicazioni della terapia rimangono alla scienza e coscienza dei medici, che auspicabilmente cesseranno di aver paura di esporsi a rappresaglie professionali per questo, e si ristabilisce un clima scientifico sereno e degno di un Paese civile, che permetta di mettere al centro le necessità dei malati.

Cannabis free ad Avezzano


Gentile concessione ADUC
9 febbraio 2010

Per la prima volta in Italia, un tribunale ha riconosciuto il diritto di un malato ad ottenere gratuitamente dalla propria Asl un farmaco a base di cannabis. Il tribunale di Avezzano (L'Aquila) ha dato il via libera in base all'articolo 32 della Costituzione, che riconosce il diritto inviolabile alla salute.
C'e' purtroppo da constatare ancora una volta che per ottenere il rispetto di un diritto costituzionale cosi' elementare, un cittadino e' stato costretto a rivolgersi ad un legale e fare causa. Solo poche aziende sanitarie in Italia, grazie a dirigenti e medici illuminati, rimborsano i farmaci a base di cannabis, che devono essere importati dall'estero attraverso complicate e costose procedure. Questo perche' la politica fatica a decidere sulla base dell'evidenza scientifica, preferendo invece agire sulla base di ideologie che vedono il male in tutto ciò che e' derivato dalla cannabis.
Eppure, persino le organizzazioni mediche più conservatrici come l'American Medical Association hanno da tempo annoverato i farmaci cannabinoidi fra i piu' efficaci contro i sintomi di numerose patologie, dalla sclerosi multipla all'Aids, dal dolore cronico al cancro.
Lo scorso mese, il Senato ha approvato un ordine del giorno bipartisan in cui si chiedeva al Governo di promuovere una sperimentazione per la produzione di farmaci cannabinoidi in Italia. Abbiamo gia' il know-how e istituti pubblici pronti a darsi da fare, il tutto con costi modesti per i cittadini rispetto a quelli che oggi siamo costretti a pagare a produttori farmaceutici stranieri.
Basta la volonta' politica del Governo, e quella in particolare del ministro della Salute Ferruccio Fazio, perche' migliaia di cittadini possano migliorare drasticamente la qualita' della loro vita senza dover ricorrere a spese insostenibili (anche 500 euro al mese) o peggio ancora rischiare il carcere con autocoltivazioni di fortuna o recandosi dal pusher sotto casa.