16/09/11

Tarantini e la cocaina

Tarantini e la cocaina (ciò di cui non si può parlare, è proprio ciò che non va taciuto).
Contadine columbiane
Contadine columbiane
2009, 10 settembre, due anni fa – vengono pubblicati i verbali delle deposizioni e degli interrogatori resi nel luglio da Gianpaolo Tarantini, in­dagato per corruzione, favoreggiamento della prostituzione e cessione di stupefacenti, nella caserma della Guardia di Fi­nanza di Bari.
“Prima di andare in Sardegna, io, Massimo Verdoscia e Alessandro Mannarini (anche lui iscritto nel registro degli indagati per cessione di droga, ndr ) decidemmo di ac­quistare un quantitativo di circa 50-70 grammi di cocaina ed un quantitativo più ridotto di MD”.
“Io tenni per me la parte più rilevante conservandola nella cassaforte della mia camera da letto”.
“Ho acquistato stupefacenti anche in passa­to ma da altre persone”
” Le cessioni da me operate nel tempo non sono state finalizzate a coltivare relazioni pro­fessionali ma operate al fine di tenere alto il si­stema delle mie relazioni personali innanzitut­to nella città di Bari”.
Dieci giorni dopo, il 20 settembre, il pm Giuseppe Scelsi ordina il suo fermo contestando all’imprenditore lo spaccio di cocaina; secondo l’accusa non ha acquistato 50-70 grammi di cocaina, ma circa 500 grammi.
Il fermo dura assai poco, visto che nell’ agosto 2010, “dopo undici mesi di arresti domiciliari nella sua casa romana”, Gianpaolo Tarantini torna un uomo libero, per decisione del gip del tribunale di Bari. Tarantini è accusato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso con altre cinque persone e chiede di patteggiare la pena a due anni e sei mesi di reclusione.
Nel giugno di questo anno l’ “imprenditore” barese viene condannato a due anni e due mesi di reclusione con rito abbreviato, per detenzione e cessione di droga. Quindi, in effetti, deteneva, consumava, cedeva, ingenti quantità di cocaina.
Non ce l’ho con Tarantini in particolare, né con la cocaina, anzi, ma si potrà pur chiedere perchè per il 99% degli italiani un reato come quello di detenere, consumare, cedere dai 70 ai 500 grammi di cocaina dà luogo a un trattamento molto diverso in termini di pene, di controlli ai quali sottoporsi, di detenzione, di limitazione della libertà personale?
Non risulta che Tarantini, così come Mele, Micciché, Marrazzo, Elkan, abbia dovuto sottostare al ritiro della patente, all’obbligo di presentarsi al Sert, ai controlli periodici di polizia, alla detenzione in condizioni ripugnanti, come succede alle migliaia di ragazzi italiani e stranieri arrestati ogni anno per molto meno.
Sarà l’ora di parlarne, invece di fare gli struzzi, della cocaina, della cocaina dei ricchi e di quella dei poveri. Quella che parte dall’ America latina e arriva in Europa, con il suo carico di disperazione e di morte che non è certo dovuto alla pianta originaria, né alla polvere derivata in sé, ma ad una politica di interessi privati in atti pubblici e di violazione dei diritti umani.

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