03/01/13

Notizie dal fronte della war on drugs - Africa - 11 dicembre 2012

Traccia della trasmissione andata in onda su Radio Radicale il 11/12/2012



Come dicevamo altre volte, e come abbiamo visto in molte parti del mando, dalla mezzaluna d’oro asiatica ai territori andini, emerge anche nel continente africano  l’identificazione di quelli che gli stati uniti chiamano “king pin”, cioè i cosiddetti signori della droga, con gruppi terroristici e rivoltosi, fra narcotrafficanti e contrabbandieri di armi. Particolarmente preoccupante è il coinvolgimento sospetto di Al Qaidi nel Maghreb Islamico (AQIM) e del gruppo islamico terrorista della Nigeria, Boko Haram, che potrebbero essere coinvolti nel traffico per finanziare le loro attività, secondo un rapporto pubblicato lo scorso anno dalla US Drug Enforcement Administration.

Un articolo uscito il 14 novembre, su Meridiani, ci informa della crescente collaborazione fra i vari gruppi terroristici che operano in Africa: “La fitta rete del terrore che innerva l’Africa occidentale mette in connessione i militanti di Boko Haram con i più attivi e minacciosi gruppi fondamentalisti del Sahel e del Centrafrica. Una rete fatta di scambi di conoscenze pratiche, di combattenti addestrati e di un’indefessa opera di intelligence e di condivisione di principi ideologici. Il rischio di una collaborazione più stretta tra Boko Haram (movimento nigeriano), Aqmi (al Qaeda nel Maghreb Islamico), Mujao (Movimento per l’unicità del jihad nell’Africa occidentale), Ansar Eddine (movimento tuareg salafita) e gli Shabaab della Somalia e’ paventato da anni, fin da quando le prime voci sull’addestramento di combattenti nigeriani nei campi maliani, somali e yemeniti iniziavano a circolare fra le autorità. L’accresciuta collaborazione tra gli Stati della regione saheliana nelle operazioni anti-terrorismo ha spinto le organizzazioni fondamentaliste verso un maggiore coordinamento, in modo da sopperire anche all’indebolimento dell’azione coesiva di al Qaeda. L’unione degli sforzi fra i vari movimenti fondamentalisti non tende però alla creazione di un’organizzazione transnazionale, quanto piuttosto al rafforzamento cooperativo dei vari attori locali, riuniti in un vero e proprio network dall’imprevedibile potenza d’impatto”.

Vediamo dunque il coinvolgimento di questi gruppi con il narcotraffico, e iniziamo dal Mujao (Movimento per l’unicità del jihad nell’Africa occidentale), descritto così da un reporter francese sul sito Temps reel: “Grande reporter,  Jean-Paul Mari rientra da Bamako, dove è andato per un reportage per conto del “Nouvel Observateur", al fine di tentare di svelare la realtà del nord del Mali. Quattro organizzazioni controllano il nord del Mali: la più conosciuta e la più minacciosa è AQMI, Al Qaeda nel Magreb Islamico, con il MUJAO, la sua escrescenza mafiosa, specializzata in narcotraffico”.

Sul Globalist L’argomento viene approfondito:  “A un anno dai rapimenti dei cooperanti europei, Il Fronte polisario non riesce a capacitarsi, un anno dopo l'operazione di Tindouf, che il Mujao (Movimento per l'unicità e il jihad nell'Africa occidentale) sia potuto penetrare nei campi profughi l'operazione del sequestro di tre cooperanti a Tindouf non avrebbe potuto realizzarsi senza una complicità all'interno degli accampamenti. Perché i terroristi sono venuti dal Mali, hanno attraversato la frontiera mauritana per entrare in Algeria e raggiungere di notte i campi di Rabbouni. Le autorità sahrawi non negano che ci sia stata una collaborazione con elementi all'interno dei campi. «I narcotrafficanti che si trovano nella zona sono stati utilizzati dai gruppi terroristi al di fuori dei campi per facilitare la penetrazione nei luoghi dove sono stati rapiti gli europei», afferma un alto responsabile della sicurezza del Fronte polisario. «I narcotrafficanti, con la complicità delle guardie militari marocchine, approfittano di passaggi che permettono loro di far uscire la droga con veicoli e di consegnarla ad altri gruppi che arrivano dalla Mauritania e la trasportano verso il Mali», spiega Abdelhay Emmay. il comandante della prima legione della seconda regione militare dei territori liberati del Sahara occidentale. Si tratta di centinaia di brecce aperte momentaneamente e poi richiuse lungo i 2.400 chilometri di muro. Create inizialmente per il traffico di sigarette, poi di droga, poi per l'immigrazione clandestina di africani verso l'Europa, sono utilizzate ora anche per far passare i terroristi”.

Su Le Matin si trova poi un altro approfondimento dal titolo “Sahel, quando la sharia benedisce i narcotrafficanti”. “La connessione tra i gruppi terroristi armati che occupano il nord del Mali e la rete del contrabbando e dei narcotrafficanti è così stretta che sarebbe ingenuo prendere per oro colato la recente dichiarazione del capo terrorista di Ansar Eddine, Iyad Ag Ghali, che ha detto di voler interrompere il contrabbando di droga e di sigarette sul terriotrio di Azawad, che occupa da sei mesi insieme ad Al Qaeda nel Magreb Islamico e al MUJAO. Secondo le informazioni pubblicate questo sabato da diversi siti africani, il capo di Ansar Eddine (mentre due delegazioni stanno seguendo, a Algeri e a Ouagadougou, negoziazioni per l’uscita dalla crisi nel nord del Mali) ha dichiarato a margine della chiusura delle esercitazioni militari organizzate a Kidal, che “il contrabbando è interdetto nell’Azawad”, sottolineando come “tutti i contrabbandieri dispongano di un termine di tre settimane per cessare la loro attività.” Intanto, a Algeri e a Ouagadougou, le sue delegazioni  persistono e firmano. Per Ansar Eddine non si pone la questione se combattere AQMI, “dei musulmani come noi”, ha affermato il capo della delegazione che ha reiterato la sua vicinanza ideologica e militare all’organizzazione di Abdelmalek Droukdel et Mokhtar Belmokhtar , che sono a capo di un importante  rete di narcotrafficanti, rete fondata sul mercato delle sigarette americane Marlboro. Iyad Ag Ghali stesso deve la sua ascesa “politica” alle potenti organizzazioni di narcotrafficanti . che gli hanno permesso di trovarsi in possesso di una immensa fortuna, con la complicità di Algeri e Bamako. La dichiarazione, intervenuta nel corso del dialogo che il suo gruppo porta avanti a Algeri  e a Ouagadougou serve a “moralizzare” in superficie la sharia e ad offrire alle autorità algerine e mauritane un aspetto presentabile, destinato ad una operazione di facciata che non regge davanti alla natura dell’ islamo-gangsterismo di Ansar Eddine. In realtà, dopo la sua occupazione di Timbuctu, dove si continua ad applicare la sharia, non si è fatto altro che attaccare una popolazione senza difese. Sono stati distrutti un certo numero di piccoli commercianti di alcol, proibito il consumo del tabacco in nome della sharia ma non si sono colpiti i grandi trafficanti di droga e di sigarette che sono controllati per conto degli “emiri” algerini di AQMI”.

Dai legami tra narcotrafficanti e terroristi passiamo ora a quelli tra narcotrafficanti e vertici politici; su mali Actualité si descrivono i rapporti fra il Presidente del Mali, deposto nel marzo 2012, Amadou Toumani Touré, e le organizzazioni criminali che gesticono il traffico di cocaina. “Generali dell’esercito del Mali, uomini politici, eletti locali, sono tutti coinvolti in un traffico di droga. Un rapporto ultraconfidenziale dei servizi segreti americani ha da poco rivelato che nove generali del Mali sono stati implicati nel traffico di cocaina nel Sahara. Il barone in capo di questa rete altri non sarebbe che l’ex presidente della repubblica Amadou Toumani Touré. Il coinvolgimento di sua moglie nell’affare “Air Cocaine”, è la prova perfetta dell’esistenza della criminalità organizzata ai vertici del potere. Ma c’è di peggio. Fra il gennaio 2006 e il maggio 2008 sono stati sequestrati 284 chili di cocaina in Europa, all’arrivo di voli provenienti dal Mali, il che situa il paese al quarto posto dell’ Africa dell’ovest. A livello di numero di trafficanti arrestati all’arrivo in Europa, l’aeroporto di Bamako fornisce il secondo contingente dell’Africa occidentale, soprpassato soltanto da quello di Conakry, un piazzamento molto sproporzionato in rapporto all’importanza del traffico aereo tra Mali e Europa. Il rapporto del GRIP (Gruppo di informazione e ricerca sulla pace e sulla sicurezza) non lascia dubbi: il Mali, fuori dalle rotte principali e senza interesse particolare per i passeggeri  è divenuto, così come la Mauritania e il Niger, paese di massiccio transito; i sequestri negli aereoporti europei non sono che la cima di un iceberg di cocaina che va a giro tranquillamente lungo il deserto sahariano. In pieno Sahara, a Tinzaouatine, vicino alla frontiera algerina, 750 chili di cocaina sono stati abbandonati dai contrabbandieri che sono fuggiti attraverso la frontiera algerina; e che dire di “Air Cocaine”, e dei suoi andirivieni quotidiani che non sono di centinaia di chili ma tonnellate. In almeno due casi, alcuni notabili di Gao e di Tarkint erano presenti agli atterraggi, e a Kayes era l’esercito che presidiava   una pista improvvisata per ricevere quattro tonnellate di cocaina. Nelle varie ramificazioni delle inchieste si trovano implicati cittadini marocchini, francesi, spagnoli, del mali e altro. Le autostrade sahariane della cocaina sono già un classico e sottolineano perfettamente i legami esistenti fra i narcotrafficanti latinoamericani, i belligeranti (Polisario, Tuareg, ecc.), gli islamisti di AQMI e i loro adepti, e infine le forze armate e gli attori politici ed economici della regione. Questi ultimi e le forze armate hanno sempre agito nella quasi totale impunità: Georges Berghezan di GRIP sottolinea, in una intervista al quotidiano Libre Belgique che ci sono stai, all’inizio del 2010, numerosissimi atterraggi di trasporti di droga a Kidal, Gao, Timbuctù. Durante l’incidente di Tarkint, secondo l’ambasciata degli Stati Uniti, i servizi segreti del Mali avevano circondato la zona e ai servizi antidroga non è stato permesso l’accesso. Di una dozzina di persone arrestate, la maggior parte sono state già liberate. Le molteplici joint venture fra criminalità organizzata, banditi carovanieri, islamisti trafficanti di esseri umani, uomini di affari, militari, politici, liberatori e altri rivoluzionari, mirano essenzialmente al controllo del traffico di droga. Dietro le rivoluzioni, i colpi di Stato, le liberazioni dei territori, e altre azioni armate, c’è il disegno in filigrana di diverbi, litigi, divisioni, contestazioni e controllo delle vie di un traffico che genera annualmente numerosi miliardi di dollari. La presenza militare USA e francese, decentrata e più che altro costiera, pare perfettamente inefficace, malgrado gli sforzi di un dirigente locale delle forze speciali, Christian Rouyer e di tutta la tecnologia americana. Tanto più che i “barbuti” e gli uomini di affari di questi due paesi giocano spesso su più tavoli e non disdegnano la manna che viene dal cielo latinoamericano”.

Per concludere, leggiamo alcune notizie sul coinvolgimento delle banche africane nel riciclaggio dei proventi di questo vasto traffico. Le banche che operano in Ghana sono stati invitate a intensificare i loro sforzi nella lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, per scongiurare che il paese sia messo di nuovo nella “black kist”. Parlando alla apertura della filiale Westland della Standard Chartered Bank in Accra, Nicholas Okoe Sai, Advisor della Banca del Ghana (BOG) ha detto che la Banca centrale e altre istituzioni competenti garantiscono che sono state adeguate le normative e sono state prese misure per scongiurare il reinserimento nella “black list”. Le azioni intraprese includono la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale e l’ emanazione dei regolamenti anti-terrorismo del 2012. "Non dobbiamo rinnegare le nostre responsabilità, ciò di cui la Banca del Ghana ha bisogno è che  tutte le banche e gli intermediari finanziari forniscano  un'efficace cooperazione e collaborazione", ha detto Sai. Lo scorso febbraio il Ghana era stato messo sulla lista dei paesi che non hanno norme internazionali per prevenire il riciclaggio di denaro. Tuttavia, il Gruppo di azione finanziaria aveva cancellato il Ghana dalla lista nera, citando con soddisfazione le misure adottate dal Centro di informazione finanziaria del paese, dopo il lancio di orientamenti in materia di antiriciclaggio per i vari bracci del settore finanziario delle banche, delle assicurazioni e del mercato dei capitali . Sai ha detto che la rimozione del Ghana dalla lista nera è stata molto incorraggiante e ha esortato le banche a mettere in atto misure per fermare le transazioni illegali. Parlando della ricapitalizzazione delle banche, ha detto che dal 2008 la maggior parte delle banche hanno aumentato il loro capitale al livello minimo richiesto di GH ¢ 60 milioni, tutte, tranne cinque. "Delle cinque banche rimanenti, quattro hanno presentato piani di capitalizzazione credibili".

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