05/08/13

Financial Times: "Inizia la fine del proibizionismo e della guerra alla droga"

All’ inizio della fine del proibizionismo e della guerra alla droga

di Giovanni Paolo Rathbone da Miami

Segnali di revisione del proibizionismo

Il Congresso dell'Uruguay, la scorsa settimana, ha fatto un gran passo avanti per diventare  il primo paese al mondo a legalizzare la coltivazione, la vendita e il possesso di cannabis. Lo scorso novembre, gli stati di Washington e Colorado, negli Stati Uniti, hanno approvato leggi simili. Queste misure sono un segno di come la monolitica politica sulle droghe, che si basa sul divieto, sia in corso di riesame e di modifica; sono potenziali segnali di un mondo nuovo. Considerato come le droghe tocchino la vita di tante persone, per molti sono anche spaventosi.
Tuttavia, da qualche anno, è chiaro che le droghe hanno vinto la "guerra alla droga". Nei paesi leader per il consumo, come ad esempio gli Stati Uniti, il divieto ha avuto un certo successo. Ma il costo è stato enorme.
Gli Stati Uniti spendono circa $ 50 miliardi l'anno per gli sforzi anti-droga. Il consumo di cocaina è diminuito di circa il 40 per cento dal 2006. Ma la cocaina è stato sostituita, in qualche modo, dalle droghe sintetiche in aumento e l'abuso di prescrizioni di pillole (psicofarmaci e antidolorifici). Negli Stati uniti sono anche arrestate e imprigionate più persone che in qualsiasi altra parte del mondo - su base pro capite, cinque volte più numerosi del Regno Unito o della Cina. Sorprendentemente, nel 2009 la metà di tutti i prigionieri federali degli Stati Uniti, e un quinto di tutti i prigionieri di Stato, sono stati incarcerati per droga.
In effetti, questo è uno dei motivi per cui vi è stata una crescente tolleranza verso la legalizzazione della cannabis negli Stati Uniti. Non è più vista come una "droga di passaggio" alla dipendenza e al vizio, molti genitori sono oggi più preoccupati che i loro figli abbiano una segnalazione alla polizia, che non del fatto che fumino erba.
I paesi fornitori devono affrontare sfide diverse. In America Latina, la più grande è la spaventosa violenza. Circa 70.000 persone sono morte da quando il Messico ha lanciato una operazione contro i trafficanti internazionali di droga, sette anni fa. L’ Honduras ora soffre di tassi di omicidio normalmente visti in zone di guerra. Anche dove i cartelli della droga sono stati sopraffatti, come in Colombia, questo è servito poco per frenare le esportazioni di droga. Le rotte del contrabbando si sono semplicemente spostate altrove.
Nonostante questi risultati discontinui, mettere in discussione le politiche proibizioniste è rimasto un tabù. Ma questo atteggiamento sta cambiando velocemente. Solo lo scorso aprile Juan Manuel Santos, il presidente colombiano, e stretto alleato degli Stati Uniti, ha chiesto, all'Organizzazione degli Stati americani un riesame della politica della droga, in un emisfero che rappresenta circa la metà del consumo mondiale di cocaina e di eroina, e un quarto del consumo di cannabis.
Come risultato, l'OAS quest'anno è diventata la prima organizzazione multilaterale ad acconsentire di considerare nuovi approcci - tra cui la legalizzazione della cannabis. E nel 2016, le Nazioni Unite terranno una speciale assemblea generale sull'argomento. I maggiori oppositori alla riforma non saranno, probabilmente, né gli Stati Uniti né l'Europa, che hanno in gran parte abbandonato la retorica della “guerra alla droga”, ma le economie emergenti come la Cina e la Russia. Si preannuncia un incontro vivace.
Nel frattempo, è giusto esplorare approcci diversi per un grosso problema che è anche un business enorme: l'Onu stima il valore globale di vendita al dettaglio di droghe illegali in circa $ 330 miliardi in un anno, e la cannabis ne rappresenta quasi la metà. Questo è il valore degli esperimenti dell'Uruguay, Colorado e Washington, esperimenti che cercano non di promuovere il consumo di droga, ma di regolarlo.
E' importante non esagerare i benefici potenziali. Ad esempio, la cannabis legalizzata toglierà linfa ai ricavi criminali. Ma non li eliminerà. I cartelli della droga in Messico, per esempio, derivano solo un terzo dei loro ricavi dalla cannabis. Il resto proviene da altre droghe illegali, estorsioni e rapimenti.
Né sarà la legalizzazione, di per sé, a migliorare la sicurezza in America Latina - come può, quando le forze di polizia sono spesso deboli, i giudici corrotti, e i livelli di impunità così alti? Non si svuoteranno le carceri statunitensi. Né la legalizzazione necessariamente aumenterà le entrate fiscali da reinvestire in trattamenti delle tossicodipendenze. Questo perché per competere con i mercati illegali, le droghe regolamentate dovranno offrire una buona qualità a prezzi competitivi. La scelta di applicare tasse di vendita alte lavora contro.

In breve, la legalizzazione non è una panacea. E’ solo una parte di un nuovo approccio. Eppure, che la politica della droga sia stata messa in discussione e, di conseguenza, potrebbe diventare più razionale, è un significativo passo avanti. Tutte le politiche pubbliche, dopo tutto, dovrebbero essere tenute ad un controllo. Questo è particolarmente vero per quelle basate sulla nozione che possano controllare un bene redditizio, e sradicare un comportamento di base. Per qualche motivo gli esseri umani amano sempre e comunque essere stupefatti.

originale in inglese: http://www.emmabonino.it/press/world/10864 traduzione @.r.a. 

03/08/13

Legalizzazione: MUJICA 1 - ONU 0


La votazione di mercoledì sera, in Uruguay, che ha sancito il primo via ufficiale di un Parlamento nazionale alla legalizzazione del commercio e della produzione di canapa per uso ludico, marihuana, come viene chiamata in quel paese, ha scosso la decennale inerzia dell’ UNODC (agenzia per le droghe e il crimine delle Nazioni Unite); mentre era rimasta inerte sui risultati referendari di Colorado e Washington, come un mammut che si risveglia dopo infinite ere, punzecchiato e irritato, l’agenzia che ha istituzionalizzato l’assioma droghe/crimine ha pubblicato una dichiarazione piuttosto minacciosa, attraverso il Comitato di controllo internazionale dei narcotici, che merita di essere letta nella sua interezza, per immaginare le prossime mosse di questa che è una vera, sporca guerra:

“VIENNA, 1 agosto 2013 - L'International Narcotics Control Board (INCB) ha preso atto con preoccupazione di un disegno di legge in esame in Uruguay che, se approvato, permetterebbe la vendita di cannabis per uso non medico. Una tale legge sarebbe in contrasto completo alle disposizioni dei trattati internazionali di controllo delle droghe, in particolare alla Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, di cui l'Uruguay è membro.
In linea con il suo mandato, l’ INCB ha sempre mirato a mantenere un dialogo con il governo dell'Uruguay su questo problema, compresa la proposta di una missione per il paese, al livello più alto. Il Consiglio deplora che il governo dell'Uruguay abbia rifiutato di accogliere tale missione.
L’ INCB esorta le autorità dell’ Urugay a garantire che il paese rimanga pienamente in linea con il diritto internazionale, che limita l'uso di stupefacenti, compresa la cannabis, esclusivamente a fini medici e scientifici. È importante sottolineare che il progetto di legge, se adottato, potrebbe avere gravi conseguenze per la salute e il benessere della popolazione e per la prevenzione di abuso di cannabis tra i giovani. Il Consiglio invita le autorità  a considerare con attenzione tutte le possibili conseguenze prima di prendere una decisione”.
“1 agosto, 2013 - Vienna - Il Direttore Esecutivo dell'UNODC continua a seguire gli sviluppi in Uruguay da vicino, e sostiene la dichiarazione 1 agosto dall'International Narcotics Control Board.
Le convenzioni internazionali per il controllo della droga hanno contribuito a contenere e stabilizzare i livelli di consumo di droga nel corso di decenni, e rimangono il fondamento degli sforzi globali per ridurre il traffico illecito di droga e di fornire prevenzione e trattamenti, per i tossicodipendenti problematici, scientificamente fondati.
È chiaro che ci sono sfide. Un problema serio è l'orribile violenza generata dal traffico illecito di stupefacenti, che ha rovinato tante società. Questo ha portato ad un dibattito sul modo migliore di affrontare questi problemi.
UNODC si compiace di questa discussione - un dialogo su come andare avanti per fermare i trafficanti di droga e per proteggere la salute e il benessere delle persone, è chiaramente necessario. Ma questo dialogo deve essere condotto sulla base di convenzioni concordate, in linea con il diritto internazionale.
La Commissione stupefacenti, l'organo decisionale centrale delle Nazioni Unite su questo tema, terrà l'anno prossimo una revisione ad alto livello, per l’attuazione della dichiarazione politica e del Piano di azione sul problema mondiale della droga degli Stati membri. La nostra speranza è che gli Stati membri avranno l'opportunità di perseguire un approccio cooperativo coerente per affrontare le sfide che abbiamo di fronte collettivamente”.

Dall’altra parte, il Presidente Mujica non si tira indietro e raccoglie subito il guanto di sfida, senza tentennamenti; in settembre sarà all’ ONU accompagnato dal cancelliere Almagro e dal Presidente della Commissione nazionale per le droghe, Cánepa. Almogro ha dichiarato che Mujica vuole spiegarsi personalmente, e altre fonti segnalano che è sua intenzione confrontarsi con Obama, oltre che intervenire nell’ Assemblea generale ONU.

Mujica ha più volte sostenuto che la lotta al narcotraffico effettuata con metodi repressivi è fallita , ribadendo il bisogno di alternative per affrontare il peggior flagello dell’ America latina; in maggio uscirono alcune sue dichiarazioni nelle quali si diceva contrario all’uso di marihuana, ma che avrebbe preferito legalizzarlo affinchè non crescesse nell’ombra risultando ancora più dannoso per la popolazione. Ha poi chiarito che la marihuana è una piaga, però il narcotraffico è molto peggio, e per questo ha ideato un progetto con l’obiettivo di riguadagnare il controllo sulla circolazione di questo stupefacente. Queste alcune delle sue recenti parole sul tema
“Una cosa è un consumatore che si fuma un porro, un’altra è che cada nel vizio e nessuno gli tiri una corda”.
“Prima cosa, basta con la clandestinità; identificare ed avere un mercato alla luce del sole”.
 “Io sono antico, vecchio; mai nella mia vita ho provato un porro (sigaretta di canapa), però mi rendo conto, forzo i neuroni a ringiovanire e a rendersi conto di quale è la vita dei ragazzi … il consumo è così, dietro l’angolo, e ha dato vita a un mercato clandestino che tiene le sue feroci regole proprio per la sua clandestinità. E’ un monopolio di mafiosi, ci sono dati agghiaccianti”.
 “Quelli che consumano non danno retta ai consigli ma non per questo c’è da lasciarli alla mercè delle bande; sono attratti dall’avventura di comprare in giro dai narcotrafficanti  perché è una cosa proibita e clandestina.”
Il progetto di Mujica autorizza lo Stato a assumere il controllo e la regolazione delle attività di importazione, esportazione, piantagione, coltivazione, raccolto, produzione, acquisizione, lavorazione, commercializzazione e distribuzione della cannabis e dei suoi derivati.
Se, in ottobre e comunque entro la fine dell’anno, la legge passerà al Senato, come i numeri sembrerebbero indicare, la legge diventerà legge dello Stato dell'Uruguay. ONU permettendo.


02/08/13

LEGALIZZAZIONE? SÍ, GRAZIE. La Bolivia e la foglia di coca.

Evo Morales inaugura a La Paz una fabbrica di mate di coca e estevia
Il Presidente della Bolivia, Evo Morales, ha inaugurato il primo stabilimento per la lavorazione della coca, che tratterà la foglia per uso medicinale; si stima che l’impianto potrà lavorare 75.000 tonnellate l’anno per la produzione  di coca per infusi.  Morales ha ricordato la masticazione della foglia di coca su prescrizione medica, e come molte persone stiano combattendo il diabete con il suo uso – questo è del tutto dimostrato – ha detto.
All’inizio di questo anno la Bolivia ha ottenuto di essere riammessa alla Convenzione ONU sugli stupefacenti del 1961, salvaguardando l’ eccezione che permette la masticazione tradizionale delle foglia di coca nel paese.  L’Onu proibisce comunque l’esportazione, e Morales cerca appoggio in tale senso dai paesi dell’ ALBA (Allenaza boliviana dei paesi di America), che si riuniscono in assemblea in questi giorni in Ecuador in previsione di una zona economica comune.
Morales ha annunciato che nell’ Assemblea proporrà agli Stati membri l’acquisto della foglia di coca boliviana; l’ALBA è una piattaforma di integrazione delle nazioni dell’ America latina e del Caribe e comprende Ecuador, Venezuela, Bolivia, Cuba, Dominica, Nicaragua, San Vicente y las Granadinas, Antigua y Barbuda y Santa Lucía.
Morales ha anche sottolineato come la lotta per la difesa della foglia di coca abbia risvegliato politicamente e ideologicamente il popolo boliviano, a partire dalle zone di Yungas e da Cochabamba, i due principali luoghi di coltivazione.
“Il popolo si è risvegliato perché tutte le politiche di governo asservite all’imperialismo non facevano altro che parlare di coca zero, della coca che è cocaina, e dei produttori di coca come di tossicodipendenti. Il movimento contadino è stato criminalizzato e condannato all’incarcerazione; il dibattito che ne è scaturito per difendere la foglia di coca, e non la cocaina, ci ha permesso di orientarci ideologicamente." Nelle parole del Presidente boliviano, la lotta sindacale e i dibattiti hanno permesso che la Bolivia diventasse un riferimento mondiale per proposte sociali e  riforme strutturali; la battaglia per la foglia di coca ha permesso anche di identificare i nemici interni, quelli che arrivavano con l’intenzione di eradicare completamente la pianta di coca senza riconoscere l’identità culturale dei boliviani.

“Questa lotta per la foglia di coca ha permesso di identificare i nemici interni e i neo colonialisti, i neo invasori, come gli Stati Uniti, attraverso le Agenzie antidroga e le basi militari nordamericane”, ha concluso, dimostrando, ancora una volta, come sia facile strumentalizzare il dibattito sulle droghe in senso politico e ideologico, da qualunque parte lo si guardi.
Questa prima impresa statale di coca potrà contare anche sull'appoggio economico della Unione Europea.

01/08/13

LEGALIZZAZIONE? SÍ, GRAZIE. IL CASO DELL’URUGUAY

“Il Governo uruguayano ha ottenuto ieri la prima approvazione, alla Camera dei Deputati, della legalizzazione della canapa per uso ricreativo, medicinale e industriale”.
Questa la notizia; arriva dunque in porto il progetto di Mujica, Presidente dell’ Uruguay, che da qualche tempo propone un modello di produzione di Stato per la marihuana, come viene chiamata, cioè, per la canapa. La visione iniziale del Presidente è stata modificata in corso di dibattito, che ha visto anche forti voci contrarie al monopolio di Stato; la legge approvata alla Camera ieri consente "il commercio di un massimo di 40 grammi mensili di marihuana attraverso la rete delle farmacie. Per poter effettuare l'acquisto, il consumatore deve essere registrato, però la sua identità è tutelata dalla legge sulla protezione dei dati"; è permessa la coltivazione personale “di un massimo di sei piante di canapa per ogni nucleo familiare e la produzione collettiva della droga in club da un minimo di 15 a un massimo di 45 soci”.
Altri paesi dell’ America latina hanno espresso dissenso per questa iniziativa, rimproverando a Mujica di agire individualmente senza coordinarsi con il movimento per la revisione delle Convenzioni ONU, che va crescendo in quella zona, come in altre parti del mondo.
Nonostante che il risultato alla Camera uruguayana si sia giocato su un voto solo, e nonostante che i sondaggi indichino come la maggior parte della popolazione sia contraria, la legge ha buone possibilità di passare anche in Senato, dove il Governo sembra avere una solida maggioranza.

Dopo i referendum in Colorado e Washington, che hanno visto vincere un primo tentativo di legalizzazione della cannabis per uso ludico, oltre che medicinale, il risultato di ieri può ben essere appuntato fra le stellette che la battaglia antiproibizionista inizia ad avere; piccoli passi, ma finalmente nella giusta direzione.