Stasera, venerdì 4 gennaio 2013, alle 22.30. su www.liberi.tv, inizia il nuovo anno di Leggera Euforia, il programma più antiproibizionista che ci sia; notizie dal mondo antiproibizionista, aggiornamenti dalla war on drugs, chat in diretta, politica e fantasia :)
04/01/13
03/01/13
Notizie dal fronte della war on drugs - Africa - 11 dicembre 2012
Traccia della trasmissione andata in onda su Radio
Radicale il 11/12/2012
Come dicevamo altre volte, e come
abbiamo visto in molte parti del mando, dalla mezzaluna d’oro asiatica ai
territori andini, emerge anche nel continente africano l’identificazione di quelli che gli stati
uniti chiamano “king pin”, cioè i cosiddetti signori della droga, con gruppi
terroristici e rivoltosi, fra narcotrafficanti e contrabbandieri di armi.
Particolarmente preoccupante è il coinvolgimento sospetto di Al Qaidi nel
Maghreb Islamico (AQIM) e del gruppo islamico terrorista della Nigeria, Boko
Haram, che potrebbero essere coinvolti nel traffico per finanziare le loro
attività, secondo un rapporto pubblicato lo scorso anno dalla US Drug
Enforcement Administration.
Un articolo uscito il 14
novembre, su Meridiani, ci informa della crescente collaborazione fra i vari
gruppi terroristici che operano in Africa: “La fitta rete del terrore che
innerva l’Africa occidentale mette in connessione i militanti di Boko Haram con
i più attivi e minacciosi gruppi fondamentalisti del Sahel e del Centrafrica.
Una rete fatta di scambi di conoscenze pratiche, di combattenti addestrati e di
un’indefessa opera di intelligence e di condivisione di principi ideologici. Il
rischio di una collaborazione più stretta tra Boko Haram (movimento nigeriano),
Aqmi (al Qaeda nel Maghreb Islamico), Mujao (Movimento per l’unicità del jihad
nell’Africa occidentale), Ansar Eddine (movimento tuareg salafita) e gli
Shabaab della Somalia e’ paventato da anni, fin da quando le prime voci
sull’addestramento di combattenti nigeriani nei campi maliani, somali e
yemeniti iniziavano a circolare fra le autorità. L’accresciuta collaborazione
tra gli Stati della regione saheliana nelle operazioni anti-terrorismo ha
spinto le organizzazioni fondamentaliste verso un maggiore coordinamento, in
modo da sopperire anche all’indebolimento dell’azione coesiva di al Qaeda.
L’unione degli sforzi fra i vari movimenti fondamentalisti non tende però alla
creazione di un’organizzazione transnazionale, quanto piuttosto al
rafforzamento cooperativo dei vari attori locali, riuniti in un vero e proprio
network dall’imprevedibile potenza d’impatto”.
Vediamo dunque il coinvolgimento
di questi gruppi con il narcotraffico, e iniziamo dal Mujao (Movimento per
l’unicità del jihad nell’Africa occidentale), descritto così da un reporter
francese sul sito Temps reel: “Grande reporter,
Jean-Paul Mari rientra da Bamako, dove è andato per un reportage per
conto del “Nouvel Observateur", al fine di tentare di svelare la realtà
del nord del Mali. Quattro organizzazioni controllano il nord del Mali: la più
conosciuta e la più minacciosa è AQMI, Al Qaeda nel Magreb Islamico, con il
MUJAO, la sua escrescenza mafiosa, specializzata in narcotraffico”.
Sul Globalist L’argomento viene
approfondito: “A un anno dai rapimenti
dei cooperanti europei, Il Fronte polisario non riesce a capacitarsi, un anno
dopo l'operazione di Tindouf, che il Mujao (Movimento per l'unicità e il jihad
nell'Africa occidentale) sia potuto penetrare nei campi profughi l'operazione
del sequestro di tre cooperanti a Tindouf non avrebbe potuto realizzarsi senza
una complicità all'interno degli accampamenti. Perché i terroristi sono venuti
dal Mali, hanno attraversato la frontiera mauritana per entrare in Algeria e
raggiungere di notte i campi di Rabbouni. Le autorità sahrawi non negano che ci
sia stata una collaborazione con elementi all'interno dei campi. «I
narcotrafficanti che si trovano nella zona sono stati utilizzati dai gruppi
terroristi al di fuori dei campi per facilitare la penetrazione nei luoghi dove
sono stati rapiti gli europei», afferma un alto responsabile della sicurezza
del Fronte polisario. «I narcotrafficanti, con la complicità delle guardie
militari marocchine, approfittano di passaggi che permettono loro di far uscire
la droga con veicoli e di consegnarla ad altri gruppi che arrivano dalla
Mauritania e la trasportano verso il Mali», spiega Abdelhay Emmay. il
comandante della prima legione della seconda regione militare dei territori
liberati del Sahara occidentale. Si tratta di centinaia di brecce aperte
momentaneamente e poi richiuse lungo i 2.400 chilometri di muro. Create
inizialmente per il traffico di sigarette, poi di droga, poi per l'immigrazione
clandestina di africani verso l'Europa, sono utilizzate ora anche per far passare
i terroristi”.
Su Le Matin si trova poi un altro
approfondimento dal titolo “Sahel, quando la sharia benedisce i
narcotrafficanti”. “La connessione tra i gruppi terroristi armati che occupano
il nord del Mali e la rete del contrabbando e dei narcotrafficanti è così
stretta che sarebbe ingenuo prendere per oro colato la recente dichiarazione
del capo terrorista di Ansar Eddine, Iyad Ag Ghali, che ha detto di voler
interrompere il contrabbando di droga e di sigarette sul terriotrio di Azawad,
che occupa da sei mesi insieme ad Al Qaeda nel Magreb Islamico e al MUJAO.
Secondo le informazioni pubblicate questo sabato da diversi siti africani, il
capo di Ansar Eddine (mentre due delegazioni stanno seguendo, a Algeri e a
Ouagadougou, negoziazioni per l’uscita dalla crisi nel nord del Mali) ha
dichiarato a margine della chiusura delle esercitazioni militari organizzate a
Kidal, che “il contrabbando è interdetto nell’Azawad”, sottolineando come
“tutti i contrabbandieri dispongano di un termine di tre settimane per cessare
la loro attività.” Intanto, a Algeri e a Ouagadougou, le sue delegazioni persistono e firmano. Per Ansar Eddine non si
pone la questione se combattere AQMI, “dei musulmani come noi”, ha affermato il
capo della delegazione che ha reiterato la sua vicinanza ideologica e militare
all’organizzazione di Abdelmalek Droukdel et Mokhtar Belmokhtar , che sono a
capo di un importante rete di
narcotrafficanti, rete fondata sul mercato delle sigarette americane Marlboro. Iyad
Ag Ghali stesso deve la sua ascesa “politica” alle potenti organizzazioni di
narcotrafficanti . che gli hanno permesso di trovarsi in possesso di una immensa
fortuna, con la complicità di Algeri e Bamako. La dichiarazione, intervenuta
nel corso del dialogo che il suo gruppo porta avanti a Algeri e a Ouagadougou serve a “moralizzare” in
superficie la sharia e ad offrire alle autorità algerine e mauritane un aspetto
presentabile, destinato ad una operazione di facciata che non regge davanti
alla natura dell’ islamo-gangsterismo di Ansar Eddine. In realtà, dopo la sua
occupazione di Timbuctu, dove si continua ad applicare la sharia, non si è
fatto altro che attaccare una popolazione senza difese. Sono stati distrutti un
certo numero di piccoli commercianti di alcol, proibito il consumo del tabacco
in nome della sharia ma non si sono colpiti i grandi trafficanti di droga e di
sigarette che sono controllati per conto degli “emiri” algerini di AQMI”.
Dai legami tra narcotrafficanti e
terroristi passiamo ora a quelli tra narcotrafficanti e vertici politici; su
mali Actualité si descrivono i rapporti fra il Presidente del Mali, deposto nel
marzo 2012, Amadou Toumani Touré, e le organizzazioni criminali che gesticono
il traffico di cocaina. “Generali dell’esercito del Mali, uomini politici, eletti
locali, sono tutti coinvolti in un traffico di droga. Un rapporto
ultraconfidenziale dei servizi segreti americani ha da poco rivelato che nove
generali del Mali sono stati implicati nel traffico di cocaina nel Sahara. Il
barone in capo di questa rete altri non sarebbe che l’ex presidente della
repubblica Amadou Toumani Touré. Il coinvolgimento di sua moglie nell’affare
“Air Cocaine”, è la prova perfetta dell’esistenza della criminalità organizzata
ai vertici del potere. Ma c’è di peggio. Fra il gennaio 2006 e il maggio 2008
sono stati sequestrati 284 chili di cocaina in Europa, all’arrivo di voli
provenienti dal Mali, il che situa il paese al quarto posto dell’ Africa
dell’ovest. A livello di numero di trafficanti arrestati all’arrivo in Europa,
l’aeroporto di Bamako fornisce il secondo contingente dell’Africa occidentale,
soprpassato soltanto da quello di Conakry, un piazzamento molto sproporzionato
in rapporto all’importanza del traffico aereo tra Mali e Europa. Il rapporto
del GRIP (Gruppo di informazione e ricerca sulla pace e sulla sicurezza) non
lascia dubbi: il Mali, fuori dalle rotte principali e senza interesse particolare
per i passeggeri è divenuto, così come
la Mauritania e il Niger, paese di massiccio transito; i sequestri negli
aereoporti europei non sono che la cima di un iceberg di cocaina che va a giro
tranquillamente lungo il deserto sahariano. In pieno Sahara, a Tinzaouatine, vicino
alla frontiera algerina, 750 chili di cocaina sono stati abbandonati dai
contrabbandieri che sono fuggiti attraverso la frontiera algerina; e che dire
di “Air Cocaine”, e dei suoi andirivieni quotidiani che non sono di centinaia
di chili ma tonnellate. In almeno due casi, alcuni notabili di Gao e di Tarkint
erano presenti agli atterraggi, e a Kayes era l’esercito che presidiava una
pista improvvisata per ricevere quattro tonnellate di cocaina. Nelle varie ramificazioni
delle inchieste si trovano implicati cittadini marocchini, francesi, spagnoli,
del mali e altro. Le autostrade sahariane della cocaina sono già un classico e
sottolineano perfettamente i legami esistenti fra i narcotrafficanti
latinoamericani, i belligeranti (Polisario, Tuareg, ecc.), gli islamisti di
AQMI e i loro adepti, e infine le forze armate e gli attori politici ed
economici della regione. Questi ultimi e le forze armate hanno sempre agito
nella quasi totale impunità: Georges Berghezan di GRIP sottolinea, in una
intervista al quotidiano Libre Belgique che ci sono stai, all’inizio del 2010,
numerosissimi atterraggi di trasporti di droga a Kidal, Gao, Timbuctù. Durante
l’incidente di Tarkint, secondo l’ambasciata degli Stati Uniti, i servizi segreti
del Mali avevano circondato la zona e ai servizi antidroga non è stato permesso
l’accesso. Di una dozzina di persone arrestate, la maggior parte sono state già
liberate. Le molteplici joint venture fra criminalità organizzata, banditi
carovanieri, islamisti trafficanti di esseri umani, uomini di affari, militari,
politici, liberatori e altri rivoluzionari, mirano essenzialmente al controllo
del traffico di droga. Dietro le rivoluzioni, i colpi di Stato, le liberazioni
dei territori, e altre azioni armate, c’è il disegno in filigrana di diverbi,
litigi, divisioni, contestazioni e controllo delle vie di un traffico che
genera annualmente numerosi miliardi di dollari. La presenza militare USA e
francese, decentrata e più che altro costiera, pare perfettamente inefficace,
malgrado gli sforzi di un dirigente locale delle forze speciali, Christian
Rouyer e di tutta la tecnologia americana. Tanto più che i “barbuti” e gli
uomini di affari di questi due paesi giocano spesso su più tavoli e non
disdegnano la manna che viene dal cielo latinoamericano”.
Per concludere, leggiamo alcune
notizie sul coinvolgimento delle banche africane nel riciclaggio dei proventi
di questo vasto traffico. Le banche che operano in Ghana sono stati invitate a
intensificare i loro sforzi nella lotta contro il riciclaggio di denaro e il
finanziamento del terrorismo, per scongiurare che il paese sia messo di nuovo
nella “black kist”. Parlando alla apertura della filiale Westland della
Standard Chartered Bank in Accra, Nicholas Okoe Sai, Advisor della Banca del
Ghana (BOG) ha detto che la Banca centrale e altre istituzioni competenti
garantiscono che sono state adeguate le normative e sono state prese misure per
scongiurare il reinserimento nella “black list”. Le azioni intraprese includono
la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità
organizzata transnazionale e l’ emanazione dei regolamenti anti-terrorismo del
2012. "Non dobbiamo rinnegare le nostre responsabilità, ciò di cui la
Banca del Ghana ha bisogno è che tutte
le banche e gli intermediari finanziari forniscano un'efficace cooperazione e
collaborazione", ha detto Sai. Lo scorso febbraio il Ghana era stato messo
sulla lista dei paesi che non hanno norme internazionali per prevenire il
riciclaggio di denaro. Tuttavia, il Gruppo di azione finanziaria aveva
cancellato il Ghana dalla lista nera, citando con soddisfazione le misure
adottate dal Centro di informazione finanziaria del paese, dopo il lancio di
orientamenti in materia di antiriciclaggio per i vari bracci del settore
finanziario delle banche, delle assicurazioni e del mercato dei capitali . Sai
ha detto che la rimozione del Ghana dalla lista nera è stata molto
incorraggiante e ha esortato le banche a mettere in atto misure per fermare le
transazioni illegali. Parlando della ricapitalizzazione delle banche, ha detto che
dal 2008 la maggior parte delle banche hanno aumentato il loro capitale al
livello minimo richiesto di GH ¢ 60 milioni, tutte, tranne cinque. "Delle
cinque banche rimanenti, quattro hanno presentato piani di capitalizzazione credibili".
02/01/13
Notizie dal fronte della war on drugs - Africa - 12 novembre 2012
Traccia della trasmissione andata in onda su Radio
Radicale il 12/11/2012
Abbiamo visto come le rotte del
narcotraffico portino dai campi di oppio del sud dell’ Afghanistan alle coste
di Makran (sul Mar arabico poco ad est del golfo di Oman), attraverso il Pakistan; i trafficanti
trasportano eroina per un valore di circa 20 miliardi l’anno, secondo le stime
ONU. Abbiamo visto le rotte che dall’America latina portano cocaina e altro, per
via navale ed aerea, in Africa occidentale; un approfondimento, su come l’Africa
centrale sia diventata un centro di smistamento, di trattative, un punto nodale
del narcotraffico, lo si trova in un articolo pubblicato il 26 ottobre sul
Seattle Times: “L'arresto di un nigeriano per presunto contrabbando di eroina mette
in evidenza ciò che i funzionari definiscono come il problema crescente del traffico
di droga in Africa centrale. La notizia giunge da Douala, una cittadina
marittima e centro economico del Camerun: l’arrestato. 28 anni, è apparso in
tribunale a Douala, per rispondere alle accuse di traffico internazionale di
droga. Fermato dalla polizia al Douala
International Airport poco dopo l'arrivo su un volo Kenya Airways, è stato
formalmente accusato di possesso di 7 kg (15 libbre) di eroina e rischia fino a
10 anni di reclusione. Parlando a The Associated Press dalla sua cella ha negato le accuse, ha insistito che è un
ricco uomo d'affari nigeriano e che ha
volato a Bujumbura, Burundi, via Nairobi, Kenya, il 18 ottobre per visitare un
amico. "Non so che ha messo la droga nella mia borsa. Non so se è nella
mia camera d'albergo in Bujumbura che mi hanno fatto questo. Nella mia vita,
non ho mai usato droga. Non so niente di droga. Sono tornato in Camerun per
vedere uno dei miei amici, tutto qui, e ora mi trovo in tutto questo casino. E
'una trappola ", ha sostenuto. Nonostante le sue smentite, è solo uno di
un numero crescente di sospetti trafficanti di droga, secondo il pubblico
ministero e i servizi doganali e di polizia. L'arresto è l'ultimo di una serie in
costante aumento negli ultimi mesi che mostrano come il Camerun e l'Africa
centrale stiano rapidamente diventando una zona di transito e di mercato per i
cartelli della droga del Sud America, secondo il comandante della polizia di
frontiera, Biloa. C'è stato un drammatico aumento dei sequestri di cocaina ed
eroina, pari a centinaia di chili, secondo i dati della polizia di frontiera e i
servizi doganali nei porti aerei e marittimi nella regione. Si tratta di un
aumento significativo dai pochi grammi un paio di anni fa. La vicina regione
del West Africa è già un affermato punto di transito verso l'Europa per i
trafficanti sudamericani, secondo un rapporto pubblicato nel luglio da
funzionari dell'Interpol. Secondo loro si conferma che l'Africa Centrale non
solo sta rapidamente diventando un passaggio per la droga dal Sud America, ma
anche un mercato per il consumo. "Qualche decennio fa, i sequestri erano
pari a zero - dice Lawrence Tang Enow, sovrintendente Senior della polizia e
Amministratore della Formazione Interpol regionale in Camerun - Dopo qualche tempo,
abbiamo iniziato a trovare qualche grammo. Ora abbiamo una situazione in cui
l'anno scorso abbiamo sequestrato 140 chilogrammi (308 libbre), solo
all'aeroporto internazionale Douala Airport." I rapporti, basati sui dati
delle polizie doganali, mostrano una crescita di sequestri di cocaina ed eroina
e un crescente numero di arresti di spacciatori. I cartelli sudamericani e i
loro complici locali, hanno trasformato l'Africa centrale in un trampolino di
lancio per tutta la cocaina per l'Europa, sfruttando le debolezze locali, come i
i controlli carenti nei porti, gli scarsi dispositivi di controllo dei
viaggiatori e la corruzione endemica dei
servizi doganali. Nel mese di febbraio, l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la
droga e il crimine, UNODC, ha stimato che il contrabbando di cocaina in Africa
occidentale e centrale genera attualmente circa 900.000 milioni dollari l'anno”.
Come dicevamo anche altre volte,
e come abbiamo visto in molte parti del mando, dalla mezzaluna d’oro asiatica
ai territori andini, emerge anche qui l’identificazione di quelli che gli Stati
Uniti chiamano king pin, cioè i cosiddetti signori della droga, con gruppi
terroristici e rivoltosi, fra narcotrafficanti e contrabbandieri di armi.
Prosegue infatti l’articolo: “Particolarmente preoccupante è il coinvolgimento
sospetto di Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) e del gruppo islamico
terrorista della Nigeria, Boko Haram, che potrebbero essere coinvolti nel
traffico per finanziare le loro attività, secondo un rapporto pubblicato lo
scorso anno dalla US Drug Enforcement Administration.
A proposito della setta islamista
Boko Haram, le agenzie riportano come due settimane fa sia stato arrestato un
membro del gruppo e come un senatore in carica, Ahmed Khalifa Zanna, e un ex
governatore della regione di Borno si gettino addosso la colpa l’un con l’altro
di averlo ospitato. Afferma il senatore, che è zio del presunto terrorista
islamico arrestato: “Non sapevo che fosse affiliato ai Boko Haram, so solo che
era un tossicodipendente”.
"Quando arriva il
narcotraffico, influenza la politica dei paesi, delle attività criminali e la
corruzione. Si tratta di un problema molto serio - ha detto Conrad Atefor
Ntsefor, funzionario Interppol presso l'Ufficio regionale per l'Africa nella
capitale del Camerun, Yaoundà”. Secondo lui, i cartelli ricchi e potenti, i cui
conti bancari a volte fanno impallidire i bilanci pubblici di alcuni paesi
africani, possono facilmente corrompere i funzionari di governo. E appunto
oltre al nesso tra narcotraffico e terrorismo, insiste nelle notizie il
continuo legame, a volte sospetto, ma più spesso acclarato, tra narcotraffico e
alti livelli della politica.
L’ Ufficio dell’ Interpol per L'Africa
centrale ha lavorato con la polizia di paesi diversi e con i servizi doganali
per unire e coordinare le strategie di intervento, rafforzare le banche dati
sui movimenti e le attività dei sospetti e incoraggiare la condivisione
tempestiva di informazioni per facilitare la cattura dei narcotrafficanti. Gli
sforzi regionali di repressione periodici vengono organizzati congiuntamente in
Africa occidentale e centrale e in America latina dall’ organo mondiale delle
dogane, dall’ UNODC e dall’Interpol. Tra novembre e dicembre 2011, una sola
operazione, messa in scena in 25 aeroporti in West-Africa centrale e in
Brasile, ha portato all'arresto di circa 50 indagati, il sequestro di oltre 500
chilogrammi di cocaina, eroina, anfetamine, pistole, medicinali contraffatti,
avorio e oltre 3,2 milioni di dollari in contanti.
Su All Africa del 9 novembre, è uscito un articolo che riguarda
il crescente consumo di droghe, in Tanzania. Nel paese è aumentato il numero di
persone che utilizzano siringhe, Dar es Salaam da sola ha raggiunto un record
di 15.000; il segretario di Stato presso l'Ufficio del Primo Ministro, William
Lukuvi, ha parlato in conferenza stampa delle tendenze attuali; Lukuvi ha detto
che una ricerca condotta nel 2011 ha dimostrato come l'abuso di droga sia aumentato,
insieme al rischio di contrarre l'HIV / AIDS. Ha detto che dalla ricerca è
emerso che 51,7 per cento dei tossicodipendenti che fanno uso di siringhe sono
risultati sieropositivi, costringendo il governo a intensificare gli sforzi
nella lotta contro il vizio. Nonostante gli sforzi del governo
per porre fine alla piaga, il signor Lukuvi ha osservato che il paese non ha
leggi che scoraggino gli spacciatori di droga, notando che il suo ministero
prevede di presentare un progetto di legge in Parlamento nel tentativo di
rafforzare la guerra contro la droga. "Le leggi esistenti sono troppo
deboli per affrontare il problema, visto che il business è redditizio, abbiamo
bisogno di leggi che impongano pene severe e di farla finita di multare persone
che vendono la droga ", ha detto Lukuvi. Ha aggiunto che un chilo di
cocaina ed eroina sul mercato della Tanzania costano la metà che in Sud Africa
e un terzo che negli Stati Uniti. Il ministro ha anche detto che la quantità di
cocaina sequestrata è aumentato da 63 kg nel 2010 a 126 nel 2011, con un
incremento del 100 per cento, il che dimostra che le agenzie antidroga sono
diventati più vigili. I sequestri dello scorso anno dimostrano che il traffico
di droga è aumentato anche nel paese, aggiungendo che la quantità di cocaina ed
eroina sequestrata nel 2011 è aumentata di dieci volte rispetto agli ultimi 10
anni. "Per esempio, nel 2001, ci fu
un totale di 412 sospetti, arrestati con 8 chili di cocaina, rispetto ai 20
sospetti arrestati nel 2011 con 264 chilogrammi di cocaina. " L’unità che dirigo per la
lotta contro la droga è come se fosse senza denti, stiamo pensando di avere un
organo più potente che ci possa consentire di intensificare la lotta", ha detto
Lukuvi, aggiungendo che è difficile vincere la lotta contro l'abuso di droga e il
traffico di droga con l'aiuto dell’opinione pubblica.
Un approccio del tutto
proibizionista ed autoritario quindi; anche se i numeri del suo paese
dovrebbero farlo riflettere, perchè il 51,7 di tossicodipendenti affetti da HIV
è una percentuale disastrosa, tipica dei paesi che hanno adottato un approccio
poliziesco e giudiziario nei confronti della tossicodipendenza, per una serie
di motivi che sono ben espressi nel secondo rapporto della Global Commission. Intitolato
appunto, “Come le politiche sulle droghe incrementano la pandemia di HIV e AIDS”;
evidenza che salta agli occhi proprio nel continente africano.
Una segnalazione, infine:
digitando War on drugs e Africa alla ricerca delle agenzie ho trovato numerose
recensioni del libro uscito, anche in Italia, a ottobre, Africa and the war on
drugs, di Neil Carriers, antropologo e accademico di studi africani, e Gernot Klantsgnig,
dell’ Università di Nottingham per gli studi politici. Il libro affronta il
tema di come i terroristi islamici, con interessi nel traffico di cocaina, abbiano
preso il sopravvento nord del Mali. Alimentati da narco-dollari, stanno
minacciando di produrre ulteriore caos ulteriormente. I due autori, entrambi
docenti universitari con una vasta esperienza nella ricerca sul traffico di
droga in Africa orientale e occidentale, rispettivamente, discutono una vasta
gamma di questioni pertinenti provenienti da diverse parti dell'Africa
sub-sahariana in 138 pagine di testo. Un approccio polemico, nei loro intenti.
Il suo obiettivo dichiarato è la guerra alla droga, che ha avuto inizio quando
il presidente Richard Nixon ha dichiarato "guerra totale" in America
"al nemico pubblico numero uno", nel 1972. La guerra alla droga
condotta dai successivi governi degli Stati Uniti, per 40 anni, non è riuscita
a eliminare il consumo di droga negli Stati Uniti. Distruggere la produzione di
droga in una zona spinge semplicemente il prezzo delle droghe sui mercati del
consumo, creando così maggiori profitti per i rivenditori. L'interruzione di un
percorso di alimentazione induce gli operatori a trovarne una nuova. Producendo
l’effetto, forse il più dannoso, di spingere le élites al potere in alcuni
Stati a sviluppare stretti legami con criminali; attraverso la guerra alla
droga i trafficanti di droga fanno causa comune con i politici.
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