29/04/14

No, non ci fidiamo

La sentenza che la Corte Costituzionale ha emanato in febbraio ha fatto tabula rasa della Fini Giovanardi; nel giro di qualche ora si è dileguato il "mostro" contro il quale combattevamo dal giorno in cui venne creato. La Corte non è voluta entrare nel merito, ha annullato la FG a causa del suo inserimento in quella che viene chiamata decretazione di urgenza, una formula che elimina, dall' iter legislativo, il passaggio parlamentare. 
A distanza di tre mesi la decretazione d' emergenza, in materia di politiche sulle droghe, si riaffaccia con il decreto Lorenzin; l' urgenza è stata giustificata con le contraddizioni relative  alle tante altre norme approvate negli anni e con i vuoti legislativi che il ritorno alla legge precedente lascia rispetto agli aggiornamenti delle tabelle sanitarie.
Ma quel che si vuole evitare è il dibattito parlamentare; tanto che, dovendosi convertire il decreto legge Lorenzin in legge entro il 20 maggio, il Governo ha posto la fiducia. 
E quindi ci risiamo.
Saltare il dibattito parlamentare e pubblico sulle politiche sulle droghe è un errore che si ripete da tanti anni, dal tempo del referendum radicale. Se quello pubblico, dopo le news nord, centro e sudamericane, non ha potuto essere evitato o fermato, solo smorzato, quello parlamentare è impedito nei fatti, in Italia, da 20 anni. 20 anni nei quali il mercato illegale si è trasformato e coordinato a livello globale; i consumi sono cresciuti e si sono diversificati. Evitare una discussione parlamentare non giova a nessuno, se non alla malafede di molti e alla corruzione di alcuni; in più, è un argomento scottante, dal punto di vista politico, che rischia di far perdere voti, e potrebbe attrarne, calcolo che contiene un margine di incertezza troppo alto per la vigliaccheria della attuale classe politica.  
Se il Governo, come è probabile, otterrà domani mattina la fiducia, sarà sufficiente un ulteriore passaggio in Senato, e un altro voto di fiducia, per ritrovarsi nei prossimi anni a fare i conti con un altra legge mai discussa, mai sottoposta a quel che rimane del voto popolare, mai verificata nel dibattito pubblico. 
Nel frattempo le carceri italiane straripano, e gran parte del sovraffollamento è dovuto proprio alle leggi sugli stupefacenti; grandi narcotrafficanti? signori della droga? No. Quelli continuano ad operare indisturbati e protetti dalla corruzione politica e dalle complicità istituzionali.
Restano pochi giorni per far sentire forte, chiara e unita la voce delle tante parti dell' antiproibizionismo italiano; abbiamo diritto ad una decisione e a delle leggi, che non passino sulle teste dei cittadini, dei consumatori, delle vittime.
La guerra alla droga è diventata una guerra contro i cittadini; ora è il tempo di cambiare.