Proseguono in tutta Italia i rastrellamenti casa per casa alla ricerca di piante di canapa, in una caccia alle streghe della quale non si riesce ad afferrare il movente.
Sono mesi che i vertici delle forze dell’ordine hanno scatenato una vera e propria persecuzione nei confronti dei siti, e dei negozi, che vendono semi di canapa e attrezzature per la coltivazione, peraltro tutta merce perfettamente legale e autorizzata; persecuzione che ha colpito anche una ditta produttrice di birra “alla canapa” (Mary Jo) e di una bibita “alle foglie di coca” (Kdrink), tutte e due in piena regola con i controlli e le autorizzazioni. Questa la politica di Giovanardi, che ha pure il coraggio di vantarsi dei primi risultati. Nella sua Relazione del giugno 2010, infatti, sottolinea come sia diminuito il consumo di cannabis ( - 9 % ) e aumentato quello dell’alcool ( + 18 %), ricevendo il plauso di Berlusconi che ha dichiarato “Meno consumo di droga significa togliere ingenti risorse alla criminalità organizzata e al terrorismo internazionale… “.
Non si capisce davvero il nesso logico, sia perché con l’accanimento sui consumatori di cannabis si è prodotto un aumento del prezzo dovuto al maggior rischio, sia perché, se veramente interessa togliere risorse al narcotraffico, l’acquisto su strada dovrebbe essere punito, eventualmente, con maggior rigore rispetto alla autoproduzione.
Non è così. Oggi chi acquista volta per volta dosi per uso personale ( quindi al maggior prezzo possibile ) dai piccoli spacciatori, in maggioranza poveri extracomunitari che non riescono a sopravvivere altrimenti, rischia una sanzione amministrativa; chi coltiva in casa canapa rischia, come ci ricordano i solerti inquirenti, dai 6 ai 20 anni di carcere.
Qualunque madre assennata ed informata, quando la mattina rimette in ordine la stanza dove il figlio ha trascorso la serata con amici, anche se si augura di non trovare alcun residuo, preferisce di gran lunga trovare cicche di spinelli che bottiglie di vodka e pacchetti di sigarette; perché ha a cuore la salute dei suoi figli. Se poi il figlio possiede la manualità e l'intelligenza per autoprodursi la canapa, evitando così le incertezze e i pericoli del mercato nero, meglio. Non la pensa così Giovanardi, che pare ignorare i drammi prodotti dalla sua politica, nel migliore dei casi, o, nel peggiore, se ne frega altamente e conta i guadagni.
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