09/01/14

BYE BYE GIOVANARDI


Esiste una richiesta globale di riforma delle politiche sugli stupefacenti; risulta evidente dalla massa di articoli che escono quotidianamente in tutte le lingue, meno si nota in paesi, come l’ Italia, dove il dibattito pubblico è tenuto sopito e indirizzato da una asfittica mancanza di democrazia e di libertà dell’informazione.

Quanto desiderio, quanto bisogno ci sia di questo dibattito, lo ha dimostrato il crescente brusio della stampa e della rete prima, e della televisione poi; sono bastati due o tre articoli che rendevano conto, anche con un certo ritardo, della legalizzazione in Uruguay e della messa in opera effettiva del risultato dei referendum dello scorso anno in Colorado e Washington, complice un tweet emesso e poi smentito da Maroni. Subito dopo, Manconi ha annunciato una proposta di legge, che va ad aggiungersi a quella di Farina, SEL, già all’esame della Commissione,  a quella di Gozi e Giachetti, rilanciata oggi, per dire solo delle più recenti, visto che nei meandri del Parlamento ne esistono almeno un’altra dozzina, di diverse forze politiche, con i radicali nelle prime linee. Oggi anche Vendola ha fatto dichiarazione pubblica di favore.

A dir il vero sia i radicali che i gruppi antipro di base, un’infinita varietà di sigle, si erano già mossi; i primi, con il tentativo di referendum per la depenalizzazione dei reati di lieve entità, fallito lo scorso anno; gli altri con diverse iniziative che hanno trovato un punto di unione nell’incontro di dicembre e nella chiamata ad una grande manifestazione nazionale contro la Fini Giovanardi, l’8 febbraio. L’11 sarà infatti il giorno del pronunciamento della Corte Costituzionale sul decreto legge che dal 2006, senza alcun dibattito parlamentare, ha avvalorato il permanere della canapa nelle tabelle delle sostanze perseguibili penalmente, mentre l’ultimo atto in proposito, del precedente Governo,  la aveva introdotta fra le terapeutiche. La gestione Giovanardi & Serpelloni si è distinta inoltre per la demolizione di ogni progetto di riduzione del danno, favorendo la diffusione di malattie sierotrasmesse, oltre che per il dispendio di soldi pubblici in opere di disinformazione, scolastiche, rivolte alle famiglie, telematiche, e per la grande attenzione ai finanziamenti alle comunità terapeutiche e alle ricerche pseudoscientifiche sugli effetti della cocaina nei topi adolescenti (sic).

Riuscirà il mondo antiproibizionista italiano, quello attivista e militante, che pure esiste, ed è assai numeroso, ad andare oltre le divisioni e costituire un fronte di pressione?

Riusciranno le forze politiche ad accordarsi in numero sufficiente da poter tentare un confronto parlamentare? Ne avranno il coraggio, e ne avranno il tempo?


Dipende da tutti noi, nessun dorma J