La stampa italiana si è occupata questa settimana dei dati contenuti nel Rapporto della Agenzia ONU sulle droghe e sul crimine ( e già dal nome si capisce la linea ), un Rapporto che l’ UNODC ((United Nations Office on Drugs and Crime ) produce ogni anno, e che questo anno si è sovrapposto al Controrapporto della Commissione Globale; il fatto che quest’ ultima vedesse una forte partecipazione di ex funzionari ONU, primo tra tutti Kofi Annan, ha generato qualche equivoco, che non avrà fatto certo ridere l’ UNOCD; fra altri diretti messaggi critici, la Global Commission si esprime così: “Le istituzioni dell’ ONU per il controllo sulle droghe hanno lavorato in gran parte come difensori delle strategie tradizionali. Di fronte alla evidenza crescente del fallimento di tali politiche, sono necessarie delle riforme. C’è stato qualche incoraggiante riconoscimento da parte dell’ UNODC sulla necessità di bilanciare e modernizzare il sistema, c’è tuttavia ancora una forte resistenza istituzionale a queste idee”.
Nel World Drug Report 2011, si evidenzia come il mercato di droghe sintetiche sia in costante crescita, particolarmente in Europa, risultando secondo solo alla cannabis. Si può facilmente immaginare, dal punto di vista di chi si arrichisce con le politiche poliziesche e proibitive, quanto sia più vantaggioso il mercato delle droghe sintetiche rispetto a quelle “tradizionali” (canapa, coca, oppio, principalmente); eliminato ogni rischio per le coltivazioni che, outdoor o indoor che siano, richiedono tempi lunghi, spesso le nuove sostanze sintetiche vivono per i primi due o tre anni in modo legale, fino a che la legge non va a colmare il vuoto e le inserisce nella tabella degli stupefacenti, che infatti cresce a vista d’occhio, specie sotto gli occhi di Giovanardi, che vieterebbe anche il bagnoschiuma alla canapa. Invece che piantagioni e fazendas estese bastano piccoli laboratori sparsi vicino ai luoghi di vendita, ed ecco eliminato anche il rischio e le spese del trasporto da altri continenti; i controlli sanitari sono pari a zero, così come quelli merceologici, di tossicità, della finanza, ecc. l’unico controllo da temere è quello, definitivo, delle forze dell’ ordine. Ma, evidentemente, se si hanno le amicizie giuste il controllo non passa, tanto che il commercio di gocce, pasticche, pillole, cartoni, prospera e cresce.
Così il World Drug Report: “La cannabis è di gran lunga la droga illecita più largamente consumata … in termini di prevalenza annuale, la cannabis è seguita dagli stimolanti tipo anfetamina ( prevalentemente metanfetamina, anfetamina e ecstasy), gli oppiodi ( oppio, eroina e oppiodi farmacologici ) e la cocaina.” L’ UNODC azzarda anche un tentativo di spiegazione per questo aumento del consumo di droghe sintetiche: “Inoltre, molti nuovi composti di sintesi sono stati immessi sul mercato delle droghe illecite esistente. Molte di queste sostanze sono commercializzate come “droghe legali” … si è osservato un fenomeno simile per quel che riguarda la cannabis, vista la crescita della domanda di cannabinoidi di sintesi in alcuni paesi, venduti su Internet o nei negozi specializzati … Le misure di controllo applicate a questi composti variano considerevolmente da un paese all’ altro.”
Il differenziale di rischio tra coltivare, lavorare, distribuire cannabis e sintetizzare inodori composti sintetici di sostituzione è chiaro anche ai più sprovveduti. Il rischio è gran parte del valore aggiunto che una merce, una volta resa illegale, acquista, è quello che fa lievitare i prezzi dal grosso trafficante fino al piccolo spacciatore di strada o di compagnia.
Si è chiusa intanto ieri, 14 settembre, la “III Conferencia Latinoamericana sobre Políticas de Drogas”, a Citta’ del Messico. La location dell’ evento ha fatto sì che, più che delle droghe sintetiche, si discutesse della terribile violenza conseguente alla guerra alla droga, in questo caso, la guerra alla cocaina, una guerra a due facce, una più brutta dell’altra, da una parte il terrore e la miseria che tengono schiacciati milioni di cittadini latinoamericani, dall’ altra la crapula ipocrita dei vizi privati e delle pubbliche virtù imposte agli altri. I rappresentanti dell’ UNODC per l’ America latina hanno assicurato un cauto appoggio alla autonomia degli Stati, affinché possano utilizzare metodi alternativi di approccio, e facilitare il trattamento sanitario, e non detentivo, per i consumatori problematici. E’ stato ribadito come i programmi di scambio di siringhe diano prospettive di riduzione del 50% di infezioni di HIV entro il 2015, altro problema fortemente sentito in tutta l’America Latina.
Poi c’è l’ Italia, e quel che succede in Italia sulle droghe non è un punto di vista, è un disastro. Le carceri sono piene di poveracci extracomunitari che spacciavano bustine per disperazione, assoldati dalle malavite organizzate; di poveracci tossicodipendenti che non hanno i soldi per andare a curarsi in convento o in Svizzera, ed hanno la fantastica prospettiva di farsi l’astinenza e la disintossicazione o in carcere o in una comunità di Don Gelmini; di consumatori scambiati per spacciatori da un sistema terroristico di polizia; di malati, o sani, che si erano coltivati una pianta di canapa in salotto, reato punito con una pena da due a sei anni, secondo Giovanardi, e meno male che qualche giudice c’è, che comincia a porre dei dubbi.
Le carceri piene di disgraziati, e i palazzi pieni di politici corrotti e corruttibili, e ricattabili.
Sul tema droghe, la classe dirigente italiana, e in particolare il DPA attuale, non è riuscita a esprimere niente di buono, non è riuscita a produrre risultati valutabili in altro modo che non con dei dati taroccati, non ha saputo in nessun modo aggiornarsi e ammodernarsi nell’ottica di un miglioramento sociale.
Stupisce, anzi oggidì non ci si stupisce più di nulla, la tolleranza che lo stesso centrodestra nelle sue componenti liberali (ma come parlare di liberali riferendosi all’attuale Parlamento e, ancor più, all’ attuale Governo? fare i liberali tocca, anche questo, ai radicali) porta a questi due ridicoli Guardiani della Conservazione, Carlo Giovanardi e Giovanni Serpelloni, che nel 2011 vengono di nuovo a proporci argomenti di consistenza come l’ uguaglianza fra sostanze, la demonizzazione anche dello stesso dibattito pubblico e la logica inversa che predicano, che la decriminalizzaizone e la legalizzazione aumentino il consumo, falso dimostrato dalla storia, fino dalle guerre dell’ oppio, se non bastasse il più recente Al Capone.
Dover ringraziare Vittoria Brambilla che si è opposta con chiarezza agli atteggiamenti omofobi di Giovanardi (perchè i proibizionisti sono spesso omofobi, chissa come mai), concedendo il patrocinio ministeriale alla Fiera del turismo LGBT che si terrà a Bergamo, è un segno dei tempi.
Claudia Sterzi
Nessun commento:
Posta un commento