30/07/11

DEPENALIZZARE e INFORMARE - Ora è il tempo di agire.



L' ascolto del recente Convegno, dal titolo "Giustizia! In nome della legge e del popolo sovrano", promosso dal Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, sotto l'Alto patronato del Presidente della Repubblica, con il patrocinio del Senato della Repubblica, ha riacceso le speranze di tante persone e famiglie che vivono, in prima persona o di riflesso, il disagio e la vergogna degli istituti penitenziari italiani.
Sono risuonate di frequente le parole "depenalizzare", "depenitenziarizzazione", accolte come una luce in fondo al tunnel da tutta quella parte di carcerati che sono carcerati per uso personale di droga, piccolo spaccio, tossicodipendenza, coltivazione. Quattro categorie di reati che non prevedono vittime.
L' uso personale è un reato amministrativo, che non dovrebbe comportare detenzione, nella realtà succede che sia la lunghezza delle analisi per stabilire il principio attivo contenuto, in base al quale si determina la differenza fra consumo e spaccio, sia la ottusità da parte del legislatore e delle direttive che arrivano dal DPA, portano in carcere persone, spesso molto giovani, che magari hanno fatto un acquisto un po' più consistente per non dover scendere tutte le sere in piazza, o perchè sono incaricati da un "gruppo di acquisto" di amici, cosa evidentemente ben diversa dallo spaccio.
Il piccolo spacciatore di frequente è un extracomunitario, clandestino e in condizioni economiche disagiate se non disperate, assoldato dalle mafie del narcotraffico per compiere il lavoro sporco e più a rischio; altra frequente eventualità, è un tossicodipendente che vende per guadagnarsi la dose, sfruttato dalle stesse mafie del narcotraffico. Comminare le stesse pene a chi spaccia per sopravvivere e a criminali in malafede, che si arricchiscono sulla pelle degli altri, non è giustizia.
Il tossicodipendente è a tutti gli effetti un malato, e come tale va curato, non certo in galera, ma in strutture apposite, che agiscano con metodi efficaci e che rispondano ai criteri del rispetto dei diritti umani, sottoposte al controllo delle autorità, come lo sono le carceri.
La coltivazione per uso domestico attiene ai costumi privati e il fatto che, a differenza dell'uso personale, abbia rilievo penale, è un assurdo giuridico oltre che per il buonsenso. Sbattere in prigione, come accade, persone che coltivano sul proprio balcone o nel proprio orto alcune piante di canapa non è certamente giustizia.
Gli esperimenti finora condotti in alcuni paesi, di regolamentazione e legalizzazione dei mercati delle droghe illegali, hanno invariabilmente dato come risultato una diminuzione certa del consumo problematico e delle tossicodipendenze, che è l'obiettivo al quale tutti coloro che hanno caro il benessere sanitario e sociale aspirano; queste le conclusioni alle quali il rapporto della Global Commission, un organismo che ha tra i suoi membri Kofi Annan, Fernando Henrique Cardoso, Javier Solana, Mario Vargas Llosa e altri, presentato a giugno, è arrivato, basandosi sullo studio di una ricca bibliografia scientifica e sui dati dell' ONU.
Di fronte al richiamo che da tante autorevoli voci è venuto, dalla Global Commission fino alle più recenti, espresse in Italia nel corso del Convegno, in favore di una decriminalizzazione progressiva dei reati "di droga", è necessario dare loro forza, con iniziative di lotta nonviolenta.
Da parte mia, e nel mio piccolo, inizierò oggi, 31 luglio 2011, una iniziativa nonviolenta di sciopero della fame con l'obiettivo di portare fuori dal carcere consumatori, piccoli spacciatori, tossicodipendenti e coltivatori, rivolta ai due firmatari della cosiddetta legge Fini-Giovanardi, il Presidente della Camera Gianfranco Fini, quindi, e il sottosegretario con delega alle politiche sulle droghe, Carlo Giovanardi.
Claudia Sterzi, Comitato Nazionale di Radicali Italiani

29/07/11

Olanda, Egitto, Messico - singolari circostanze.

Da 10 mesi l'Olanda è governata dai tre partiti olandesi di centrodestra; dopo che le elezioni dell' 8 giugno 2010 lo avevano premiato per un soffio, il leader conservatore liberale Mark Rutte, del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia VVD (31 seggi) e la Democrazia cristiana (CDA) di Jan Peter Balkenende (30 seggi) hanno raggiunto un'intesa con il sostegno esterno del PVV, Partito delle Libertà, partito xenofobo e anti-islamico di Geert Wilders (23 seggi), per la formazione di un governo di minoranza, il primo in Olanda dal 1939.
Il governo di destra aveva fatto una promessa, in campagna elettorale: se vinciamo, chiudiamo i coffeeshops, e su questa promessa ha insistito, durante le elezioni del Senato del maggio 2010, ricavandone una tenuta che non era data per scontata; quindi, subito dopo i risultati elettorali, ha accelerato il percorso verso l'approvazione di una legge che introduca una wietpass, cioè una cannacard, riservata ai residenti. La campagna, prima elettorale, e poi governativa, fa appello alle cittadinanze di provincia, in particolare del sud, ai confini con tutta quella Europa, in gran parte proibizionista, che riversa ogni weekend orde di giovani consumatori di cannabis spinti all'abuso dalle politiche di Giovanardi o dei suoi colleghi francesi o tedeschi. L'ordine pubblico ne risente, e la domanda attira un offerta parallela di mercato illegale di droghe pesanti; come gli svizzeri, gli olandesi dei piccoli paesi di confine sono stanchi di essere invasi, anche se i guadagni che hanno tratto da questa loro tradizionale usanza di fare affari con le droghe e con il proibito sono stati ingenti.
Il 24 giugno Geert Wilders, uno dei fautori di questa svolta proibizionista, è stato assolto nel processo che lo vedeva imputato, con l’accusa di istigazione all’odio razziale, presso il tribunale di Amsterdam. Wilders era stato messo sotto accusa per aver definito l’islam una religione “fascista”, e per aver paragonato il Corano al “Mein Kampf” di Adolf Hitler. "Il multiculturalismo ha fallito", è fra i suoi slogan preferiti, e "un Musulmano moderato non può essere un vero Musulmano".
Sotto il governo attuale si inaspriscono i requisiti per l' immigrazione, i sussidi speciali concessi agli immigrati musulmani saranno interrotti perché, come ha ricordato il ministro Donner, “non è il compito del governo di integrare gli immigrati”. A questo proposito, anche l'Olanda entra a far parte di quel gruppo di paesi che introduce il divieto del burqa per le donne islamiche a partire dal 1 Gennaio 2013. Inoltre le autorità saranno messe in condizione di ritirare con più facilità il permesso di soggiorno a quegli immigrati che avranno dimostrato di aver fallito nel processo di integrazione nella società olandese. Quindi, un ritorno al proibizionismo unito a xenofobia e razzismo integralista.
Anche in tutta altra parte del mondo, a seguito del rapporto della Commissione Globale, si discute delle politiche sulle droghe.
Nel 2010 sono stati stimati in sette milioni i consumatori di hashish in Egitto, paese dove è illegale coltivare, vendere, detenere e consumare; un numero rilevante. Intervistato, Bahaa Zoheir, ufficiale presso l'Amministrazione generale Antinarcotici, sostiene che l'hashish non deve essere, e non sarà mai, legalizzato. Le motivazioni che questo funzionario adduce sono legate ad una visione nazionalista e religiosa:
"Viviamo in una società islamica - sostiene Zoheir - con tradizioni e credenze che devono essere preservate; il ruolo dello Stato è proteggere l'individuo da se stesso". Zoheir definisce il consumo e il mercato delle droghe "altamente antipatriottico, perchè nessuna di queste droghe, ad eccezione del Bango, un tipo di canapa coltivata localmente, è coltivata in Egitto. Se questa roba fosse coltivata in Egitto, allora forse ci potrebbe essere qualche beneficio economico, ma il clima qui non permette la crescita di canapa o oppio di buona qualità". Un professore universitario egiziano, che si presenta sotto pseudonimo, argomenta: "Legalizzare l' hashish o il bango darebbe ai gruppi islamici un motivo per criticare il nuovo governo, dando ai detrattori una ragione per sostenere che il nuovo governo sta cercando di renderli drogati e passivi". Ragioni, quindi, di genere nazionalista, protezionista e di adesione politica a forme di integralismo religioso.
Per finire con le circostanze singolari, che non dimostrano niente, ma messe insieme diventano circostanze plurali, nella settimana passata la parola "templari" è risuonata in due notizie di attualità; da una parte le 1500 pagine della teoria che ha portato Anders Breivik Behring a compiere la sua strage, dove, oltre a teorizzare una nuova crociata, si cita una riunione europea di "Cavalieri Templari", avvenuta in Inghilterra nel 2002, e viene fatto anche il nome di Geert Wilders; dall'altra la notizia che una nuova banda di narcos ha fatto la sua comparsa in Messico. Il gruppo si è battezzato "Templari del Michoacan", uno degli stati più colpiti dal narcotraffico. La polizia ha recuperato "Il codice dei Cavalieri Templari di Michoacan", un codice d’onore dove, fra gli altri, sono compresi i seguenti principi: " ... I Cavalieri templari lanceranno una battaglia ideologica per difendere i valori della società basati sull’etica ... Un templare deve sempre cercare la verità, perché Dio è la verità ... L’ordine promuove il patriottismo ed è l’espressione dell’orgoglio della nostra terra". "Il cartello è nato in marzo ed è coinvolto nel racket delle anfetamine. Che difendono a colpi di mitra".

25/07/11

Commissione Gobale - Ultime raccomandazioni 7/11

7 - Promuovere pene alternative per i piccoli spacciatori e per coloro che vengono arrestati per spaccio per la prima volta.


Mentre il concetto di decriminalizzazione è stato discusso fondamentalmente nei termini della sua applicazione a coloro che usano droghe o a coloro che stanno lottando contro la tossicodipendenza, noi proponiamo che si prenda in considerazione lo stesso approccio per quelli che sono in fondo alla catena della vendita di droga. La maggior parte delle persone arrestate per vendita di droga su piccola scala non sono gangsters o mafiosi criminali - sono giovani sfruttati per fare il lavoro a rischio della vendita in strada, tossicodipendenti che cercano di guadagnare del denaro per la propria dose, o corrieri costretti o intimiditi per trasportare la droga attraverso le frontiere. In generale, queste persone vengono processate con le stesse disposizioni di legge dei delinquenti violenti e organizzati che controllano il mercato, dando il risultato di una applicazione indiscriminata di pene severe.

In tutto il mondo, la grande maggioranza degli arresti sono quelli di questi "pesci piccoli" non violenti e di basso rango nel mercato delle droghe - sono più visibili e più facili da prendere, e non hanno i mezzi per pagare per essere tolti dagli impicci. Il risultato è che i governi riempiono le prigioni di delinquenti minori che accumulano lunghe condanne, ad un alto costo, e con nessun effetto sull' ampiezza o sulle rendite del mercato.

In alcuni paesi, queste infrazioni sono anche soggette alla pena di morte, in palese contraddizione con gli trattati internazionali dei diritti umani. Per dimostrare il loro impegno nella lotta alla droga, molti paesi implementano leggi e pene che sono sproporzionati con la gravità del delitto, e che fino a qui non hanno avuto l'efffetto di dissuasione significativo. La sfida ora per i governi è di prendere in considerazione opzioni alternative al carcere per i "pesci piccoli", o riformare le loro leggi per stabilire una distinzione più chiara e proporzionata tra i differenti tipi di attori nel mercato delle droghe.


8 - Investire più risorse sulla prevenzione basata sulle evidenze, con un focus speciale sulla gioventù.

Evidentemente, l'investimento più valido dovrebbe essere diretto, in primo luogo, alle attività che possano evitare l'ingresso dei giovani nel consumo di droga, e che impediscano ai consumatori saltuari di divenire consumatori problematici o dipendenti. La prevenzione dell'inizio e della escalation è ovviamente preferibile che non affrontare i problemi quando ci sono. Sfortunatamente, la maggior parte dei primi tentativi di ridurre i tassi globali dell'uso di droga con campagne massiccie di prevenzione sono stati mal programmati e male implementati. Per quanto la presentazione di una buona ( e credibile ) informazione sui rischi nell'uso di droghe sia valida, le esperienze di prevenzione generica ( come le campagne massive, o i programmi scolari di prevenzione sulle droghe ) sono state contradditorie nei risultati. I messaggi semplicistici come "basta dire di no" non sembrano aver avuto un effetto significativo.

Ciononostante, ci sono stati alcuni programmi di prevenzione accuratamente pianificati e focalizzati, che si sono incentrati sulle abilità sociali e sull' influenza tra coetanei, che hanno avuto un impatto positivo sull'età del primo consumo o sui danni associati all'uso di droghe. L' energia, la creatività e la capacità della società civile e dei gruppi comunitari sono di particolare importanza nella programmazione e messa in atto di tali programmi - è meno probabile che i giovani abbiano fiducia nei messaggi di prevenzione che provengono dagli enti statali.

I modelli di prevenzione che più hanno funzionato si sono occupati della focalizzazione di gruppi particolari a rischio - membri di bande giovanili, bambini negli istituti o con problemi a scuola o con la polizia - con programmi misti di educazione e appoggio sociale che evitano che una parte di loro diventino consumatori di droghe abituali o dipendenti. Se implementati in scala sufficiente, questi programmi hanno il potenziale di ridurre il numero globale di giovani che diventano tossicodipendenti o che si implicano nella vendita su piccola scala.


9 - Offrire una gamma di opzioni ampia e di facile accesso per il trattamento e per l'assistenza della tossicodipendenza, incluse terapie di sostituzione e di prescrizione di eroina, con attenzione speciale a quelli che più sono a rischio, inclusi coloro che sono detenuti nelle carceri o in altre strutture di detenzione.

In tutte le società e culture, una parte di individui svilupperà modelli di uso problematico o di dipendenza, indipendentemente dalle sostanze preferite nella società o dal suo status giuridico. la dipendenza dalle droghe può costituire una tragica perdita di potenziale per l'individuo coinvolto, ma è anche fortemente pregiudiziale per la sua famiglia, la sua comunità, i suoi parenti, per tutta la società.

Prevenire e curare la tossicodipendenza è pertanto una responsabilità chiave dei governi - e un investimento valido, visto che un trattamento efficace può sortire effetti significativi in termini di riduzione dei crimini e miglioramenti nella campo sanitario e sociale.

Molti modelli di trattamento che hanno sortito buoni effetti - che usano combinazioni di terapie di sostituzione e metodi psicosociali - sono stati attuati e sperimentati in una vasta gamma di contesti socioeconomici e culturali. Ciononostante, nella maggior parte dei paesi, la disponibilità di questi trattamenti si limita ad un modello unico, appena sufficiente a occuparsi di una piccola frazione della domanda, o sono focalizzati in maniera sbagliata nel centrare gli interventi sugli individui più gravemente tossicodipendenti. I governi nazionali dovrebbero intanto sviluppare piani strategici completi per ampliare una offerta di servizi di trattamento della dipendenza da droghe basati sull' evidenza.

Nello stesso tempo, si dovrebbero abolire quelle pratiche abusive attuate con la scusa e nel nome del trattamento - come la detenzione forzata, il lavoro forzato, l'abuso fisico o psicologico - che contravvengano agli standard dei diritti umani nel far subire alle persone un trattamento crudele, inumano o degradante, o nel violare il diritto alla autodeterminazione. I governi dovrebbero garantire che le strutture di trattamento della tossicodipendenza si basino sull'evidenza e si adeguino agli standard internazionali dei diritti umani.


10 - Il sistema dell' ONU deve prevedere una leadership nella riforma della politica globale sulle droghe. Questo implica la promozione di un impegno efficace basato sull' evidenza, l'appoggio ai paesi perchè sviluppino politiche sulle droghe che si adattino ai vari contesti e rispondano alle diverse necessità, e assicurare la coerenza fra le diverse strutture, polizie e convenzioni dell' ONU.

Mentre i governi nazionali possono avvalersi con considerevole discrezione delle politiche repressive, il sistema di controllo sulle droghe dell' ONU continua a costituire per molti aspetti come una "camicia di forza", limitando la appropriata revisione e modernizzazione delle politiche. Durante quasi tutto l'ultimo secolo, è stato il governo degli Stati Uniti che ha guidato gli appelli per lo sviluppo e il mantenimento delle politiche repressive sulle droghe. Per questo ci rallegriamo per il cambiamento di tono scaturito dall'attuale amministrazione - con il riconoscimento da parte dello stesso Presidente Obama dell' inutilità della "guerra alla droga" e della validità di un dibattito sulle alternative. Sarà necessario, tuttavia, che gli Stati Uniti diano seguito a questa nuova concezione con riforme reali, riducendo la sua fiducia nella detenzione e nelle pene per i consumatori, e usando la sua considerevole influenza diplomatica per sollecitare riforme negli altri paesi.

Le istituzioni dell' ONU per il controllo sulle droghe hanno lavorato in gran parte come difensori delle strategie tradizionali. Di fronte alla evidenza crescente del fallimento di tali politiche, sono necessarie delle riforme. C'è stato qualche incoraggiante riconoscimento da parte dell' UNODC sulla necessità di bilanciare e modernizzare il sistema, c'è tuttavia ancora una forte resistenza istituzionale a queste idee.

I paesi si aspettano dall' ONU un sostegno e una guida. L' ONU può, e deve, prevedere una leadership per consentire ai governi nazionali di trovare una via di uscita dall' attuale impasse politico. Facciamo appello al Segretario Generale dell 'ONU, Ban Ki Moon, e al Direttore Esecutivo dell' UNODC, Yury Fedotov, affinchè intraprendano passi concreti verso una strategia globale sulle droghe veramente coordinata e coerente, che bilanci la necessità di contenimento dell' offerta di droga e la lotta alla criminalità organizzata con la necessità di provvedere servizi sanitari, di assistenza sociale, e di sviluppo economico, agli individui e alle comunità colpite.

Ci sono molti modi per andare verso questo obiettivo. Per cominciare, l'ONU potrebbe formare una commissione di composizione ampia per sviluppare un nuovo approccio; le agenzie dell' ONU potrebbero creare nuove strutture, più forti, per il coordinamento delle strategie; e l' UNODC potrebbe sostenere una coordinazione dei programmi più effettiva con le altre agenzie dell' ONU, come l' OMS, l' UNAIDS, l' UNDP, o l' Ufficio dell' Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.


11 - Agire urgentemente: dato che la guerra alla droga è fallita, è già necessario cambiare politica ora.

Ci sono segnali di apatia nel dibattito sulle politiche sulla droga in alcune parti del mondo, ora che i politici comprendono che le attuali politiche e strategie stanno fallendo ma non sanno che cosa fare in altro modo. Esiste la tentazione di evitare il problema. Questo rappresenta una abdicazione di responsabilità politica - tutti gli anni nei quali si prosegue con l'approccio attuale, migliaia di milioni di dollari vanno sprecati in programmi inefficaci, milioni di cittadini sono spediti in carcere inutilmente, altri milioni soffrono per la tossicodipendenza dei loro cari senza aver accesso a servizi sanitari e di assistenza sociale, e centinaia di migliaia di persone muoiono per overdosi evitabili e per malattie contratte per uso non sicuro delle droghe.

Ci sono altri approcci che sono stati sperimentati per affrontare questi problemi con i quali i paesi possono ora proseguire. Fare bene la politica sulle droghe non è una questione per il dibattito teorico o intellettuale - è una delle sfide politiche chiave del nostro tempo.

Commissione Globale - Raccomandazione 6 / Azioni di polizia e violenza

6 - I paesi che continuano ad investire la maggior parte delle risorse concentrandole sulle azioni di polizia (nonostante l'evidenza), dovrebbero concentrare le loro azioni repressive sugli aspetti violenti del crimine organizzato e del narcotraffico, per limitare i danni connessi con il mercato di droga illegale.

Le risorse per le azioni delle forze dell'ordine possono essere spese più efficacemente nel combattere la criminalità organizzata, che ha accresciuto il suo potere e le sue ricchezze coi profitti del mercato della droga. In molte parti del mondo, la violenza, l'intimidazione e la corruzione, perpetrate da tali gruppi, sono minacce significative alla sicurezza e alla democrazia delle istituzioni, tanto che gli sforzi dei governi e delle forze dell' ordine, nel reprimere le loro attività, rimangono essenziali.

In tutti i modi, è necessario rivedere le nostre tattiche in questa lotta. C'è una teoria credibile, avanzata da Mac Coun e Reuter, che suggerisce come gli sforzi per la riduzione dell'offerta siano più efficaci nei mercati nuovi e poco sviluppati, dove le fonti dell' offerta sono controllate da un piccolo numero di organizzazioni del narcotraffico. Laddove questa condizione esiste, operazioni accuratamente disegnate e dirette di polizia hanno il potenziale per contenere l'emergenza dei nuovi mercati. Attualmente stiamo affrontando questa situazione in Africa occidentale. D' altra parte, laddove i mercati delle droghe sono diversificati e ben stabili, non è un obiettivo realistico prevenire l'uso delle droghe fermando l'offerta.


DROGHE IN AFRICA OCCIDENTALE: RISPONDERE ALLA SFIDA CRESCENTE DEL NARCOTRAFFICO E DEL CRIMINE ORGANIZZATO


In pochissimi anni, l' africa occidentale è divenuta un centro molto importante di traffico e di redistribuzione di cocaina, in seguito a un cambiamento strategico dei cartelli della droga latino americani verso il mercato europeo. Approfittando della debolezza governativa, della povertà endemica, dell' instabilità e dello scarso equipaggiamento delle istituzioni di polizia e giudiziarie, e sostenuti dagli enormi capitali del traffico di droga, le reti criminali hanno infiltrato i governi, le istituzioni della polizia e militari. La corruzione e il riciclaggio di denaro, guidati dal busisness della droga, corrompono i politici locali e distorcono le economie locali.

Sta emergendo uno scenario pericoloso, ora che il narcotraffico minaccia di propagarsi con più ampie sfide politiche e di sicurezza. Le iniziali risposte internazionali, in appoggio all'azione regionale e nazionale, non hanno potuto invertire questa tendenza. Le nuove evidenze suggeriscono che le reti criminali stanno espandendo le operazioni e rafforzando le loro posizioni attraverso nuove alleanze, in particolare con gruppi armati. E' necessario sviluppare urgentemente le risposte attuali e coordinarle con i governi dell' Africa occidentale, con un appoggio internazionale finanziario e tecnico. Le risposte dovrebbero integrare l' approccio dell' applicazione della legge e giudiziario con politiche sociali, di sviluppo e di prevenzione dei conflitti - e dovrebbero comprendere tanto i governi che la società civile.

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Occorre inoltre riconoscere che è la natura illegale del mercato a creare molta della violenza relativa - i mercati dei prodotti legali e regolamentati, anche se non mancano di problematiche, non forniscono la stessa opportunità alla criminalità organizzata di ottenere enormi profitti, di mettere a rischio la legittimità dei governi e, in qualche caso, di finanziare l' insorgere del terrorismo.

Questo non vuol dire necessariamente che la creazione di un mercato legale sia l'unico modo di minare il potere e la ricchezza delle organizzazioni del narcotraffico. Le strategie di polizia possono chiaramente cercare di dirigere ed influenzare il mercato illecito, per esempio per creare le condizioni nelle quali possa svilupparsi la distribuzione su piccola scala e del tipo "reti di amici" private, insistendo contemporaneamente ed energicamente contro le operazioni su vasta scala che implicano violenza o disagi a tutta la società. In modo simile, la domanda di droga dei tossicodipendenti da alcune sostanze ( per esempio, eroina ), si può soddisfare attraverso programmi di prescrizione medica che automaticamente riducono la domanda nel mercato nero. Queste strategie possono essere molto più efficaci nel ridurre la violenza e i danni correlati col mercato che non gli inutili tentativi di eradicarlo totalmente.

Dall'altra parte, le operazioni di polizia malfatte possono, in realtà, aumentare il livello di violenza, intimidazione e corruzione associate con il mercato delle droghe. Le forze dell' ordine e le organizzazioni del narcotraffico possono finire impigliate in una specie di "corsa agli armamenti", in cui gli sforzi crescenti delle forze dell'ordine portano ad un incremento parallelo del conflitto e della violenza dei narcotrafficanti. In tale scenario si creano le condizioni perchè prevalgano le organizzazioni del narcotraffico più spietate e violente. Sfortunatamente, sembra che a questo stiamo assistendo in Messico e in molte altre parti del mondo.


AZIONE DELLE FORZE DELL' ORDINE ED ESCALATION DELLA VIOLENZA

Un gruppo di accademici ed esperti di salute pubblica della Columbia britannica hanno condotto una revisione sistematica delle evidenze sull'impatto dell' incremento dell'azione delle forze dell'ordine sulla violenza correlata al mercato della droga ( per esempio, la lotta tra bande armate per il controllo del commercio di droga, o gli omicidi e i furti connessi con il commercio di droga).

In molti luoghi degli Stati Uniti, così come a Sidney, Australia, i ricercatori hanno trovato che l'aumento degli arresti e delle pressioni delle forze dell'ordine sui mercati di droga si associavano in modo considerevole con l'aumento dei tassi di omicidio e di altri delitti violenti. Nel 91% di tutti gli studi che hanno esaminato l'effetto dell'aumento delle azioni delle forze dell'ordine sulla violenza del mercato di droga, le conclusioni sono state che l'incremento dell'azione poliziesca incrementa la violenza dei narcotrafficanti. I ricercatori hanno concluso che:

L' evidenza scientifica disponibile suggerisce che accrescere l'intensità degli interventi delle forze dell'ordine per colpire i mercati di droga è poco probabile che serva a ridurre la violenza delle bande del narcotraffico. Al contrario, l'evidenza esistente suggerisce che probabilmente la violenza relativa alle droghe e gli alti tassi di omicidio siano una conseguenza naturale della proibizione delle droghe, e che i metodi, ogni volta più sofisticati e meglio dotati, per colpire le reti di distribuzione delle droghe possano involontariamente aumentare la violenza.

Anche nel Regno Unito, alcuni ricercatori hanno esaminato gli effetti delle azioni di polizia sui mercati di droga, osservando che:

Gli sforzi delle azioni di polizia possono avere un notevole impatto negativo sulla natura e sull'estensione dei danni associati alle droghe aumentando ( involontariamente ) le minacce alla salute pubblica e alla sicurezza pubblica, e alterando sia il comportamento dei consumatori individuali sia la stabilità e le operazioni dei mercati di droga ( per esempio delocalizzando gli spacciatori e le attività correlate allo spaccio in altri luoghi o aumentando l'incidenza della violenza quando gli spacciatori delocalizzati si scontrano con quelli già operanti sul territorio ).

23/07/11

Global Commission - Raccomandazioni 4 e 5 / Analisi delle tracce

Rapporto della Commissione Globale
Raccomandazioni 4 E 5


4 - Stabilire migliori misuratori, indicatori e obiettivi per valutare i progressi.



Il metodo corrente per misurare il successo delle politiche sulla droga è fondamentalmente sbagliato. Gli effetti della maggior parte delle strategie sulla droga, oggi, si valuta dal livello di coltivazioni eradicate, arresti, sequestri e punizioni applicate ai consumatori, coltivatori e trafficanti. In realtà, arrestare e punire i consumatori ha poco effetto sulla riduzione del consumo di droga, togliere di mezzo i piccoli spacciatori semplicemente crea una opportunità di mercato per altri, e anche le più grandi e efficaci operazioni contro la criminalità organizzata (che prendono anni per essere pianificate e portate a termine), hanno dimostrato di avere, al massimo, un impatto marginale ed effimero nei prezzi e nella disponibilità di droga. Nello stesso modo, l'eradicazione delle coltivazioni di oppio, canapa o coca semplicemente delocalizza le coltivazioni illecite in altre aree.


C'è necessità di una nuova serie di indicatori per mostrare in modo veritiero i risultati delle politiche sulle droghe, secondo i suoi danni e benefici per gli individui e le comunità - per esempio, il numero di vittime di violenza e intimidazione in relazione al mercato di droga; il livello di corruzione generato dal mercato di droga; il livello della microcriminalità commessa da tossicodipendenti; il livello di sviluppo sociale ed economico nelle comunità dove sono concentrati produzione, vendita o consumo di droga; il livello di tossicodipendenza nelle comunità; il livello di morti per overdose; e il livello di HIV o epatiti C o infezioni fra i consumatori di droga. Gli uomini politici possono e devono articolare e misurare il risultato con questi obiettivi.


La spesa di risorse pubbliche quindi dovrebbe essere concentrata in attività che possano dimostrare di avere un effetto positivo per questi obiettivi. Nelle circostanze attuali, nella maggior parte dei paesi, questo significa incrementare gli investimenti in programmi sanitari e sociali, e concentrare maggiormente il ricorso alla applicazione della legge sulla violenza e sulla corruzione associate con i mercati di droga. In tempi di austerità fiscale, non possiamo permetterci di mantenere investimenti multimiliardari che hanno un valore in gran parte simbolico.


5 - Contestare, invece che rinforzare, i luoghi comuni sul mercato e sull' uso di droga.


Attualmente, troppi politici sostengono l' idea che tutti coloro che usano droga sono "tossicodipendenti senza morale", e tutti quelli che sono coinvolti nel traffico di droga sono spietate menti criminali. La realtà è molto più complessa. L' ONU ha prudentemente stimato che attualmente ci sono 250 milioni di consumatori di droghe illegali nel mondo, e che ce ne sono altri milioni coinvolti nella coltivazione, produzione e distribuzione. Semplicemente non possiamo trattarli tutti come criminali. In una certa misura, la riluttanza dei politici a riconoscere tale complessità trova radici nella loro adesione ai luoghi comuni su questi argomenti.


Molti cittadini normali hanno un genuino timore dell' impatto negativo del mercato di droga illegale, o del comportamento dei tossicodipendenti, o drogati, di droghe illecite. Questa paura si fonda su alcuni pregiudizi generalizzati su consumatori di droghe e mercato delle droghe e su questi il governo e gli esperti della società civile devono indirizzarsi, per rafforzare la consapevolezza su alcuni aspetti comprovati ( ma in gran parte non riconosciuti). Per esempio:


° La maggior parte delle persone che consumano droghe non corrisponde allo stereotipo di tossicodipendente senza morale o a rischio. Dei 250 milioni di consumatori stimati nel mondo, le Nazioni Unite calcolano che meno del dieci per cento possano essere classificati come tossicodipendenti o come consumatori problematici.


° Moltissime persone coinvolte nella coltivazione illecita di coca, papavero da oppio, o canapa sono piccoli contadini costretti a farlo per mantenere la famiglia. Opportunità alternative di sostentamento sarebbero un miglior investimento, piuttosto che distruggere ogni loro possibile mezzo di sopravvivenza.


° I fattori che influenzano la decisione individuale di iniziare ad usare droghe hanno molto più a che fare con la moda, l'influenza dei coetanei e il contesto sociale ed economico che con le leggi in vigore, il livello di rischio della detenzione, o i messaggi di prevenzione dei governi.


° I fattori che contribuiscono allo sviluppo di modelli di uso problematici o dipendenti hanno più a che vedere con traumi o negligenze nell'infanzia, condizioni di vita dure, marginalizzazione sociale e problemi caratteriali che con la debolezza morale o con l' edonismo.


° Non è possibile tirar fuori nessuno da una tossicodipendenza di forza o con le punizioni, piuttosto con l'adeguato tipo di trattamento, basato sull' evidenza, i tossicodipendenti possono cambiare il loro comportamento ed essere membri attivi e produttivi della società.


° Molte persone coinvolte nel traffico di droga sono piccoli spacciatori e non gli stereotipati gansters dei film - la maggior parte delle persone incarcerate per traffico o spaccio sono "pesci piccoli" nelle operazioni (spesso costretti trasportare o a vendere droga), che facilmente vengono rimpiazzati senza interruzioni nella somministrazione.


Un dibattito politico e pubblico più maturo ed equilibrato può aiutare a far crescere la consapevolezza e la comprensione. Nello specifico, dando voce ai rappresentanti dei coltivatori, consumatori, famiglie e altri gruppi colpiti dal consumo di droga e dalla dipendenza, si può contribuire a controbattere ai miti e ai malintesi.

Analisi delle tracce


Particolarmente interessante, per l'attuale dibattito politico antiproibizionista in Italia, è la traccia che lega strettamente, quasi paragrafo per paragrafo, l'aspetto economico e quello sociale; le interdipendenze tra i due livelli risultano non tanto da una esatta messa a fuoco dei due, ma attraverso il continuo accostamento dei riflessi che l'uno ha sull' altro e viceversa. Ad ogni sperpero e spreco multimiliardario, dilapidato nella War on drug, corrisponde una devastazione sociale che tocca in primo luogo gli ultimi della popolazione, i piccoli agricoltori, i piccoli spacciatori, le loro famiglie; e questa è un'altra traccia che si ritrova in molti punti, l'attenzione agli ultimi delle catene del mercato della droga, da una parte le famiglie contadine sulle Ande, dall'altra il tossicodipendente metropolitano. Una attenzione forse populista ma che rende ben conto del disagio globale prodotto da cinquanta anni di errore e della necessità e urgenza di una riforma.
Può sembrare, agli occidentali, dell' occidente benestante, che quel richiamo al modello di membro attivo e produttivo della società sia un po' ingenuo, data la fisiologia della devianza nelle società moderne; si tratta di uno scettiscismo di ritorno circa la possibilità di cambiamento e di rivoluzione, contrastato dall' affermazione che sigilla la sintesi del documento, "Ahora es el tiempo de actuar"; oltre lo scetticismo, e il cinismo, pesa, forse, anche la mancata conoscenza concreta e diretta del livello di degrado che la War on drug ha prodotto.
L' indipendenza dei governi, un'altra traccia, viene richiamata, oltre che dalla forte accusa di imperialismo sulle politiche antidroga portata direttamente agli Stati Uniti e all'ONU, dall' insistenza sulle variabili tra paesi, a seconda che sia prevalente l'uso, la produzione, e/o il traffico di droga, sia in base a particolarità del tutto specifiche; questa differenza viene sottolineata in funzione di incoraggiamento nella sperimentazione locale e differenziata di politiche sulle droghe, adattata alle evidenze specifiche geografiche e sociali, senza dover sottostare a severe autorizzazioni da enti di controllo sovranazionali. La traccia dell' attenzione alle evidenze, che nella metodologia delle scienze umane hanno un rilievo pari all'esperimento scientifico, dimostra lo sforzo di contributo alla formazione di una documentazione realmente seria e scientifica, che faccia emergere come le risorse impiegate per pesare i chili di droga sequestrata o per cospargere di ddt vaste aree integrali del globo potrebbero essere molto più convenientemente impiegate, con un parallelo indubbio vantaggio sociale, nella cura delle radici delle tossicodipendenze e dei consumi problematici, che è quanto tutti vogliono, a parole, ottenere.
Il linguaggio, oltre che semplice e pulito, fa intravedere una grande cautela e prudenza, e molto impegno nel perfezionamento del rapporto; si sente la necessità di essere più il possibile inattaccabili dalle armi che il proibizionismo mette in camppo, sempre uguali, da decenni; pur con molta determinazione nel presentare e sostenere le tesi esposte, la richiesta di permettere la sperimentazione di politiche alternative che abbiano dimostrato effetti positivi sulle dipendenze e sui consumi problematici, è minimale rispetto alla documentazione prodotta; ai politici e all' opinione pubblica viene semplicemente chiesto di arrendersi all'evidenza.

22/07/11

Rapporto della Commissione Globale - Raccomandazioni 2 e 3 - pagg. 12/14


Tabacco

2 - Sostituire la criminalizzazione e la punizione di coloro che usano droghe con l'offerta di servizi sanitari e terapie per coloro che li desiderano.


Un' idea chiave dell'approccio "guerra alla droga" era che la minaccia di arresto e di una severa punizione avrebbe funzionato da deterrente ad usare droghe. In pratica, questa ipotesi si è dimostrata come errata - molti paesi, che hanno varato leggi severe hanno effettuato un gran numero arresti ed incarcerazioni di consumatori di droghe e piccoli trafficanti, hanno un numero più alto di consumatori e di problemi relativi rispetto ai paesi che hanno seguito un approccio più tollerante. In modo simile, i paesi che hanno introdotto una decriminalizzazione, o altre forme di diminuzione di arresti e di pene, non hanno visto aumentare il tasso dei consumatori né il numero di tossicodipendenti come si era paventato.


LE INIZIATIVE DI DECRIMINALIZZAZIONE NON HANNO PRODOTTO UN INCREMENTO SIGNIFICATIVO DEL CONSUMO DI DROGHE

Portogallo
Nel luglio del 2011, il Portogallo è diventato il primo paese europeo nella decriminalizzazione dell'uso e del possesso di tutte le droghe illecite. Molti osservatori furono critici rispetto a tale politica, convinti che ciò avrebbe portato ad un incremento del'uso di droghe e dei problemi associati. la Dottoressa Caitlin Hughes dell' Università di New South Wales e il Professor Alex Stevens dell' Università del Kent hanno condotto una dettagliata ricerca sugli effetti della decriminalizzazione in Portogallo. I loro risultati, recentemente pubblicati, hanno dimostrato che questo non era vero, riproponendo le conclusioni degli studi precedenti e di quelli dell' istituo CATO. Le conclusioni di Hughes e Stevens evidenziano un leggero incremento nei tassi totali di uso di droghe, in Portogallo, nei 10 anni seguenti alla depenalizzazione, ad un livello in linea con altri paesi simili dove l'uso di droga è rimasto criminalizzato. All'interno di questa tendenza generale, c'è stata una diminuzione specifica dell'uso di eroina, che nel 2001 costituiva la principale preoccupazione del governo portoghese. In definitiva, l' eliminazione delle sanzioni penali, combinata con l'uso di risposte terapeutiche alternative per le persone che lottano contro la dipendenza dalle droghe, ha ridotto il carico dell'applicazione delle leggi sulle droghe sul sistema della giustizia penale e il livello totale dell'uso problematico di droga.

Comparazione fra città olandesi e americane

Uno studio di Reinarman e altri ha messo a confronto i metodi di regolamentazione, molto diversi, di Amsterdam, nella quale la politica liberale dei "cannabis coffee" (una forma di decriminalizzazione di fatto) risale agli anni '70, e San Francisco, negli USA, che criminalizza i consumatori di cannabis. I ricercatori volevano studiare se i metodi di una politica più repressiva in San Francisco servivano a dissuadere i cittadini dal fumare cannabis o ritardava l'inizio dell'uso. Hanno rilevato che no, concludendo: "I nostri risultati non supportano l' affermazione che la criminalizzazione riduca l'uso di cannabis e che la depenalizzazione incrementi l'uso di cannabis ... con l'eccezione di un maggiore uso di droghe in San Francisco, abbiamo trovato forti somiglianze fra le due città. Non abbiamo riscontrato evidenze che supportino l'affermazione che la criminalizzazione riduca l'uso e che la decriminalizzazione lo incrementi.

Australia
Lo stato dell'Australia occidentale ha introdotto un sistema di decriminalizzazione dell' uso di cannabis nel 2004, e i ricercatori hanno valutato il suo impatto comparando le tendenze prevalenti in tale stato con quelle del resto del paese. Lo studio è stato complicato dal fatto di esser stato condotto in un periodo in cui l'uso di cannabis era in diminuzione nel paese. Ciononostante, i ricercatori hanno trovato che questa tendenza alla diminuzione era la stessa in Australia occidentale, che aveva sostituito le sanzioni penali per l'uso o il possesso di cannabis con sanzioni amministrative, come la consegna da parte della polizia di un avviso chiamato "avviso di contravvenzione". Gli autori affermano: "I dati sull'uso di cannabis in questa ricerca suggeriscono che, contro le previsioni di quei commentatori pubblici che hanno criticato il sistema, l'uso di cannabis in Australia occidentale ha continuato a scendere nonostante l'introduzione del Sistema di Avviso di Contravvenzione per Cannabis.

Comparazione tra differenti stati in USA

Per quanto il possesso di cannabis sia un reato contro le leggi federali degli Stati Uniti, gli stati invece perseguono politiche diverse sul possesso di droga. Nel rapporto della Commissione sulla Cannabis del 2008, convocata dalla Fondazione Berkley, gli autori hanno esaminato ricerche effettuate per confrontare la prevalenza di cannabis in quegli stati che avevano depenalizzato con quelli che avevano mantenuto sanzioni penali per il possesso. Queste le conclusioni: "Presi insieme, i quattro studi hanno indicato che gli stati che hanno introdotto le riforme non hanno sperimentato maggior incremento di uso di cannabis né fra gli adulti né fra gli adolescenti. Né gli studi dimostrano attitudini più favorevoli all'uso della cannabis in quegli stati rispetto a quelli che hanno mantenuto una stretta proibizione e sanzioni penali.


Alla luce di queste esperienze, è chiaro che la politica di criminalizzazione e sanzione dell'uso di droghe è stato un errore dispendioso, e che i governi dovrebbero fare dei passi per concentrare gli sforzi e le risorse per indirizzare i consumatori di droghe verso i servizi sanitari e di assistenza sociale. Certo, questo non necessariamente significa che le sanzioni debbano essere completamente eliminate - molti consumatori di droghe commettono anche altri delitti verso i quali devono assumere la responsabilità - ma la prima risposta al possesso e uso di droghe dovrebbe essere l'offerta di consulenza, trattamento e terapia a coloro che ne hanno necessità, prima ancora che punizioni penali costose e controproducenti.


3 - Incoraggiare i governi a sperimentare modelli di regolamentazione legale di droghe (per la cannabis, ad esempio) che siano disegnati per minare il potere della criminalità organizzata e salvaguardare la salute e la sicurezza dei cittadini.

Il dibattito sui modelli alternativi di regolamentazione del mercato delle droghe è stato troppo spesso costretto in una falsa dicotomia, duri o morbidi, repressivi o liberali. In realtà, stiamo tutti cercando di raggiungere lo stesso obiettivo - una serie di politiche e programmi sulle droghe che minimizzino i danni sociali e sanitari, e massimizzino la sicurezza individuale e nazionale. E' inutile ignorare coloro che portano argomenti a favore di un mercato tassato e regolato per le droghe attualmente illegali. Questa è una opzione politica che deve essere esplorata con lo stesso rigore di qualunque altra.

Se i governi nazionali o le amministrazioni locali ritengono che le politiche di decriminalizzazione possano far risparmiare denaro e produrre effetti sanitari e sociali migliori per le loro comunità, o che la creazione di un mercato regolato possa ridurre il potere della criminalità organizzata e migliorare la sicurezza dei loro cittadini, allora la comunità internazionale dovrebbe appoggiare e facilitare questi esperimenti ed essere aperta ad apprendere dalla loro applicazione.

Nello stesso modo, le autorità nazionali e l'ONU devono rivedere la classificazione delle diverse sostanze. Le attuali classificazioni, concepite per rappresentare i rischi e i danni relativi alle varie droghe, furono stabilite 50 anni fa quando esistevano poche evidenze scientifiche sulle quali basare tali decisioni. Questo ha prodotto alcune ovvie anomalie, in particolare la canapa e la foglia di coca appaiono oggi classificate in modo non corretto e questo deve essere affrontato.


DISCREPANZE FRA IL LIVELLO DI REPRESSIONE E IL LIVELLO DI DANNO

In un rapporto pubblicato da LANCET nel 2007, un gruppo di scienziati ha cercato di ordinare una serie di droghe psicoattive secondo i danni concreti e potenziali che potrebbero causare alla società. Il grafico a destra (qui sotto, n.d.t.), sintetizza i suoi risultati ed li confronta con la severità con la quale le droghe sono trattate dal sistema mondiale di sanzione delle droghe. Per quanto siano misure semplificate, mostrano chiaramente come le categorie di gravità attribuite alle varie sostanze nei trattati internazionali necessitino di essere riviste alla luce delle attuali conoscenze scientifiche.

VALUTAZIONE DEL RISCHIO SECONDO ESPERTI INDIPENDENTI (DA 0 A 3)

VALUTAZIONE ONU DI SANZIONE (MOLTO PERICOLOSA, RISCHIO MODERATO, BASSO RISCHIO, NON SOGGETTA A CONTROLLO INTERNAZIONALE)

Eroina 2,5/3 - molto pericolosa

Cocaina 2/2,5 - molto pericolosa

Barbiturici 2/2,5 - basso rischio

Alcol 1,5/2 - non soggetto a controllo internazionale

Ketamina 1,5/2 - non soggetta a controllo internazionale

Benzodiazepine 1,5/2 - molto pericolose

Anfetamina 1,5/2 - basso rischio

Tabacco 1,5/2 - non soggetto a controllo internazionale

Buprenorfina 1,5/2 - basso rischio

Cannabis 1/1,5 - molto pericolosa

Solventi 1/1,5 - non soggetti a controllo internazionale

LSD 1/1,5 - molto pericoloso

Ritalina 1/1,5 non soggetta a controllo internazionale

Steroidi anabolizzanti 1/1,5 - non soggetti a controllo internazionale

GHB 1/1,5 - molto pericoloso

Estasi 1/1,5 - molto pericolosa

Khat 0,5/1 - non soggetto a controllo internazionale

14/07/11

La prima raccomandazione della Global Commission e APPELLO AGLI ANTIPROIBIZIONISTI ITALIANI :)

La prima raccomandazione, qui sotto riportata, delle 11 contenute nel documento che la Global Commission ha sottoposto all'attenzione mondiale una quarantina di giorni fa, riassume efficacemente alcune tracce ricorrenti nel rapporto. In un linguaggio semplice e ripulito dal cerimoniale, che ricorda i documenti prodotti dai governi africani, nella sua ingenuità politica amalgamata con una grande padronanza delle scienze umane, il documento insiste sulla evidenza che la strategia War on drugs si è dimostrata dannosa, oltre che inefficace, rispetto agli obiettivi, sulla necessità di considerare i problemi sanitari oltre che quelli di repressione del crimine, sulla condanna agli USA e agli enti sovranazionali per il loro imperialismo nella questione e sull' appello ai leaders politici e ai personaggi pubblici perchè escano allo scoperto, ponendo fine all'ipocrisia e al tabù, verso un auspicabile dibattito pubblico.

Nello squallore dei postumi della sbornia dei soldati della War on drug, una lobby dell' oppio illegale, collusa con il traffico di armi, droga, donne e bambini schiavi, con una subcultura fascista e mafiosa, con un mondo politico e militare corrotto, che ha prodotto una devastazione totale, ci sono segnali che questo dibattito si sia aperto, grazie certo alla Global Commission, ma grazie anche ai tempi che sono maturi per un cambiamento ( La Convenzione Unica sulle Droghe compie 50 anni e necessita di una ordinaria riforma ) e a tutti i movimenti sia pubblici che clandestini, di autorevoli scienziati e consumatori pittoreschi, che per anni con sprezzo del rischio e perizia marinaresca hanno condotto l'antiproibizionismo nella tempesta della War on drug. Il Primo ministro ceco ha pubblicamente riconosciuto il documento ed ha aperto il dibattito, così come è successo in Francia ad opera dei socialisti francesi, in America e molti paesi, dall'Australia al Brasile.

In Italia siamo sotto le forze di Giovanardi, schiacciati dalla vergogna per le violazioni che noi sappiamo si compiono ogni giorno ai danni dei diritti di cittadini che altra colpa non hanno se non di coltivare una personale preferenza privata. Siccome indignata lo sono già da troppi anni, ribelliamoci, con metodi nonviolenti, di disobbedienza civile di massa, dialogo e informazione, in questo caso ancora più opportuni perchè una delle armi del proibizionismo è appunto la violenza.


Rapporto della Global Commission / Raccomandazioni

1 Rompere il tabù. Promuovere un dibattito aperto e sostenere politiche che riducano effettivamente il consumo e che prevengano e limitino i danni relativi all'uso di droghe e alle politiche di controllo delle droghe. Aumentare l' investimento in ricerche e analisi sull'impatto dei differenti programmi e strategie.

Leaders politici e personaggi pubblici dovrebbero avere il coraggio di esprimere pubblicamente ciò che molti di loro ammettono in privato: cioè che l'evidenza dimostra ampiamente come le strategie repressive non risolvano il problema della droga, e che la Guerra alla droga non è stata, né può, essere vinta. I governi devono poter attuare un misto di politiche che siano appropriate alle loro situazioni, e gestire i problemi causati dal narcotraffico e dall' uso di droghe in modo da migliorarne l' impatto sia a livello dei crimini relativi che dei danni sociali e sanitari.

07/07/11

Commissione Globale per le politiche sulle droghe / Principi 3 e 4 - pagg.10 e 11

PRINCIPI (seguito)

3. Lo sviluppo e l’attuazione delle politiche sulle droghe dovrebbe essere una responsabilità condivisa a livello globale, ma è necessario anche tenere conto delle diverse realtà politiche, sociali e culturali. Le politiche dovrebbero rispettare i diritti e le necessità delle persone coinvolte nella produzione, traffico e consumo, come si riconosce implicitamente nella Convenzione sul traffico di droghe del 1988.

Il sistema ONU per il controllo della droga si basa sull’idea che i governi debbano lavorare insieme per affrontare i mercati delle droghe e i relativi problemi. Questo è un punto di partenza ragionevole, e certamente c’è una responsabilità da condividere tra paesi produttori, consumatori e di transito (anche se la distinzione è sempre più confusa dal momento che tanti paesi stanno sperimentando elementi di tutte le tre condizioni).

Comunque, l’idea della responsabilità condivisa è troppo spesso diventata un braccio di ferro che ha inibito lo sviluppo e la sperimentazione delle politiche. L’ONU (attraverso la Commissione per il controllo internazionale degli stupefacenti) e in particolare gli Stati Uniti (particolarmente con il suo procedimento di “certificazione”), hanno indefessamente lavorato negli ultimi anni per assicurarsi che tutti i paesi adottassero lo stesso rigido approccio alla politica sulla droga – le stesse leggi, e lo stesso approccio severo delle forze dell’ordine. Quando i governi nazionali sono arrivati a una maggiore consapevolezza della complessità del problema e delle opzioni di risposta politica sui loro territori, molti hanno usato flessibilità nei riguardi della Convenzione, tentando strategie e programmi nuovi, come le iniziative di decriminalizzazione o i programmi di riduzione del danno. Quando questo ha compreso un approccio più tollerante all’uso di droga, i governi hanno dovuto affrontare pressioni diplomatiche internazionali per “proteggere l’integrità della Convenzione”, anche quando le strategie erano legali, efficaci e ricevevano consensi nel paese.

Un esempio attuale di questo processo (che può essere definito “imperialismo sul controllo delle droghe”), può essere osservato in merito alla proposta del governo boliviano per rimuovere la pratica della masticazione di foglie di coca dalla Convenzione del 1961, che proibisce qualunque uso al di fuori di quello medico. Nonostante il fatto che studi successivi avessero mostrato come la pratica indigena di masticare foglie di coca non fosse associata con nessuno dei problemi del mercato internazionale di cocaina, e che una evidente maggioranza della popolazione boliviana (e dei paesi vicini) appoggiasse tale cambiamento, molti dei ricchi paesi “consumatori di cocaina” (in testa gli Stati Uniti) hanno formalmente rigettato l’emendamento.

L’idea che il sistema internazionale di controllo sulle droghe sia immutabile e che ogni emendamento – per quanto ragionevole o minimale – sia una minaccia all’integrità dell’ intero sistema, non è lungimirante. Così come tutti gli accordi multilaterali, le convenzioni sulle droghe devono essere sottoposte ad una costante revisione e modernizzazione alla luce delle variabili e mutevoli circostanze. In particolare, deve essere permesso ai governi nazionali di esercitare la libertà di sperimentare con risposte che siano adeguate alle circostanze. Questa analisi e lo scambio di esperienze è un elemento cruciale del processo di apprendimento sulla efficacia relativa ai diversi approcci, ma la convinzione che dobbiamo avere tutti esattamente le stesse leggi, sanzioni e programmi ha costituito un limite inutile.

EFFETTI INDESIDERATI

L’ implementazione della Guerra alla droga ha generato diffuse conseguenze negative sulla società nei paesi produttori, consumatori, o di transito. Tali conseguenze negative sono state elencate dall’ ex Direttore esecutivo dell’ Ufficio dell’ ONU su droga e crimine, Antonio Maria Costa, che le ha raggruppate in cinque categorie:

1. La crescita di un enorme mercato nero criminale finanziato dai profitti, commisurati al rischio, ottenuti nel soddisfare la domanda internazionale di droghe illecite.

2. Uno sbilanciamento della considerazione politica, come risultato per aver usato scarse risorse nel compiere un vasto sforzo di applicazione della legge indirizzato contro il mercato criminale.

3. Un dislocamento geografico, spesso conosciuto come “effetto mongolfiera”, con il quale la produzione di droga cambia luogo per evitare le attenzioni delle forze dell’ordine.

4. Uno spostamento nelle sostanze, cioè lo spostamento dei consumatori verso nuove sostanze quando la loro droga, scelta precedentemente, diventa difficile da ottenere, per esempio per le pressioni delle forze dell’ordine.

5. La percezione e il trattamento dei consumatori di droga, che vengono stigmatizzati, emarginati ed esclusi.




4. Le politiche sulle droghe devono attuarsi in modo integrato, coinvolgendo famiglie, scuole, specialisti della salute pubblica, professionisti dello sviluppo e leaders della società civile, in collaborazione con le istituzioni per l’ordine pubblico e altri organismi governativi rilevanti.

Con la loro forte focalizzazione sull’applicazione delle leggi e sul castigo, non sorprende che le principali istituzioni per l’attuazione del sistema di controllo sulle droghe siano la Polizia, le autorità di controllo di frontiera e le autorità militari dirette da Ministeri di Giustizia, Sicurezza e Interni. Nel livello multilaterale, anche le strutture regionali e delle Nazioni unite sono dominate da questi interessi. Anche se i governi hanno riconosciuto sempre di più che le strategie di applicazione della legge per il controllo delle droghe devono essere integrate da un approccio più vasto con programmi sociali e di salute pubblica, le strutture per la formazione delle politiche, per l’allocazione delle risorse e per l’implementazione non sono state altrettanto modernizzate.

Queste dinamiche istituzionali hanno ostacolato strategie di governo obiettive e basate sull’evidenza. Questo è qualcosa più di un problema teorico – ripetuti studi hanno dimostrato che i governi raggiungono maggiori benefici economici e sociali per le loro comunità investendo in programmi sanitari e sociali, piuttosto che investendo nella riduzione dell’ offerta e applicazione della legge. In ogni caso, nella maggioranza dei paesi, la maggior parte delle risorse disponibili vengono spese per dare seguito alle leggi sulle droghe e per punire di coloro che usano droghe.

Risulta sempre più evidente la mancanza di coerenza delle Nazioni Unite. Lo sviluppo del sistema globale di controllo delle droghe ha compreso la creazione di tre corpi di supervisione per l’implementazione delle Convenzioni: l’ Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), la Commissione Internazionale per il controllo degli stupefacenti (INCB) e la Commissione sulle droghe (CND). Questo sistema si basa sulla premessa che il controllo internazionale delle droghe sia prima di tutto una lotta contro il crimine e i delinquenti. Come era lecito aspettarsi, c’è un intrinseco interesse a mantenere al centro dell’azione l’applicazione della legge e i funzionari di alto rango in questi organismi sono tradizionalmente più propensi a porre l’accento su questo aspetto. Ora che la natura della sfida delle politiche sulle droghe è cambiata, le istituzioni devono seguire questo cambiamento. Le politiche sulle droghe devono esser formate a partire dalle strategie condivise da tutte le agenzie multilaterali interessate, certamente l’ UNODC, ma anche UNAIDS, WHO, UNDP, UNICEF, UN women, la Banca Mondiale e l’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani. La marginalizzazione dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità è particolarmente preoccupante dato che ha ricevuto uno specifico mandato sui trattati di controllo sulle droghe.