Traccia della
trasmissione andata in onda su Radio Radicale il 30 ottobre 2012
Narcotrafficanti in Iran |
Oggi ritorniamo in Asia, e cominciamo da Rinascita, che pubblica
il 12 ottobre un articolo dal titolo “Afghanistan. Dopo gli Usa, tocca a Russia
e Cina”, dove si legge: “ Ma sull’Afghanistan sono puntati anche gli occhi
delle due potenze della regione: Cina e Russia. I primi sono da tempo impegnati
a stringere accordi economici con il governo di Kabul e ci tengono a mantenere
la sicurezza dei loro investimenti. I secondi, invece, guardano con apprensione
a un’Afghanistan destabilizzato, che rischia di far arrivare alle frontiere
russe ulteriori ondate di eroina e combattenti jihadisti”. In particolare “E
così, da tempo la Russia sta rafforzando il proprio controllo nelle repubbliche
ex sovietiche che, di fatto, rappresentano una zona cuscinetto con
l’Afghanistan. Paese dove comunque i russi si guardano bene dal rimettere
piede, dopo la cocente sconfitta dell’ultima volta. Il presidente russo
Vladimir Putin ha da poco concluso due accordi con Tagikistan e Kirghizistan
per mantenere la presenza militare di Mosca nei due Paesi. Al poverissimo
Tagikistan Putin ha promesso agevolazioni sui dazi, permessi di lavoro e
finanziamenti per la lotta al narcotraffico in cambio della proroga di almeno
30 anni del diritto di stanziamento della 201esima Divisione motorizzata russa.
Al Kirghizistan Mosca ha abbonato 380 milioni di euro debiti. In cambio ha
ottenuto l’utilizzo della base aerea di Kant fino al 2037 e la firma di un
accordo che prevede l’impegno delle truppe di Mosca a difendere la sovranità e
la sicurezza nazionale kirghiza. Una clausola che trasforma di fatto il
Kirghizistan in una sorta di protettorato russo. Inoltre, i russi hanno
guadagnato lo sfratto dei militari statunitensi dalla base di Manas, che dopo
il 2014 potrà essere utilizzata dalla Nato solo per rimpatriare le merci
dall’Afghanistan”.
Che cosa è il Tajikistan possiamo leggerlo su Limes, su un
articolo non recentissimo dove si descrive come i 1300 chilometri di frontiera
con l’Afganistan e la povertà endemica lo abbiano reso “avamposto per la
narco-aggressione che dalle piantagioni di oppio afgane arriva, attraversando
l’Asia Centrale, fino ai ricchi mercati di Europa e Russia”. “Almeno un quinto
di tutta l’immensa produzione di droga dell’Afghanistan transita dal
Tagikistan, la prima tappa di un lungo viaggio attraverso quella che viene
definita una moderna Via della Seta. Una volta giunto ai confini settentrionali
delle province afghane, il frutto delle piantagioni di oppio viene preso in
consegna dai gruppi tagiki, ormai ben più numerosi e meglio organizzati dei
trafficanti internazionali. La droga entra ufficialmente in Tagikistan da
sud-est, attraverso la catena montuosa del Pamir: oltre milletrecento
chilometri di valichi di frontiera spalmati su un altopiano aspro, ricoperto di
neve per la maggior parte dell’anno, che è diventato il paradiso dei
trafficanti. Noti localmente con il nome
di Bam-i-Dunya, il “tetto del mondo”, queste montagne sono sempre rimaste
pressoché un deserto, nonostante per settant’anni i sovietici abbiano provato a
popolarle. I pochi abitanti dei villaggi d’alta quota, di fede
musulmana-ismaelita, si prestano ormai sempre più volentieri a diventare dei
corrieri a basso costo. … Sfruttando le carenze del sistema normativo, il
network dei trafficanti tagiki recluta spesso giovani al di sotto dei 14 anni,
immuni dai procedimenti giudiziari. In questo modo il redditizio business della
droga è arrivato a coinvolgere direttamente anche le popolazioni delle regioni
più remote. Anche esse sono ormai parte integrante del micidiale meccanismo
della narco-aggressione di cui il Tagikistan è al contempo vittima e carnefice”.
Le droghe hanno fatto la loro comparsa a queste latitudini solo
alla fine dell’occupazione sovietica dell’Afghanistan. Nel corso degli anni
Novanta la presenza di sostanze stupefacenti è aumentata drasticamente per la
contrapposizione tra il governo e la guerriglia islamica lungo i confini
meridionali. Nel 1999 il fenomeno è esploso in tutta la sua drammaticità: buona
parte delle 4700 tonnellate di oppio raccolte in Afghanistan (quantità
equivalente a tutto l’oppio prodotto nel mondo nei primi anni Novanta) ha
letteralmente travolto il Tagikistan. Nel 2001 i primi sequestri di anidride
acetica hanno svelato l’esistenza di laboratori e depositi di oppio grezzo
adiacenti alle zone di confine e due anni dopo un rapporto dell’agenzia Onu che
si occupa del controllo del narcotraffico - la Unodc - ha classificato lo Stato
centro-asiatico al terzo posto tra quelli più colpiti dal narcotraffico dopo
Iran e Pakistan (56 tonnellate di eroina intercettata). “I trafficanti varcano
il confine tagiko con auto e camion, ma molto spesso anche a dorso di muli e
cammelli. La maggior parte delle spedizioni è organizzata da Kurdoz, città
afgana quartier generale del potentissimo re dell’oppio, Gulboddin Hekmatyar”.
E il nome di Gulboddin Hekmatyar lo ritroviamo in una agenzia di
questo settembre dove si informa che il movimento Hezb-i-Islami di Gulbuddin
Hekmatyar ha rivendicato l’attentato a Kabul dove, il 18 settembre, “Dodici
persone, di cui 9 stranieri, sono morte in seguito a un attentato a Kabul
compiuto da una 22/enne kamikaze afghana in burqa contro un minibus nei pressi
dell'aeroporto della capitale”. Il solito stretto legame, quindi, che abbiamo
più volte visto, in tutto il mondo, fra il mondo del narcotraffico e quello del
terrorismo, sia islamico, che dei movimenti rivoltosi in sud e centro america.
“Dushanbe”, continua l’articolo su Limes, “ è l’ultima tappa prima
che la droga lasci definitivamente il paese dirigendosi a ovest, vesto
l’Uzbekistan, oppure ad nord-est verso la città kirghiza di Osh. La meta successiva
è il Kazakistan, dove grazie a un discutibile accordo doganale qualunque merce
può circolare liberamente verso la Russia, la Bielorussia e l’Ucraina. Da lì,
la porta dell’Europa, ricca e affamata di droga, è aperta. L’avvicendarsi dei
paesi di transito fa lievitare in modo esponenziale il valore della droga:
l’eroina vale quattrocento dollari al chilogrammo quando si trova ancora nei
confini afghani, mille una volta superato il confine tagiko, duemila a Dushanbe
e diecimila al mercato nero di Mosca. La Unodc calcola che circa 100 tonnellate
di eroina attraversino ogni anno i confini del Tagikistan, una quantità
paragonabile al consumo annuo in Europa e Nord America. Pertanto, si può
stimare che il reddito annuale del traffico dell’eroina afghana oscilli attorno
al miliardo di dollari, a fronte di un pil che in Tagikistan raggiunge a stento
i 2 miliardi. Ma in un paese dove la metà della popolazione è al di sotto dei
diciotto anni, la narco-aggressione all’Occidente provoca anche dei gravi
effetti collaterali legati alla tossicodipendenza. Circa cinquantacinquemila
tagiki fanno uso abitualmente di droghe, due terzi di essi hanno meno di
trent’anni e oltre diecimila sono affetti dal virus dell’Aids. In mancanza di
comunità destinate al recupero dei tossicodipendenti, le uniche strutture
disposte ad accogliere i malati sono i disumani penitenziari governativi. il
presidente Enomalii Rahmon si è recentemente complimentato per il lavoro svolto
dalla polizia, affermando che il Tagikistan ha compiuto l’85% di tutti i
sequestri di droga effettuati in Asia Centrale. Le agenzie internazionali
considerano questa percentuale assolutamente insoddisfacente, dal momento che
la droga sequestrata non supera il 10% di quella effettivamente transitata per
le montagne del Pamir”.
Da Tengri News, un sito in lingua russa e inglese, troviamo una
notizia recente che riguarda appunto il Kazakistan, un paese che a detta di
tutti gli esperti rappresenta un punto nodale per la rotta che porta l’eroina
verso Russia e Europa. Ma, oltre all ’eroina, “Gruppi criminali dalla Colombia
e dal Perù cercavano di organizzare una rete di vendita di cocaina, come
riporta il sito della Commissione Nazionale di Sicurezza del Kazakistan. I
criminali sono stati indagati per aver spedito cocaina per posta, per via
aerea, in forma liquida, in ovuli, così come con i corrieri che la trasportano
nel proprio corpo. Le spedizioni
avvenivano ogni 10 – 15 giorni. I re della droga colombiani stavano per
selezionare in Kazakhstan i partners per il loro business. Per stroncare la
penetrazione di cocaina in Kazakistan, la National Security Commission ha messo
in piedi una operazione speciale, nome in codice Atlantics”. Come risultato di questa operazione, sono stati arrestate tre
persone, trafficanti di piccolo – medio livello e sono stati sequestrati 6
chili di cocaina, e questo risultato viene descritto come un colpo mortale a 4
canali internazionali di narcotraffico dal Sudamerica. “L’operazione Atlantics è stata portata a termine tra l’aprile e il
settembre 2010. Ma i servizi speciali del Kazakistan hanno reso pubblici I dettagli
solo ora. Secondo la National Security Commission, una delle operazioni di
Atlantics si è svolta in Cina”.
Questo per sottolineare come i legami e le interdipendenze
internazionali nel mondo del narcotraffico siano strette e costanti.
Infine sul Los Angeles Time, il 13 ottobre, è uscito un articolo
che ci serve da introduzione alla descrizione, che richiederà naturalmente
tempo e ricerca, della rotta che dall’Afghanistan porta ad ovest, e quindi
attraversa l’Iran. Il pezzo prende spunto dallo “spettacolo (così viene
definito) “... lo spettacolo che il governo iraniano ha messo in scena per mostrare
i successi delle sue forze antidroga in contrasto del contrabbando di droga nel
paese. - L’ Iran sta combattendo con i narcotrafficanti a beneficio di tutta l’umanità
– ha dichiarato il generale Ali
Moaiyedi, comandante in capo della polizia antidroga”.
“ L’iran ha scavato vasti e profondi canali, eretto centinaia di
miglia di frontiere di filo spinato e costruito muri di cemento alle frontiere con
l’Afghanistan e il Pakistan per ostacolare I contrabbandieri. Ma queste
barriere hanno solo reindirizzato il flusso delle droghe nel paese. Un
ufficiale ha riferito che i narcotrafficanti hanno iniziato ad usare le vie
marittime dal Pakistan per contrabbandare l’eroina fino ai porti iraniani. L’UNODC
ha descritto l’ Iran come uno dei maggiori consumatori di oppiacei nel mondo,
in parte a causa della vicinanza con l’ origine dello stupefacente. Nel 2008, i
sequestri di eroina nel mondo hanno raggiunto il record di 73,3 tonnellate. Iran
e Turchia hanno rappresentato più della metà del totale. E l’Iran continua ad
essere leader mondiale per sequestri di eroina; così ha dichiarato il rappresentante
dell’ UNODC a Tehran, Antonino de Leo.Ora tutti gli sforzi, comunque, sono
stati diretti sulla riduzione della tossicodipendenza nel paese. Non ci sono
dati ufficiali sul numero di tossicodipendenti in Iran, ma si stima che siano
circa 2.200.000 in un paese di 75.000.000 di abitanti. L’Iran sono aperte più
di 500 sedi di organizzazioni non governative concentrate sulla
tossicodipendenza – ha detto De Leo – oltre a centinaia di centri di disintossicazione
e cliniche per il trattamento con il metadone. Ma il problema rimane: “Nella
mia clinica, uno su cinque pazienti abusa di droghe”, ha detto un medico che ha
aperto recentemente una clinica nella parte occidentale di Tehran. “L’aumento
delle cliniche per la disintossicazione indica che aI tossicodipendenti in Iran
non mancano gli stupefacenti illegali."
Il problema rimane tanto che lo stesso Antonino De Leo si è
trovato al centro di una polemica, in occasione delle dichiarazioni del vicepresidente iraniano Rahimi che, alla Conferenza
contro la droga tenutasi a Teheran nel giugno 2012, ha destato scalpore
accusando il Talmud, libro sacro della religione ebraica, di essere
responsabile della diffusione del narcotraffico nel mondo. “Perché, ha detto,
Il Talmud insegna a distruggere chiunque si opponga agli Ebrei. I Zionists hanno in man il controllo del mercato delle
droghe illegali", ha detto Rahimi, chiedendo ai funzionari stranieri di
confermare la sua accusa. Zionists è un termine ideologico iraniano usato per
gli ebrei che sostengono lo Stato di Israele. “La Repubblica islamica dell’
Iran pagherà per chiunque trovi un singolo Zionist che sia tossicodipendente"
ha detto Rahini . “Non esiste, e questa è la prova del loro coinvolgimento nel
narcotraffico". "Ciò che ha reso ancor più sorprendente il suo intervento è che
la guerra alle droghe è una delle poche questioni per le quali la Repubblica
islamica può contare sulle simpatie occidentali. L’impegno dell’ Iran per
fermare il transito di droga proveniente dal vicino Afghanistan è stato spesso
menzionato come un potenziale campo di cooperazione durante I negoziati sul
programma nucleare del paese. Altri ministri iraniani hanno svolto interventi
più neutri politicamente, un diplomatico ha affermato: - Questo è stato
uno dei peggiori interventi che abbia sentito in vita mia. La mia reazione
istintiva è stata, perché dovremmo supportare una collaborazione con queste persone? -
Ma il diplomatico, che non ha voluto render noto il nome né il paese, difende
la sua presenza alla Conferenza - Se non sostenessimo l’ONU nel sostegno all’
Iran per la guerra alla droga, le voci come quelle di Rahimi sarebbero le sole
qui - " Antonio De Leo ha parlato della Repubblica islamica iraniana come di “un partner
strategico nella guerra alla droga”, e questo ha dato l’esca a fonti di
informazione ideologicamente connotate di accusare De Leo di connivenze con
l’Iran; questo sarebbe ben altro che un partner strategico della Comunità
Internazionale nella lotta alla droga e, al contrario, proprio la Repubblica
islamica sarebbe uno dei Paesi che contribuisce maggiormente al traffico
illecito di droga e ne ottiene gli introiti maggiori; per avvalorare questa
tesi vengono citati gli scandali, che abbiamo visto comuni in tutto il mondo,
riguardanti alti funzionari dell’esercito iraniani coinvolti nel narcotraffico.
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