07/08/11

Agli amici e compagni antiproibizionisti - leggete, aderite e diffondete, grazie


Il 14 agosto un giorno di sciopero totale della fame e della sete, per la convocazione straordinaria del Parlamento su Giustizia e Carceri

Come antiproibizionista radicale, sono dal 31 luglio impegnata in una iniziativa nonviolenta di sciopero della fame con l'obiettivo di portare fuori dal carcere consumatori, piccoli spacciatori, tossicodipendenti e coltivatori, rivolta ai due firmatari della cosiddetta legge Fini-Giovanardi, il Presidente della Camera Gianfranco Fini, quindi, e il sottosegretario con delega alle politiche sulle droghe, Carlo Giovanardi.
Di fronte al richiamo che da tante autorevoli voci è venuto, dalla Global Commission fino alle più recenti, espresse in Italia dal Presidente Napolitano, in favore di una decriminalizzazione progressiva dei reati "di droga", è necessario dare loro forza, con iniziative di lotta nonviolenta.

Vi invito ad aderire a questa giornata di iniziativa nonviolenta, tesa ad una convocazione delle Camere straordinaria, che affronti i problemi legati alla giustizia, alle condizioni carcerarie e alla depenalizzazione e depenitenziarizzazione dei reati senza vittima.

Ce la faremo, con la partecipazione di tutti
Claudia Sterzi

05/08/11

Francia, Svizzera, Georgia: si discute su strategie alternative sulle droghe. Italia non pervenuta.

Il 29 luglio il DPA, nel dare notizia della firma, a Palazzo Chigi, lo scorso 25 luglio, di un secondo protocollo di ricerca scientifica tra il DPA e il National Institute on Drug Abuse (NIDA), "che favorirà lo svolgimento di ricerche reciprocamente vantaggiose per migliorare la diagnosi, il trattamento dell’uso di droga e la dipendenza", protocollo che segue l' Accordo di collaborazione scientifica firmato l' 11 luglio a Washington, aveva colto l’occasione per augurare, a tutti i lettori della newsletter di Droga News, e a tutto lo staff del DPA, buone vacanze.

"La pausa estiva inizia dunque con la costruzione dei presupposti per l’avvio, al rientro dalle vacanze, di una strategia globale, internazionale e, quindi, speriamo sempre più efficace di lotta e prevenzione della diffusione delle droghe e delle tossicodipendenze".

Invece, a seguito di una temuta (dal DPA), flebile ripresa di dibattito in Italia, sollevato dal Rapporto della Commissione Globale per le politiche sulle droghe, ecco che ad agosto iniziato, Giovanardi si produce ne Il cavaliere della guerra perduta. "La lotta alla droga e alle tossicodipendenze non ha nazionalità e non conosce confini", aveva già annunciato il sottogretario, dimenticando che la guerra alla droga, in più di 40 anni, non è stata utile neanche a diminuire il consumo, rivelandosi invece capace di aumentare vertiginosamente gli usi problematici, le tossicodipendenze, i guadagni della criminalità organizzata, la corruzione politica e delle forze dell'ordine, gli investimenti sperperati in azioni di polizia inutili, il danno sanitario e sociale prodotto.

Per dimostrare che il documento della Global Commission è irrilevante, e non vale la pena neanche di discuterlo, Giovanardi si attacca ad argomentazioni piuttosto deboli e speciose; nega valore al rapporto, lo denigra senza entrare nel merito, e afferma pure che "i dati presentati da questa commissione a sostegno delle tesi di legalizzazione delle droghe sono stati fortemente contestati perchè non corrispondenti al vero".

Si vorrebbe sapere dal DPA quali dati sono stati contestati, e da chi, visto che il rapporto si basa su dati di fonte ONU e su una bibliografia di studi accreditati e istituzionali; sui dati, poi, il DPA italiano ha dimostrato di non essere in grado di dare lezioni a nessuno. Sono mesi che non perde occasione di citare a suo sostegno un unico studio americano, facilmente contestabile, che dimostrerebbe come "far calare la disapprovazione sociale e la percezione del rischio ... rende più socialmente accettabile l'uso di cannabis e fa aumentare il consumo proprio nelle giovani generazioni incrementando l'incidenza di disturbi psichiatrici precoci".

Questa dei disturbi psichici è una fissa di Giovanardi, una ossessione; se ne avvale anche per parlare male dei farmaci cannabinoidi, "farmaci che sono comunque di seconda scelta rispetto ad altri più efficaci e sicuri, vista l'alta percentuale di disturbi psichici associati documentata"; sui farmaci prescritti per le stesse malattie per le quali in molte parti del mondo si prescrivono cannabinoidi, e sui loro effetti collaterali, basta far parlare l'evidenza delle testimonianze dei malati.

Dopo aver profuso questa serie di baggianate oscurantiste, conclude il Giovanardi: "Forse è proprio arrivata l'ora di piantarla di scrivere imprecisioni e notizie contorte e confuse, avendo ben chiaro che chi lo fa si assume la responsabilità scientificamente provata di far aumentare il numero dei consumatori”. Cioè, secondo lui, aprire un dibattito pubblico sulla base di evidenze, nel tentativo di limitare i guasti sanitari e sociali del proibizionismo, fa aumentare il numero dei consumatori; è evidente che è il contrario, tanto che in altri paesi il dibattito si è aperto.

Questa settimana sono arrivati in Italia gli echi di alcuni di quei dibattiti, dalla Francia, dove l'economista Pierre Kopp, in una intervista a Le Monde, stima che se la canapa fosse tassata come lo è il tabacco, lo Stato guadagnerebbe più di un miliardo di euro, sufficienti a finanziare la prevenzione. "Per gli economisti - argomenta Kopp - le buone politiche pubbliche sono quelle che minimizzano i costi sociali, cioè quelle che permettono di migliorare il benessere della collettività al minor costo. Quella applicata alla canapa costa cara, con incerti benefici".

Dalla Svizzera François van der Linde, presidente della Commissione federale per le questioni relative alla droga (CFQD) è uscito con una dichiarazione definita dalle agenzie "un fulmine a ciel sereno": "I divieti, nel senso penale del termine, non servono a nulla". La posizione della CFQD non rappresenta una novità: già dal 1989 sostiene l'idea della depenalizzazione; in un rapporto pubblicato a fine maggio da tre commissioni nazionali che si occupano rispettivamente di droga, alcol e tabagismo, gli esperti delle tre commissioni sono unanimi nell'affermare che è indispensabile delineare nuove strategie. Gli autori del rapporto affermano: "In generale il consumo di sostanze legali genera conseguenze ben più gravi sulla salute che non quello di sostanze illegali". Per François van der Linde, va abolita la distinzione tra prodotti legali e illegali. "Nessuno va criminalizzato". Alle sue dichiarazioni sono seguite quelle del senatore liberale radicale Dick Marty, per il quale bisognerebbe legalizzare tutte le droghe, così da rendere più efficace la lotta al narcotraffico internazionale e alla criminalità organizzata. Dick Marty ha richiamato anche l'aspetto economico, notando come lo Stato potrebbe inoltre ricavarne dei benefici e investire i soldi guadagnati nelle politiche di prevenzione.

Dalla Georgia, infine, arriva una proposta condivisa da vari esponenti di alto livello del governo, oltre che dall’ex ministro dell’economia e capo di gabinetto del presidente, oggi alla guida della rete tv Imedi, Georgi Arveladze: la predisposizione di aree in cui il consumo di marijuana agli stranieri sia concesso e non punito. Secondo il quotidiano georgiano Aliya le autorità georgiane pensano di consentire ai turisti stranieri di fumare marijuana in aree dedicate, e presto apriranno locali in cui sarà consentito fumare.

Si augura al sottosegretario Giovanardi di tornare dalle vacanze avendo capito che i presupposti di una strategia globale comprendono l'informazione corretta e il dibattito pubblico.

02/08/11

La Guerra alla droga non è stata e non può essere vinta


LA GUERRA ALLA DROGA NON E’ STATA, E NON PUO’, ESSERE VINTA

Giugno 1971: Nixon dichiara ufficialmente "guerra alla droga" e definisce l'abuso di droga come "nemico pubblico numero 1".

Questa vera e propria dichiarazione di guerra ha messo in moto una macchina, prima nazionale, poi mondiale, che ha macinato negli ultimi 40 anni tanti soldi, e tante vite umane, che forse non sarà mai più possibile contarli. Certo Nixon si muoveva all'interno della Convenzione Unica sugli Stupefacenti, fondata nel 1961; oggi, a distanza di 50 anni dalla Convenzione, e a 40 dalla dichiarazione di guerra di Nixon, è possibile tracciare un bilancio di tanti investimenti finanziari e di tanto dolore sociale.

Su questa intenzione di bilancio e di revisione si fonda il lavoro della Global Commission on Drug Policy, una commissione formata, inizialmente, da 19 membri, fra i quali Kofi Annan, Fernando Henrique Cardoso, Javier Solana, Mario Vargas Llosa e altri. La Commissione ha presentato nello scorso giugno un documento dotato di una bibliografia scientifica e di dati di fonte ONU nel tentativo di mettere i potenti del mondo, e l'opinione pubblica, di fronte all'evidenza del fallimento della guerra alla droga: "La guerra alla droga non è stata, e non può, essere vinta".
Per dimostrare tale fallimento la Commissione presenta i dati del consumo di droghe, nel mondo, nei 10 anni dal 1998 al 2008; nell' ultimo decennio l'uso degli oppiacei è cresciuto del 35%, quello di cocaina del 27%, quello di cannabis, dell' 8,5%. "La scala globale dei mercati di droga illegale, ampiamente controllati dal crimine organizzato, è nei fatti cresciuto in modo spettacolare in questo periodo. Mentre non sono disponibili stime esatte del consumo globale nel periodo completo dei 50 anni, una analisi dei soli ultimi dieci anni mostra un esteso mercato crescente e dimostra il fallimento della guerra alla droga".
Dal 1971 ad oggi, investendo nella "war on drugs" si sono eradicati con lanci di pesticidi dal cielo milioni di ettari coltivati, si sono armati eserciti e dipartimenti, si sono effettuati milioni, forse miliardi, di perquisizioni, arresti, processi, esecuzioni; si sono gestiti giri multimiliardari di denaro sporco, collegati ai mercati paralleli di armi ed esseri umani, si sono ingrassate le organizzazioni criminali di tutto il mondo. A fronte di questo massiccio dispiegamento di forze e di risorse, i risultati dimostrano quello che era già evidente, cioè che la proibizione e la persecuzione punitiva di una sostanza, così come di un comportamento, aumenta l'uso e alza i prezzi; in più, con l'uso delle forze dell'ordine e di operazioni di polizia rivolte ai consumatori e ai piccoli spacciatori, cresce l'uso problematico e la tossicodipendenza.
La Commissione non propone affatto di dismettere la lotta ai narcotrafficanti; suggerisce anzi che le operazioni di polizia si concentrino, con maggiore efficacia, sui responsabili e sui capi delle organizzazioni, su tutte quelle collusioni tra narcotrafficanti, politici, eserciti, forze dell'ordine, che affogano le democrazie nella corruzione come ben è reso evidente dai tristi casi di Messico ed Afganistan, invece di accanirsi sui piccoli spacciatori di strada, che spesso sono o tossicodipendenti o extracomunitari alla fame, o sui poveri contadini andini o asiatici oppressi e intimiditi, o su miliardi di semplici cittadini consumatori che hanno, casomai, bisogno di politiche di sviluppo e non di galera.

Il secondo principio, dei quattro che la Commissione sintetizza, sembra riguardare molto da vicino l' Italia:
2. Le politiche sulle droghe devono basarsi sui principi dei diritti umani e della salute pubblica. Dobbiamo porre un termine alla stigmatizzazione e alla emarginazione delle persone che usano certe droghe e di quelli che restano coinvolti nei livelli più bassi della coltivazione, della produzione e della distribuzione, e trattare le persone tossicodipendenti come pazienti, non come criminali.
Assistiamo invece al fatto che le politiche sulle droghe italiane, quelle che scaturiscono dal DPA dell'attuale governo, non si basano né sui principi del diritto umano né sulla salute pubblica, contravvenendo sia gli uni che gli altri; ogni giorno in Italia, e ogni notte, i diritti delle persone vengono violati in base proprio alla discriminazione verso chi consuma droghe illegali, la salute pubblica viene messa in pericolo da politiche scellerate sulla prevenzione dell'AIDS o sull'accesso ai farmaci.
segue …

Claudia Sterzi