19/01/15

Iniziativa legislativa popolare dei cittadini europei


Iniziativa dei cittadini europei
Questa breve relazione ha lo scopo di informare sulle iniziative popolari europee e sulla eventuale possibilità di promuoverne una in tema di politiche sulle droghe.

Il trattato di Lisbona, entrato ufficialmente in vigore il 1º dicembre 2009, introduce una nuova forma di partecipazione popolare alle decisioni politiche dell'Unione europea, l'iniziativa dei cittadini. Come richiesto dal trattato, su proposta della Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato un regolamento che definisce le norme e le procedure che disciplinano questo nuovo strumento.
Il regolamento consente a 1 milione di cittadini di almeno un quarto degli Stati membri dell'UE di invitare la Commissione europea a proporre atti giuridici in settori di sua competenza. Gli organizzatori di un'iniziativa, dopo aver costituito un comitato composto di almeno 7 cittadini dell'UE residenti in almeno 7 diversi Stati membri, hanno 1 anno per raccogliere le dichiarazioni di sostegno necessarie. Il numero delle dichiarazioni di sostegno deve essere certificato dalle autorità competenti degli Stati membri. La Commissione ha quindi a disposizione 3 mesi per esaminare l'iniziativa e decidere cosa fare.
L'iniziativa dei cittadini costituisce un invito rivolto alla Commissione europea perché proponga un atto legislativo su questioni per le quali l'UE ha la competenza di legiferare. Un'iniziativa deve essere sostenuta da almeno un milione di cittadini europei, di almeno 7 dei 28 Stati membri dell'UE. Per ciascuno dei 7 paesi è inoltre richiesto un numero minimo di firme.
Le norme e le procedure che disciplinano questo nuovo strumento figurano in un regolamento dell'UE adottato dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell'Unione europea nel febbraio 2011.
Un'iniziativa dei cittadini può essere promossa in qualsiasi settore nel quale la Commissione può proporre un atto legislativo, come ambiente, agricoltura, trasporti o salute pubblica.
I membri del comitato devono aver raggiunto l’età alla quale i cittadini acquisiscono il diritto di voto per le elezioni al Parlamento europeo (18 anni in ogni paese, salvo l'Austria, dove ne bastano 16).
Le iniziative dei cittadini non possono essere gestite da organizzazioni, le quali possono, tuttavia, promuoverle o sostenerle, purché lo facciano in piena trasparenza.
Per sostenere un'iniziativa, i cittadini devono compilare un apposito modulo di dichiarazione di sostegno messo a disposizione dagli organizzatori, su carta oppure online.
Per il sistema di raccolta online, gli organizzatori possono scegliere di usare il software fornito dalla Commissione, che risponde già alle specifiche tecniche previste, disponibile gratuitamente e che offre tutte le funzionalità necessarie per raccogliere online le dichiarazioni di sostegno e archiviare in modo sicuro i dati.
La Commissione si è offerta di ospitare i sistemi di raccolta online sui propri server, per evitare che gli organizzatori delle prime iniziative dei cittadini europei si trovino di fronte a ostacoli insormontabili.
Una volta raggiunto il numero di firme richiesto, i rappresentanti della Commissione incontrano gli organizzatori per consentire loro di esporre in dettaglio le tematiche sollevate dall'iniziativa; gli organizzatori hanno la possibilità di presentare la loro iniziativa in un'audizione pubblica presso il Parlamento europeo; la Commissione adotta una risposta formale in cui illustra le eventuali azioni che intende proporre a seguito dell'iniziativa dei cittadini e le sue motivazioni per agire o no in tale senso.
La risposta, che prende la forma di una comunicazione, è adottata dal Collegio dei commissari e pubblicata in tutte le lingue dell'UE.
La Commissione non ha l'obbligo di proporre un atto legislativo a seguito di un'iniziativa. Se la Commissione decide di presentare una proposta, ha inizio la normale procedura legislativa: la proposta è sottoposta al legislatore (in genere il Parlamento europeo e il Consiglio, oppure in alcuni casi soltanto il Consiglio) e, se adottata, avrà forza di legge.
Gli organizzatori possono fornire a titolo facoltativo:
l'indirizzo del sito web eventualmente creato per l'iniziativa proposta.
un allegato (max. 5 MB) con informazioni più ampie sull'oggetto, gli obiettivi e il contesto dell'iniziativa proposta
la bozza di un atto giuridico (max. 5 MB).
La Commissione registra l'iniziativa proposta entro 2 mesi dalla domanda a condizione che:
il comitato dei cittadini sia stato costituito e i referenti siano stati designati
la proposta d’iniziativa non esuli manifestamente dalla competenza della Commissione di presentare una proposta di atto giuridico dell’Unione ai fini dell’applicazione dei trattati
la proposta d’iniziativa non sia presentata in modo manifestamente ingiurioso e non abbia un contenuto futile o vessatorio
la proposta d’iniziativa non sia manifestamente contraria ai valori dell'UE, sanciti dall'articolo 2 del trattato sull'Unione europea.

Uno dei problemi che si pongono è quindi stabilire se sia o no competenza della UE legiferare sul tema “politiche sulle droghe”. Come già vi dissi in un mio precedente intervento, le strategie politiche sul tema “stupefacenti” non sono competenza UE, ma dei singoli Stati; ciononostante, secondo me, era possibile presentare ugualmente una proposta facendola rientrare tra le competenze in tema di sicurezza e di salute. Infatti, è stata presentata, ed accolta, una proposta:
Weed like to talk
Stato attuale: Raccolta chiusa il 20/11/2014
Data di registrazione: 20/11/2013
Oggetto:
Una soluzione europea a un problema europeo: legalizzare la cannabis. L’Iniziativa Cittadini Europei “Weed like to talk” ha per obiettivo l’adozione da parte dell’UE di una politica comune sul controllo e sulla regolamentazione della produzione, dell’uso e della vendita della cannabis.
Obiettivi principali:
Al momento esiste una mappa legale eterogenea per quanto riguarda le politiche sulla cannabis nell’UE. Vale la pena porsi la domanda sulla coerenza e sulla discriminazione. Una politica comune sul controllo e sulla regolamentazione della produzione, dell’uso e della vendita della cannabis potrebbe: (a) assicurare uguaglianza davanti alla legge e non discriminazione di tutti i cittadini europei; (b) proteggere i consumatori e controllare la sicurezza sanitaria; (c) porre fine al traffico della cannabis. Facciamo un passo in avanti verso la legalizzazione della cannabis e l’armonizzazione delle legislazioni nazionali in tutta l’UE.
Gli articoli richiamati nella proposta sono stati:
 Art. 168 TFUE (salute pubblica);
Art. 169 TFUE (protezione dei consumatori);
Art. 67 TFUE (cooperazione di polizia)
Carta dei Diritti Fondamentali: Art. 20; Art.38
La stessa Commissione, sul suo sito, così definisce la base giuridica della politica europea di lotta contro la droga: “La base giuridica della politica europea di lotta contro la droga in virtù del Trattato di Lisbona è duplice: la cooperazione giudiziaria nelle materie della criminalità, e la salute”.
A questa base giuridica la proposta “Weed like to talk” ha aggiunto i diritti dei consumatori, come definiti dall’articolo 169 (articolo 169 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea – TFUE) “mira a promuovere la salute, la sicurezza e gli interessi economici dei consumatori, e il loro diritto all'informazione, all’educazione e all’organizzazione per la salvaguardia dei propri interessi” e la Carta dei Diritti Fondamentali laddove allarticolo 38 garantisce un livello elevato di protezione dei consumatori, e allarticolo 20 dichiara l’uguaglianza di tutti davanti alla legge.

01/01/15

Ci vuole un 2015 più antiproibizionista che mai

L'anno che si chiude si aprì sulle belle speranze della legalizzazione in Uruguay, della caduta della Fini Giovanardi, della felice progressione dei risultati referendari negli Stati Uniti, confermata anche questo novembre in Alaska, Oregon e Washington D.C.

Ma la spinta, se non antiproibizionista, almeno legalizzatrice e di revisione delle leggi sulle droghe, per quanto ascendente, non riesce ad arginare la corsa di uno dei business ciminali maggiori del mondo.

Non bastando dunque i bassifondi delle grandi città formicolanti di un popolo malridotto composto da tossicodipendenti, piccoli criminali, psicopatici, stretti insieme dalla miseria e dallo stigma della illegalità;
non bastando le prigioni sovraffollate da prigionieri rei di “reati non violenti legati ad uso di droghe”, come dicono negli States, o di reati senza vittima, come hanno sempre detto i liberali; in particolare, in Italia, non bastando l'evidenza di come la maggior parte dei suicidi in carcere fossero detenuti per reati connessi agli stupefacenti;
non bastando le disgrazie del proibizionismo e del suo incontrollato corollario di apprendisti stregoni di nuove droghe, sintetiche, derivate, surrogate e affatturate;
non bastando tutto ciò, unito alle corpose documentazioni che da qualche anno ormai indicano la necessità di rivedere le politiche sulle droghe a livello mondiale, nazionale e locale,

nel 2014 abbiamo visto
riconosciuti ufficialmente, nei rapporti della DEA e dai media di mezzo mondo, gli stretti legami del terrorismo col narcotraffico, tanto da coniarsi il termine di narcoterrorismo o narcojihadismo;
il fallimento definitivo della militarizzazione sconsiderata legata alla war on drugs, delle “scuole speciali”; attraverso i fatti di Ferguson, e tutto quello che ha preceduto e seguito Ferguson, come la guerra alla droga sia diventata una persecuzione violenta a carico delle minoranze sociali e razziali;
la crisi delle migliaia di minori latinoamericani rifugiati alla frontiera con gli Stati Uniti, in fuga dalla violenza crescente delle maggiori città centro e sudamericane, connessa alla guerra tra narcos ed eserciti, guerra con numerosissimi episodi di complicità e di corruzione;
scoppiare e crescere la crisi messicana, dalle rivolte delle milizie popolari in gennaio, fino agli ennesimi desaparicidos di settembre, 43 studenti consegnati dal sindaco di Iguala e dalla polizia ai narcos.  


Quindi, per il 2015, buon anno di lotta che continua J