04/01/13

Associazione radicale antiproibizionisti - Fatti per voi, fatti per noi

Stasera, venerdì 4 gennaio 2013, alle 22.30. su www.liberi.tv, inizia il nuovo anno di Leggera Euforia, il programma più antiproibizionista che ci sia; notizie dal mondo antiproibizionista, aggiornamenti dalla war on drugs, chat in diretta, politica e fantasia :)

03/01/13

Notizie dal fronte della war on drugs - Africa - 11 dicembre 2012

Traccia della trasmissione andata in onda su Radio Radicale il 11/12/2012



Come dicevamo altre volte, e come abbiamo visto in molte parti del mando, dalla mezzaluna d’oro asiatica ai territori andini, emerge anche nel continente africano  l’identificazione di quelli che gli stati uniti chiamano “king pin”, cioè i cosiddetti signori della droga, con gruppi terroristici e rivoltosi, fra narcotrafficanti e contrabbandieri di armi. Particolarmente preoccupante è il coinvolgimento sospetto di Al Qaidi nel Maghreb Islamico (AQIM) e del gruppo islamico terrorista della Nigeria, Boko Haram, che potrebbero essere coinvolti nel traffico per finanziare le loro attività, secondo un rapporto pubblicato lo scorso anno dalla US Drug Enforcement Administration.

Un articolo uscito il 14 novembre, su Meridiani, ci informa della crescente collaborazione fra i vari gruppi terroristici che operano in Africa: “La fitta rete del terrore che innerva l’Africa occidentale mette in connessione i militanti di Boko Haram con i più attivi e minacciosi gruppi fondamentalisti del Sahel e del Centrafrica. Una rete fatta di scambi di conoscenze pratiche, di combattenti addestrati e di un’indefessa opera di intelligence e di condivisione di principi ideologici. Il rischio di una collaborazione più stretta tra Boko Haram (movimento nigeriano), Aqmi (al Qaeda nel Maghreb Islamico), Mujao (Movimento per l’unicità del jihad nell’Africa occidentale), Ansar Eddine (movimento tuareg salafita) e gli Shabaab della Somalia e’ paventato da anni, fin da quando le prime voci sull’addestramento di combattenti nigeriani nei campi maliani, somali e yemeniti iniziavano a circolare fra le autorità. L’accresciuta collaborazione tra gli Stati della regione saheliana nelle operazioni anti-terrorismo ha spinto le organizzazioni fondamentaliste verso un maggiore coordinamento, in modo da sopperire anche all’indebolimento dell’azione coesiva di al Qaeda. L’unione degli sforzi fra i vari movimenti fondamentalisti non tende però alla creazione di un’organizzazione transnazionale, quanto piuttosto al rafforzamento cooperativo dei vari attori locali, riuniti in un vero e proprio network dall’imprevedibile potenza d’impatto”.

Vediamo dunque il coinvolgimento di questi gruppi con il narcotraffico, e iniziamo dal Mujao (Movimento per l’unicità del jihad nell’Africa occidentale), descritto così da un reporter francese sul sito Temps reel: “Grande reporter,  Jean-Paul Mari rientra da Bamako, dove è andato per un reportage per conto del “Nouvel Observateur", al fine di tentare di svelare la realtà del nord del Mali. Quattro organizzazioni controllano il nord del Mali: la più conosciuta e la più minacciosa è AQMI, Al Qaeda nel Magreb Islamico, con il MUJAO, la sua escrescenza mafiosa, specializzata in narcotraffico”.

Sul Globalist L’argomento viene approfondito:  “A un anno dai rapimenti dei cooperanti europei, Il Fronte polisario non riesce a capacitarsi, un anno dopo l'operazione di Tindouf, che il Mujao (Movimento per l'unicità e il jihad nell'Africa occidentale) sia potuto penetrare nei campi profughi l'operazione del sequestro di tre cooperanti a Tindouf non avrebbe potuto realizzarsi senza una complicità all'interno degli accampamenti. Perché i terroristi sono venuti dal Mali, hanno attraversato la frontiera mauritana per entrare in Algeria e raggiungere di notte i campi di Rabbouni. Le autorità sahrawi non negano che ci sia stata una collaborazione con elementi all'interno dei campi. «I narcotrafficanti che si trovano nella zona sono stati utilizzati dai gruppi terroristi al di fuori dei campi per facilitare la penetrazione nei luoghi dove sono stati rapiti gli europei», afferma un alto responsabile della sicurezza del Fronte polisario. «I narcotrafficanti, con la complicità delle guardie militari marocchine, approfittano di passaggi che permettono loro di far uscire la droga con veicoli e di consegnarla ad altri gruppi che arrivano dalla Mauritania e la trasportano verso il Mali», spiega Abdelhay Emmay. il comandante della prima legione della seconda regione militare dei territori liberati del Sahara occidentale. Si tratta di centinaia di brecce aperte momentaneamente e poi richiuse lungo i 2.400 chilometri di muro. Create inizialmente per il traffico di sigarette, poi di droga, poi per l'immigrazione clandestina di africani verso l'Europa, sono utilizzate ora anche per far passare i terroristi”.

Su Le Matin si trova poi un altro approfondimento dal titolo “Sahel, quando la sharia benedisce i narcotrafficanti”. “La connessione tra i gruppi terroristi armati che occupano il nord del Mali e la rete del contrabbando e dei narcotrafficanti è così stretta che sarebbe ingenuo prendere per oro colato la recente dichiarazione del capo terrorista di Ansar Eddine, Iyad Ag Ghali, che ha detto di voler interrompere il contrabbando di droga e di sigarette sul terriotrio di Azawad, che occupa da sei mesi insieme ad Al Qaeda nel Magreb Islamico e al MUJAO. Secondo le informazioni pubblicate questo sabato da diversi siti africani, il capo di Ansar Eddine (mentre due delegazioni stanno seguendo, a Algeri e a Ouagadougou, negoziazioni per l’uscita dalla crisi nel nord del Mali) ha dichiarato a margine della chiusura delle esercitazioni militari organizzate a Kidal, che “il contrabbando è interdetto nell’Azawad”, sottolineando come “tutti i contrabbandieri dispongano di un termine di tre settimane per cessare la loro attività.” Intanto, a Algeri e a Ouagadougou, le sue delegazioni  persistono e firmano. Per Ansar Eddine non si pone la questione se combattere AQMI, “dei musulmani come noi”, ha affermato il capo della delegazione che ha reiterato la sua vicinanza ideologica e militare all’organizzazione di Abdelmalek Droukdel et Mokhtar Belmokhtar , che sono a capo di un importante  rete di narcotrafficanti, rete fondata sul mercato delle sigarette americane Marlboro. Iyad Ag Ghali stesso deve la sua ascesa “politica” alle potenti organizzazioni di narcotrafficanti . che gli hanno permesso di trovarsi in possesso di una immensa fortuna, con la complicità di Algeri e Bamako. La dichiarazione, intervenuta nel corso del dialogo che il suo gruppo porta avanti a Algeri  e a Ouagadougou serve a “moralizzare” in superficie la sharia e ad offrire alle autorità algerine e mauritane un aspetto presentabile, destinato ad una operazione di facciata che non regge davanti alla natura dell’ islamo-gangsterismo di Ansar Eddine. In realtà, dopo la sua occupazione di Timbuctu, dove si continua ad applicare la sharia, non si è fatto altro che attaccare una popolazione senza difese. Sono stati distrutti un certo numero di piccoli commercianti di alcol, proibito il consumo del tabacco in nome della sharia ma non si sono colpiti i grandi trafficanti di droga e di sigarette che sono controllati per conto degli “emiri” algerini di AQMI”.

Dai legami tra narcotrafficanti e terroristi passiamo ora a quelli tra narcotrafficanti e vertici politici; su mali Actualité si descrivono i rapporti fra il Presidente del Mali, deposto nel marzo 2012, Amadou Toumani Touré, e le organizzazioni criminali che gesticono il traffico di cocaina. “Generali dell’esercito del Mali, uomini politici, eletti locali, sono tutti coinvolti in un traffico di droga. Un rapporto ultraconfidenziale dei servizi segreti americani ha da poco rivelato che nove generali del Mali sono stati implicati nel traffico di cocaina nel Sahara. Il barone in capo di questa rete altri non sarebbe che l’ex presidente della repubblica Amadou Toumani Touré. Il coinvolgimento di sua moglie nell’affare “Air Cocaine”, è la prova perfetta dell’esistenza della criminalità organizzata ai vertici del potere. Ma c’è di peggio. Fra il gennaio 2006 e il maggio 2008 sono stati sequestrati 284 chili di cocaina in Europa, all’arrivo di voli provenienti dal Mali, il che situa il paese al quarto posto dell’ Africa dell’ovest. A livello di numero di trafficanti arrestati all’arrivo in Europa, l’aeroporto di Bamako fornisce il secondo contingente dell’Africa occidentale, soprpassato soltanto da quello di Conakry, un piazzamento molto sproporzionato in rapporto all’importanza del traffico aereo tra Mali e Europa. Il rapporto del GRIP (Gruppo di informazione e ricerca sulla pace e sulla sicurezza) non lascia dubbi: il Mali, fuori dalle rotte principali e senza interesse particolare per i passeggeri  è divenuto, così come la Mauritania e il Niger, paese di massiccio transito; i sequestri negli aereoporti europei non sono che la cima di un iceberg di cocaina che va a giro tranquillamente lungo il deserto sahariano. In pieno Sahara, a Tinzaouatine, vicino alla frontiera algerina, 750 chili di cocaina sono stati abbandonati dai contrabbandieri che sono fuggiti attraverso la frontiera algerina; e che dire di “Air Cocaine”, e dei suoi andirivieni quotidiani che non sono di centinaia di chili ma tonnellate. In almeno due casi, alcuni notabili di Gao e di Tarkint erano presenti agli atterraggi, e a Kayes era l’esercito che presidiava   una pista improvvisata per ricevere quattro tonnellate di cocaina. Nelle varie ramificazioni delle inchieste si trovano implicati cittadini marocchini, francesi, spagnoli, del mali e altro. Le autostrade sahariane della cocaina sono già un classico e sottolineano perfettamente i legami esistenti fra i narcotrafficanti latinoamericani, i belligeranti (Polisario, Tuareg, ecc.), gli islamisti di AQMI e i loro adepti, e infine le forze armate e gli attori politici ed economici della regione. Questi ultimi e le forze armate hanno sempre agito nella quasi totale impunità: Georges Berghezan di GRIP sottolinea, in una intervista al quotidiano Libre Belgique che ci sono stai, all’inizio del 2010, numerosissimi atterraggi di trasporti di droga a Kidal, Gao, Timbuctù. Durante l’incidente di Tarkint, secondo l’ambasciata degli Stati Uniti, i servizi segreti del Mali avevano circondato la zona e ai servizi antidroga non è stato permesso l’accesso. Di una dozzina di persone arrestate, la maggior parte sono state già liberate. Le molteplici joint venture fra criminalità organizzata, banditi carovanieri, islamisti trafficanti di esseri umani, uomini di affari, militari, politici, liberatori e altri rivoluzionari, mirano essenzialmente al controllo del traffico di droga. Dietro le rivoluzioni, i colpi di Stato, le liberazioni dei territori, e altre azioni armate, c’è il disegno in filigrana di diverbi, litigi, divisioni, contestazioni e controllo delle vie di un traffico che genera annualmente numerosi miliardi di dollari. La presenza militare USA e francese, decentrata e più che altro costiera, pare perfettamente inefficace, malgrado gli sforzi di un dirigente locale delle forze speciali, Christian Rouyer e di tutta la tecnologia americana. Tanto più che i “barbuti” e gli uomini di affari di questi due paesi giocano spesso su più tavoli e non disdegnano la manna che viene dal cielo latinoamericano”.

Per concludere, leggiamo alcune notizie sul coinvolgimento delle banche africane nel riciclaggio dei proventi di questo vasto traffico. Le banche che operano in Ghana sono stati invitate a intensificare i loro sforzi nella lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, per scongiurare che il paese sia messo di nuovo nella “black kist”. Parlando alla apertura della filiale Westland della Standard Chartered Bank in Accra, Nicholas Okoe Sai, Advisor della Banca del Ghana (BOG) ha detto che la Banca centrale e altre istituzioni competenti garantiscono che sono state adeguate le normative e sono state prese misure per scongiurare il reinserimento nella “black list”. Le azioni intraprese includono la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale e l’ emanazione dei regolamenti anti-terrorismo del 2012. "Non dobbiamo rinnegare le nostre responsabilità, ciò di cui la Banca del Ghana ha bisogno è che  tutte le banche e gli intermediari finanziari forniscano  un'efficace cooperazione e collaborazione", ha detto Sai. Lo scorso febbraio il Ghana era stato messo sulla lista dei paesi che non hanno norme internazionali per prevenire il riciclaggio di denaro. Tuttavia, il Gruppo di azione finanziaria aveva cancellato il Ghana dalla lista nera, citando con soddisfazione le misure adottate dal Centro di informazione finanziaria del paese, dopo il lancio di orientamenti in materia di antiriciclaggio per i vari bracci del settore finanziario delle banche, delle assicurazioni e del mercato dei capitali . Sai ha detto che la rimozione del Ghana dalla lista nera è stata molto incorraggiante e ha esortato le banche a mettere in atto misure per fermare le transazioni illegali. Parlando della ricapitalizzazione delle banche, ha detto che dal 2008 la maggior parte delle banche hanno aumentato il loro capitale al livello minimo richiesto di GH ¢ 60 milioni, tutte, tranne cinque. "Delle cinque banche rimanenti, quattro hanno presentato piani di capitalizzazione credibili".

02/01/13

Notizie dal fronte della war on drugs - Africa - 12 novembre 2012

Traccia della trasmissione andata in onda su Radio Radicale il 12/11/2012






Abbiamo visto come le rotte del narcotraffico portino dai campi di oppio del sud dell’ Afghanistan alle coste di Makran (sul Mar arabico poco ad est del golfo di Oman),  attraverso il Pakistan; i trafficanti trasportano eroina per un valore di circa 20 miliardi l’anno, secondo le stime ONU. Abbiamo visto le rotte che dall’America latina portano cocaina e altro, per via navale ed aerea, in Africa occidentale; un approfondimento, su come l’Africa centrale sia diventata un centro di smistamento, di trattative, un punto nodale del narcotraffico, lo si trova in un articolo pubblicato il 26 ottobre sul Seattle Times: “L'arresto di un nigeriano per presunto contrabbando di eroina mette in evidenza ciò che i funzionari definiscono come il problema crescente del traffico di droga in Africa centrale. La notizia giunge da Douala, una cittadina marittima e centro economico del Camerun: l’arrestato. 28 anni, è apparso in tribunale a Douala, per rispondere alle accuse di traffico internazionale di droga. Fermato  dalla polizia al Douala International Airport poco dopo l'arrivo su un volo Kenya Airways, è stato formalmente accusato di possesso di 7 kg (15 libbre) di eroina e rischia fino a 10 anni di reclusione. Parlando a The Associated Press dalla sua cella  ha negato le accuse, ha insistito che è un ricco uomo d'affari  nigeriano e che ha volato a Bujumbura, Burundi, via Nairobi, Kenya, il 18 ottobre per visitare un amico. "Non so che ha messo la droga nella mia borsa. Non so se è nella mia camera d'albergo in Bujumbura che mi hanno fatto questo. Nella mia vita, non ho mai usato droga. Non so niente di droga. Sono tornato in Camerun per vedere uno dei miei amici, tutto qui, e ora mi trovo in tutto questo casino. E 'una trappola ", ha sostenuto. Nonostante le sue smentite, è solo uno di un numero crescente di sospetti trafficanti di droga, secondo il pubblico ministero e i servizi doganali e di polizia. L'arresto è l'ultimo di una serie in costante aumento negli ultimi mesi che mostrano come il Camerun e l'Africa centrale stiano rapidamente diventando una zona di transito e di mercato per i cartelli della droga del Sud America, secondo il comandante della polizia di frontiera, Biloa. C'è stato un drammatico aumento dei sequestri di cocaina ed eroina, pari a centinaia di chili, secondo i dati della polizia di frontiera e i servizi doganali nei porti aerei e marittimi nella regione. Si tratta di un aumento significativo dai pochi grammi un paio di anni fa. La vicina regione del West Africa è già un affermato punto di transito verso l'Europa per i trafficanti sudamericani, secondo un rapporto pubblicato nel luglio da funzionari dell'Interpol. Secondo loro si conferma che l'Africa Centrale non solo sta rapidamente diventando un passaggio per la droga dal Sud America, ma anche un mercato per il consumo. "Qualche decennio fa, i sequestri erano pari a zero - dice Lawrence Tang Enow, sovrintendente Senior della polizia e Amministratore della Formazione Interpol regionale in Camerun - Dopo qualche tempo, abbiamo iniziato a trovare qualche grammo. Ora abbiamo una situazione in cui l'anno scorso abbiamo sequestrato 140 chilogrammi (308 libbre), solo all'aeroporto internazionale Douala Airport." I rapporti, basati sui dati delle polizie doganali, mostrano una crescita di sequestri di cocaina ed eroina e un crescente numero di arresti di spacciatori. I cartelli sudamericani e i loro complici locali, hanno trasformato l'Africa centrale in un trampolino di lancio per tutta la cocaina per l'Europa, sfruttando le debolezze locali, come i i controlli carenti nei porti, gli scarsi dispositivi di controllo dei viaggiatori  e la corruzione endemica dei servizi doganali. Nel mese di febbraio, l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, UNODC, ha stimato che il contrabbando di cocaina in Africa occidentale e centrale genera attualmente circa 900.000 milioni dollari l'anno”.

Come dicevamo anche altre volte, e come abbiamo visto in molte parti del mando, dalla mezzaluna d’oro asiatica ai territori andini, emerge anche qui l’identificazione di quelli che gli Stati Uniti chiamano king pin, cioè i cosiddetti signori della droga, con gruppi terroristici e rivoltosi, fra narcotrafficanti e contrabbandieri di armi. Prosegue infatti l’articolo: “Particolarmente preoccupante è il coinvolgimento sospetto di Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) e del gruppo islamico terrorista della Nigeria, Boko Haram, che potrebbero essere coinvolti nel traffico per finanziare le loro attività, secondo un rapporto pubblicato lo scorso anno dalla US Drug Enforcement Administration.

A proposito della setta islamista Boko Haram, le agenzie riportano come due settimane fa sia stato arrestato un membro del gruppo e come un senatore in carica, Ahmed Khalifa Zanna, e un ex governatore della regione di Borno si gettino addosso la colpa l’un con l’altro di averlo ospitato. Afferma il senatore, che è zio del presunto terrorista islamico arrestato: “Non sapevo che fosse affiliato ai Boko Haram, so solo che era un tossicodipendente”.

"Quando arriva il narcotraffico, influenza la politica dei paesi, delle attività criminali e la corruzione. Si tratta di un problema molto serio - ha detto Conrad Atefor Ntsefor, funzionario Interppol presso l'Ufficio regionale per l'Africa nella capitale del Camerun, Yaoundà”. Secondo lui, i cartelli ricchi e potenti, i cui conti bancari a volte fanno impallidire i bilanci pubblici di alcuni paesi africani, possono facilmente corrompere i funzionari di governo. E appunto oltre al nesso tra narcotraffico e terrorismo, insiste nelle notizie il continuo legame, a volte sospetto, ma più spesso acclarato, tra narcotraffico e alti livelli della politica.

L’ Ufficio dell’ Interpol per L'Africa centrale ha lavorato con la polizia di paesi diversi e con i servizi doganali per unire e coordinare le strategie di intervento, rafforzare le banche dati sui movimenti e le attività dei sospetti e incoraggiare la condivisione tempestiva di informazioni per facilitare la cattura dei narcotrafficanti. Gli sforzi regionali di repressione periodici vengono organizzati congiuntamente in Africa occidentale e centrale e in America latina dall’ organo mondiale delle dogane, dall’ UNODC e dall’Interpol. Tra novembre e dicembre 2011, una sola operazione, messa in scena in 25 aeroporti in West-Africa centrale e in Brasile, ha portato all'arresto di circa 50 indagati, il sequestro di oltre 500 chilogrammi di cocaina, eroina, anfetamine, pistole, medicinali contraffatti, avorio e oltre 3,2 milioni di dollari in contanti.

Su All Africa del  9 novembre, è uscito un articolo che riguarda il crescente consumo di droghe, in Tanzania. Nel paese è aumentato il numero di persone che utilizzano siringhe, Dar es Salaam da sola ha raggiunto un record di 15.000; il segretario di Stato presso l'Ufficio del Primo Ministro, William Lukuvi, ha parlato in conferenza stampa delle tendenze attuali; Lukuvi ha detto che una ricerca condotta nel 2011 ha dimostrato come l'abuso di droga sia aumentato, insieme al rischio di contrarre l'HIV / AIDS. Ha detto che dalla ricerca è emerso che 51,7 per cento dei tossicodipendenti che fanno uso di siringhe sono risultati sieropositivi, costringendo il governo a intensificare gli sforzi nella lotta contro il vizio. Nonostante gli sforzi del governo per porre fine alla piaga, il signor Lukuvi ha osservato che il paese non ha leggi che scoraggino gli spacciatori di droga, notando che il suo ministero prevede di presentare un progetto di legge in Parlamento nel tentativo di rafforzare la guerra contro la droga. "Le leggi esistenti sono troppo deboli per affrontare il problema, visto che il business è redditizio, abbiamo bisogno di leggi che impongano pene severe e di farla finita di multare persone che vendono la droga ", ha detto Lukuvi. Ha aggiunto che un chilo di cocaina ed eroina sul mercato della Tanzania costano la metà che in Sud Africa e un terzo che negli Stati Uniti. Il ministro ha anche detto che la quantità di cocaina sequestrata è aumentato da 63 kg nel 2010 a 126 nel 2011, con un incremento del 100 per cento, il che dimostra che le agenzie antidroga sono diventati più vigili. I sequestri dello scorso anno dimostrano che il traffico di droga è aumentato anche nel paese, aggiungendo che la quantità di cocaina ed eroina sequestrata nel 2011 è aumentata di dieci volte rispetto agli ultimi 10 anni. "Per esempio, nel  2001, ci fu un totale di 412 sospetti, arrestati con 8 chili di cocaina, rispetto ai 20 sospetti arrestati nel 2011 con 264 chilogrammi di cocaina. " L’unità che dirigo per la lotta contro la droga è come se fosse senza denti, stiamo pensando di avere un organo più potente che ci possa consentire di intensificare la lotta", ha detto Lukuvi, aggiungendo che è difficile vincere la lotta contro l'abuso di droga e il traffico di droga con l'aiuto dell’opinione pubblica.

Un approccio del tutto proibizionista ed autoritario quindi; anche se i numeri del suo paese dovrebbero farlo riflettere, perchè il 51,7 di tossicodipendenti affetti da HIV è una percentuale disastrosa, tipica dei paesi che hanno adottato un approccio poliziesco e giudiziario nei confronti della tossicodipendenza, per una serie di motivi che sono ben espressi nel secondo rapporto della Global Commission. Intitolato appunto, “Come le politiche sulle droghe incrementano la pandemia di HIV e AIDS”; evidenza che salta agli occhi proprio nel continente africano.

Una segnalazione, infine: digitando War on drugs e Africa alla ricerca delle agenzie ho trovato numerose recensioni del libro uscito, anche in Italia, a ottobre, Africa and the war on drugs, di Neil Carriers, antropologo e accademico di studi africani, e Gernot Klantsgnig, dell’ Università di Nottingham per gli studi politici. Il libro affronta il tema di come i terroristi islamici, con interessi nel traffico di cocaina, abbiano preso il sopravvento nord del Mali. Alimentati da narco-dollari, stanno minacciando di produrre ulteriore caos ulteriormente. I due autori, entrambi docenti universitari con una vasta esperienza nella ricerca sul traffico di droga in Africa orientale e occidentale, rispettivamente, discutono una vasta gamma di questioni pertinenti provenienti da diverse parti dell'Africa sub-sahariana in 138 pagine di testo. Un approccio polemico, nei loro intenti. Il suo obiettivo dichiarato è la guerra alla droga, che ha avuto inizio quando il presidente Richard Nixon ha dichiarato "guerra totale" in America "al nemico pubblico numero uno", nel 1972. La guerra alla droga condotta dai successivi governi degli Stati Uniti, per 40 anni, non è riuscita a eliminare il consumo di droga negli Stati Uniti. Distruggere la produzione di droga in una zona spinge semplicemente il prezzo delle droghe sui mercati del consumo, creando così maggiori profitti per i rivenditori. L'interruzione di un percorso di alimentazione induce gli operatori a trovarne una nuova. Producendo l’effetto, forse il più dannoso, di spingere le élites al potere in alcuni Stati a sviluppare stretti legami con criminali; attraverso la guerra alla droga i trafficanti di droga fanno causa comune con i politici.