Per come stiamo messi nel mondo antipro italiano, dove i
vari gruppi individuano il nemico in un altro gruppo, e non nei proibizionisti,
meglio sarebbe non diffondere gli scritti degli altri, ma se uno ha a cuore la
battaglia e non perde di vista l’obiettivo, può essere utile cercare di
rispondere.
Un comunicato
della MMM, ripreso al volo da Progetto
Free Weed e altri, accusa i radicali di fare il gioco delle tre carte
nientepopodimeno che con il Ministero delle Politiche agricole, allo scopo di
istituire un monopolio statale dei semi.
Le tre carte sarebbero la pdl (proposta di legge) dell’intergruppo parlamentare (Della Vedova
e altri, oltre 200 fra
deputati e senatori di tutto o quasi tutto lo schieramento politico), la
pdl di iniziativa popolare proposta alla firma dei cittadini da Radicali
Italiani (legalizziamo.it), e un
emendamento del Ministero.
Cominciamo dalla pdl popolare (affiancata da una petizione al
Parlamento europeo), alla quale non si trova modo di affibbiare alcunché
sul controllo delle genetiche dei semi, perché nel testo proprio non ne parla
neanche di striscio, e viene quindi accusata di far firmare su un testo mentre
in realtà se ne appoggia un altro; ed è vero, che la pdl popolare è stata
concepita a sostegno di quella parlamentare, ma né il testo dell’una, né dell’altra, usciranno dal dibattito parlamentare così come sono, e le firme dei cittadini
sono un fattore di pressione sulle forze parlamentari. Il processo legislativo
nasce anche dal dibattito pubblico che accompagna quello parlamentare ed ogni
azione di pressione è legittima e benvenuta.
Quanto alla previsione che ambedue rimangano “nei cassetti”,
grazie del pensiero, ma mi risulta che il #27giugno sia il giorno di calendarizzazione
del dibattito parlamentare, mi auguro che sia così perché è dai tempi della
Jervolino Vassalli (1990) che si va avanti a decreti legge e legislazione di
urgenza senza dibattito, e sarebbe l’ora che si ricominciasse a parlarne, a
Montecitorio e fuori. Troppi cambiamenti sono intervenuti nel mondo, rispetto
alla war on drugs e alle strategie proibizioniste in vigore nell’ultimo mezzo
secolo, troppi giustificati ripensamenti per essere ignorati.
Altra accusa, per i radicali di legalizziamo.it, quella di
ricercare consensi e di usare la lotta antiproibizionista come strumento di propaganda
politica; certo, RI e il PRT, che porta avanti la stessa battaglia sul fronte
transnazionale, sono movimenti politici, e come tali non evitano, anzi
ricercano spazi di governo. D’altra parte anche la MMM ha dei punti di
riferimento politici, così come i Centri Sociali e simili, nella sinistra
cosiddetta estrema, massimalista, o addirittura radicale. In ogni caso, le
numerosisissime iniziative politiche dei radicali sull’antiproibizionismo sono state
e sono durature e costanti, sia in periodo elettorale che fuori.
Anche nella pdl Della Vedova
non riesco a leggere alcun accoglimento di emendamenti volti al monopolio sui
semi, che sembrano esistere solo nella mente paranoide di alcuni, che già danno
per scontato il futuro, neanche fossero l’oracolo di Delfi . La proposta
ricalca quella di Mujica in Uruguay, e anche lì la possibilità di coltivazione
personale e di csc è stata inserita con la pressione dei gruppi antipro, dei
difensori della libertà delle genetiche, contro la volontà di Mujica che
desiderava un puro monopolio allo scopo di mantenere un prezzo politico e una
concorrenza inattacable alla criminalità organizzata. Anche in Uruguay esiste
un elenco dei consumatori e dei soci dei csc, anche lì protetto dalla legge
sulla privacy; mentre il modello americano è assai diverso, ma nasce da referendum
popolari, quindi dal basso, cosa che in Italia non siamo evidentemente in grado
di fare; colgo l’occasione per dire che sarebbe l’ora di farla finita con
questa storia del “denaro sterco del diavolo” per cui il fatto che si crei un
business intorno alla canapa sia un fattore negativo in assoluto, non ci crede
più nessuno, e anche i rappresentanti della sinistra “estrema”, in Italia e nel
mondo, vestono Prada e viaggiano in taxi.
Infine, l’emendamento del Ministero riguarda solo ed
unicamente la canapa industriale, e quindi un settore che le proposte radicali
non toccano in nessun modo; sono d’accordo che sia un emendamento sbagliato,
voterei convintamente contro; per riuscire ad immaginare un gioco fra queste
tre carte bisogna avere molta, molta fantasia.
Penso che a partire dal #27giugno debba iniziare una
mobilitazione di tutti in appoggio al dibattito parlamentare, una pressione più
possibile incisiva su due punti fondamentali: legalizzare la canapa in tutte le
sue forme, e se pure con limiti e paletti, farla uscire dalla clandestinità e
dalla criminalità, il primo; la libera coltivazione domestica, il secondo.
Qualunque azione e iniziativa in tal senso mi vedrà partecipe.
Tanto dovevo. Arrivederci e grazie
#liberepianteinliberigiardini
#27giugno
#LegalicelaUstedMismo
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