La votazione di mercoledì sera, in Uruguay, che ha sancito il primo via ufficiale di un Parlamento nazionale alla legalizzazione del commercio e della produzione di canapa per uso ludico, marihuana, come viene chiamata in quel paese, ha scosso la decennale inerzia dell’ UNODC (agenzia per le droghe e il crimine delle Nazioni Unite); mentre era rimasta inerte sui risultati referendari di Colorado e Washington, come un mammut che si risveglia dopo infinite ere, punzecchiato e irritato, l’agenzia che ha istituzionalizzato l’assioma droghe/crimine ha pubblicato una dichiarazione piuttosto minacciosa, attraverso il Comitato di controllo internazionale dei narcotici, che merita di essere letta nella sua interezza, per immaginare le prossime mosse di questa che è una vera, sporca guerra:
“VIENNA, 1 agosto 2013 - L'International Narcotics Control
Board (INCB) ha preso atto con preoccupazione di un disegno di legge in esame
in Uruguay che, se approvato, permetterebbe la vendita di cannabis per uso non
medico. Una tale legge sarebbe in contrasto completo alle disposizioni dei
trattati internazionali di controllo delle droghe, in particolare alla
Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, di cui l'Uruguay è membro.
In linea con il suo mandato, l’ INCB ha sempre mirato a
mantenere un dialogo con il governo dell'Uruguay su questo problema, compresa
la proposta di una missione per il paese, al livello più alto. Il Consiglio
deplora che il governo dell'Uruguay abbia rifiutato di accogliere tale
missione.
L’ INCB esorta le autorità dell’ Urugay a garantire che il
paese rimanga pienamente in linea con il diritto internazionale, che limita
l'uso di stupefacenti, compresa la cannabis, esclusivamente a fini medici e
scientifici. È importante sottolineare che il progetto di legge, se adottato,
potrebbe avere gravi conseguenze per la salute e il benessere della popolazione
e per la prevenzione di abuso di cannabis tra i giovani. Il Consiglio invita le
autorità a considerare con attenzione
tutte le possibili conseguenze prima di prendere una decisione”.
“1 agosto, 2013 - Vienna - Il Direttore Esecutivo dell'UNODC
continua a seguire gli sviluppi in Uruguay da vicino, e sostiene la
dichiarazione 1 agosto dall'International Narcotics Control Board.
Le convenzioni internazionali per il controllo della droga
hanno contribuito a contenere e stabilizzare i livelli di consumo di droga nel
corso di decenni, e rimangono il fondamento degli sforzi globali per ridurre il
traffico illecito di droga e di fornire prevenzione e trattamenti, per i tossicodipendenti
problematici, scientificamente fondati.
È chiaro che ci sono sfide. Un problema serio è l'orribile
violenza generata dal traffico illecito di stupefacenti, che ha rovinato tante
società. Questo ha portato ad un dibattito sul modo migliore di affrontare
questi problemi.
UNODC si compiace di questa discussione - un dialogo su come
andare avanti per fermare i trafficanti di droga e per proteggere la salute e
il benessere delle persone, è chiaramente necessario. Ma questo dialogo deve
essere condotto sulla base di convenzioni concordate, in linea con il diritto
internazionale.
La Commissione stupefacenti, l'organo decisionale centrale
delle Nazioni Unite su questo tema, terrà l'anno prossimo una revisione ad alto
livello, per l’attuazione della dichiarazione politica e del Piano di azione
sul problema mondiale della droga degli Stati membri. La nostra speranza è che
gli Stati membri avranno l'opportunità di perseguire un approccio cooperativo
coerente per affrontare le sfide che abbiamo di fronte collettivamente”.
Dall’altra parte, il Presidente Mujica non si tira indietro
e raccoglie subito il guanto di sfida, senza tentennamenti; in settembre sarà
all’ ONU accompagnato dal cancelliere Almagro e dal Presidente della
Commissione nazionale per le droghe, Cánepa. Almogro ha dichiarato che Mujica
vuole spiegarsi personalmente, e altre fonti segnalano che è sua intenzione
confrontarsi con Obama, oltre che intervenire nell’ Assemblea generale ONU.
Mujica ha più volte sostenuto che la lotta al narcotraffico
effettuata con metodi repressivi è fallita , ribadendo il bisogno di
alternative per affrontare il peggior flagello dell’ America latina; in maggio
uscirono alcune sue dichiarazioni nelle quali si diceva contrario all’uso di
marihuana, ma che avrebbe preferito legalizzarlo affinchè non crescesse nell’ombra
risultando ancora più dannoso per la popolazione. Ha poi chiarito che la
marihuana è una piaga, però il narcotraffico è molto peggio, e per questo ha
ideato un progetto con l’obiettivo di riguadagnare il controllo sulla
circolazione di questo stupefacente. Queste alcune delle sue recenti parole sul
tema
“Una cosa è un consumatore che si fuma un porro, un’altra è
che cada nel vizio e nessuno gli tiri una corda”.
“Prima cosa, basta con la clandestinità; identificare ed
avere un mercato alla luce del sole”.
“Io sono antico, vecchio;
mai nella mia vita ho provato un porro (sigaretta di canapa), però mi rendo
conto, forzo i neuroni a ringiovanire e a rendersi conto di quale è la vita dei
ragazzi … il consumo è così, dietro l’angolo, e ha dato vita a un mercato
clandestino che tiene le sue feroci regole proprio per la sua clandestinità. E’
un monopolio di mafiosi, ci sono dati agghiaccianti”.
“Quelli che consumano
non danno retta ai consigli ma non per questo c’è da lasciarli alla mercè delle
bande; sono attratti dall’avventura di comprare in giro dai narcotrafficanti perché è una cosa proibita e clandestina.”
Il progetto di Mujica autorizza lo Stato a assumere il
controllo e la regolazione delle attività di importazione, esportazione, piantagione,
coltivazione, raccolto, produzione, acquisizione, lavorazione,
commercializzazione e distribuzione della cannabis e dei suoi derivati.
Se, in ottobre e comunque entro la fine dell’anno, la legge
passerà al Senato, come i numeri sembrerebbero indicare, la legge diventerà
legge dello Stato dell'Uruguay. ONU permettendo.
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