L'anno che si chiude si aprì sulle belle speranze della legalizzazione in Uruguay,
della caduta della Fini Giovanardi, della felice progressione dei risultati
referendari negli Stati Uniti, confermata anche questo novembre in Alaska,
Oregon e Washington D.C.
Ma la spinta, se non antiproibizionista,
almeno legalizzatrice e di revisione delle leggi sulle droghe, per quanto
ascendente, non riesce ad arginare la corsa di uno dei business ciminali maggiori
del mondo.
Non bastando
dunque i bassifondi delle grandi città formicolanti di un popolo malridotto composto da tossicodipendenti, piccoli
criminali, psicopatici, stretti insieme dalla miseria e dallo stigma della
illegalità;
non bastando le prigioni sovraffollate da
prigionieri rei di “reati non violenti legati ad uso di droghe”, come dicono
negli States, o di reati senza vittima, come hanno sempre
detto i liberali; in particolare, in
Italia, non bastando l'evidenza
di come la maggior parte dei suicidi in carcere fossero detenuti per reati
connessi agli stupefacenti;
non bastando le disgrazie del
proibizionismo e del suo incontrollato corollario di apprendisti stregoni di
nuove droghe, sintetiche, derivate, surrogate e affatturate;
non bastando tutto ciò, unito alle corpose documentazioni che da qualche anno ormai
indicano la necessità di rivedere le politiche sulle droghe a livello mondiale,
nazionale e locale,
nel 2014 abbiamo visto
riconosciuti
ufficialmente, nei rapporti della DEA
e dai media di mezzo mondo, gli stretti legami del terrorismo col narcotraffico, tanto da coniarsi il
termine di narcoterrorismo o narcojihadismo;
il fallimento definitivo della militarizzazione sconsiderata
legata alla war on drugs, delle “scuole speciali”; attraverso i
fatti di Ferguson, e tutto quello che ha preceduto
e seguito Ferguson, come la guerra alla droga sia diventata una persecuzione
violenta a carico delle minoranze sociali e razziali;
la crisi delle migliaia di minori latinoamericani rifugiati alla
frontiera con gli Stati Uniti, in fuga dalla violenza crescente delle maggiori
città centro e sudamericane, connessa alla guerra tra narcos ed eserciti, guerra
con numerosissimi episodi di
complicità e di corruzione;
scoppiare e crescere la crisi messicana, dalle rivolte delle milizie popolari in gennaio, fino agli
ennesimi desaparicidos di settembre, 43 studenti consegnati dal sindaco di
Iguala e dalla polizia ai narcos.
Quindi, per il 2015, buon anno di lotta che continua J
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