25/11/12

Notizie dal fronte della war on drugs - Asia - 30/10/2012

 Traccia della trasmissione andata in onda su Radio Radicale il 30 ottobre 2012
Narcotrafficanti in Iran
 
Oggi ritorniamo in Asia, e cominciamo da Rinascita, che pubblica il 12 ottobre un articolo dal titolo “Afghanistan. Dopo gli Usa, tocca a Russia e Cina”, dove si legge: “ Ma sull’Afghanistan sono puntati anche gli occhi delle due potenze della regione: Cina e Russia. I primi sono da tempo impegnati a stringere accordi economici con il governo di Kabul e ci tengono a mantenere la sicurezza dei loro investimenti. I secondi, invece, guardano con apprensione a un’Afghanistan destabilizzato, che rischia di far arrivare alle frontiere russe ulteriori ondate di eroina e combattenti jihadisti”. In particolare “E così, da tempo la Russia sta rafforzando il proprio controllo nelle repubbliche ex sovietiche che, di fatto, rappresentano una zona cuscinetto con l’Afghanistan. Paese dove comunque i russi si guardano bene dal rimettere piede, dopo la cocente sconfitta dell’ultima volta. Il presidente russo Vladimir Putin ha da poco concluso due accordi con Tagikistan e Kirghizistan per mantenere la presenza militare di Mosca nei due Paesi. Al poverissimo Tagikistan Putin ha promesso agevolazioni sui dazi, permessi di lavoro e finanziamenti per la lotta al narcotraffico in cambio della proroga di almeno 30 anni del diritto di stanziamento della 201esima Divisione motorizzata russa. Al Kirghizistan Mosca ha abbonato 380 milioni di euro debiti. In cambio ha ottenuto l’utilizzo della base aerea di Kant fino al 2037 e la firma di un accordo che prevede l’impegno delle truppe di Mosca a difendere la sovranità e la sicurezza nazionale kirghiza. Una clausola che trasforma di fatto il Kirghizistan in una sorta di protettorato russo. Inoltre, i russi hanno guadagnato lo sfratto dei militari statunitensi dalla base di Manas, che dopo il 2014 potrà essere utilizzata dalla Nato solo per rimpatriare le merci dall’Afghanistan”.
Che cosa è il Tajikistan possiamo leggerlo su Limes, su un articolo non recentissimo dove si descrive come i 1300 chilometri di frontiera con l’Afganistan e la povertà endemica lo abbiano reso “avamposto per la narco-aggressione che dalle piantagioni di oppio afgane arriva, attraversando l’Asia Centrale, fino ai ricchi mercati di Europa e Russia”. “Almeno un quinto di tutta l’immensa produzione di droga dell’Afghanistan transita dal Tagikistan, la prima tappa di un lungo viaggio attraverso quella che viene definita una moderna Via della Seta. Una volta giunto ai confini settentrionali delle province afghane, il frutto delle piantagioni di oppio viene preso in consegna dai gruppi tagiki, ormai ben più numerosi e meglio organizzati dei trafficanti internazionali. La droga entra ufficialmente in Tagikistan da sud-est, attraverso la catena montuosa del Pamir: oltre milletrecento chilometri di valichi di frontiera spalmati su un altopiano aspro, ricoperto di neve per la maggior parte dell’anno, che è diventato il paradiso dei trafficanti.  Noti localmente con il nome di Bam-i-Dunya, il “tetto del mondo”, queste montagne sono sempre rimaste pressoché un deserto, nonostante per settant’anni i sovietici abbiano provato a popolarle. I pochi abitanti dei villaggi d’alta quota, di fede musulmana-ismaelita, si prestano ormai sempre più volentieri a diventare dei corrieri a basso costo. … Sfruttando le carenze del sistema normativo, il network dei trafficanti tagiki recluta spesso giovani al di sotto dei 14 anni, immuni dai procedimenti giudiziari. In questo modo il redditizio business della droga è arrivato a coinvolgere direttamente anche le popolazioni delle regioni più remote. Anche esse sono ormai parte integrante del micidiale meccanismo della narco-aggressione di cui il Tagikistan è al contempo vittima e carnefice”.
Le droghe hanno fatto la loro comparsa a queste latitudini solo alla fine dell’occupazione sovietica dell’Afghanistan. Nel corso degli anni Novanta la presenza di sostanze stupefacenti è aumentata drasticamente per la contrapposizione tra il governo e la guerriglia islamica lungo i confini meridionali. Nel 1999 il fenomeno è esploso in tutta la sua drammaticità: buona parte delle 4700 tonnellate di oppio raccolte in Afghanistan (quantità equivalente a tutto l’oppio prodotto nel mondo nei primi anni Novanta) ha letteralmente travolto il Tagikistan. Nel 2001 i primi sequestri di anidride acetica hanno svelato l’esistenza di laboratori e depositi di oppio grezzo adiacenti alle zone di confine e due anni dopo un rapporto dell’agenzia Onu che si occupa del controllo del narcotraffico - la Unodc - ha classificato lo Stato centro-asiatico al terzo posto tra quelli più colpiti dal narcotraffico dopo Iran e Pakistan (56 tonnellate di eroina intercettata). “I trafficanti varcano il confine tagiko con auto e camion, ma molto spesso anche a dorso di muli e cammelli. La maggior parte delle spedizioni è organizzata da Kurdoz, città afgana quartier generale del potentissimo re dell’oppio, Gulboddin Hekmatyar”.
E il nome di Gulboddin Hekmatyar lo ritroviamo in una agenzia di questo settembre dove si informa che il movimento Hezb-i-Islami di Gulbuddin Hekmatyar ha rivendicato l’attentato a Kabul dove, il 18 settembre, “Dodici persone, di cui 9 stranieri, sono morte in seguito a un attentato a Kabul compiuto da una 22/enne kamikaze afghana in burqa contro un minibus nei pressi dell'aeroporto della capitale”. Il solito stretto legame, quindi, che abbiamo più volte visto, in tutto il mondo, fra il mondo del narcotraffico e quello del terrorismo, sia islamico, che dei movimenti rivoltosi in sud e centro america.
“Dushanbe”, continua l’articolo su Limes, “ è l’ultima tappa prima che la droga lasci definitivamente il paese dirigendosi a ovest, vesto l’Uzbekistan, oppure ad nord-est verso la città kirghiza di Osh. La meta successiva è il Kazakistan, dove grazie a un discutibile accordo doganale qualunque merce può circolare liberamente verso la Russia, la Bielorussia e l’Ucraina. Da lì, la porta dell’Europa, ricca e affamata di droga, è aperta. L’avvicendarsi dei paesi di transito fa lievitare in modo esponenziale il valore della droga: l’eroina vale quattrocento dollari al chilogrammo quando si trova ancora nei confini afghani, mille una volta superato il confine tagiko, duemila a Dushanbe e diecimila al mercato nero di Mosca. La Unodc calcola che circa 100 tonnellate di eroina attraversino ogni anno i confini del Tagikistan, una quantità paragonabile al consumo annuo in Europa e Nord America. Pertanto, si può stimare che il reddito annuale del traffico dell’eroina afghana oscilli attorno al miliardo di dollari, a fronte di un pil che in Tagikistan raggiunge a stento i 2 miliardi. Ma in un paese dove la metà della popolazione è al di sotto dei diciotto anni, la narco-aggressione all’Occidente provoca anche dei gravi effetti collaterali legati alla tossicodipendenza. Circa cinquantacinquemila tagiki fanno uso abitualmente di droghe, due terzi di essi hanno meno di trent’anni e oltre diecimila sono affetti dal virus dell’Aids. In mancanza di comunità destinate al recupero dei tossicodipendenti, le uniche strutture disposte ad accogliere i malati sono i disumani penitenziari governativi. il presidente Enomalii Rahmon si è recentemente complimentato per il lavoro svolto dalla polizia, affermando che il Tagikistan ha compiuto l’85% di tutti i sequestri di droga effettuati in Asia Centrale. Le agenzie internazionali considerano questa percentuale assolutamente insoddisfacente, dal momento che la droga sequestrata non supera il 10% di quella effettivamente transitata per le montagne del Pamir”.
Da Tengri News, un sito in lingua russa e inglese, troviamo una notizia recente che riguarda appunto il Kazakistan, un paese che a detta di tutti gli esperti rappresenta un punto nodale per la rotta che porta l’eroina verso Russia e Europa. Ma, oltre all ’eroina, “Gruppi criminali dalla Colombia e dal Perù cercavano di organizzare una rete di vendita di cocaina, come riporta il sito della Commissione Nazionale di Sicurezza del Kazakistan. I criminali sono stati indagati per aver spedito cocaina per posta, per via aerea, in forma liquida, in ovuli, così come con i corrieri che la trasportano nel proprio corpo. Le spedizioni avvenivano ogni 10 – 15 giorni. I re della droga colombiani stavano per selezionare in Kazakhstan i partners per il loro business. Per stroncare la penetrazione di cocaina in Kazakistan, la National Security Commission ha messo in piedi una operazione speciale, nome in codice Atlantics”. Come risultato di questa operazione, sono stati arrestate tre persone, trafficanti di piccolo – medio livello e sono stati sequestrati 6 chili di cocaina, e questo risultato viene descritto come un colpo mortale a 4 canali internazionali di narcotraffico dal Sudamerica.  “L’operazione Atlantics è stata portata a termine tra l’aprile e il settembre 2010. Ma i servizi speciali del Kazakistan hanno reso pubblici I dettagli solo ora. Secondo la National Security Commission, una delle operazioni di Atlantics si è svolta in Cina”.
Questo per sottolineare come i legami e le interdipendenze internazionali nel mondo del narcotraffico siano strette e costanti.
Infine sul Los Angeles Time, il 13 ottobre, è uscito un articolo che ci serve da introduzione alla descrizione, che richiederà naturalmente tempo e ricerca, della rotta che dall’Afghanistan porta ad ovest, e quindi attraversa l’Iran. Il pezzo prende spunto dallo “spettacolo (così viene definito) “... lo spettacolo che il governo iraniano ha messo in scena per mostrare i successi delle sue forze antidroga in contrasto del contrabbando di droga nel paese. - L’ Iran sta combattendo con i narcotrafficanti a beneficio di tutta l’umanità – ha dichiarato il generale  Ali Moaiyedi, comandante in capo della polizia antidroga”.
“ L’iran ha scavato vasti e profondi canali, eretto centinaia di miglia di frontiere di filo spinato e costruito muri di cemento alle frontiere con l’Afghanistan e il Pakistan per ostacolare I contrabbandieri. Ma queste barriere hanno solo reindirizzato il flusso delle droghe nel paese. Un ufficiale ha riferito che i narcotrafficanti hanno iniziato ad usare le vie marittime dal Pakistan per contrabbandare l’eroina fino ai porti iraniani. L’UNODC ha descritto l’ Iran come uno dei maggiori consumatori di oppiacei nel mondo, in parte a causa della vicinanza con l’ origine dello stupefacente. Nel 2008, i sequestri di eroina nel mondo hanno raggiunto il record di 73,3 tonnellate. Iran e Turchia hanno rappresentato più della metà del totale. E l’Iran continua ad essere leader mondiale per sequestri di eroina; così ha dichiarato il rappresentante dell’ UNODC a Tehran, Antonino de Leo.Ora tutti gli sforzi, comunque, sono stati diretti sulla riduzione della tossicodipendenza nel paese. Non ci sono dati ufficiali sul numero di tossicodipendenti in Iran, ma si stima che siano circa 2.200.000 in un paese di 75.000.000 di abitanti. L’Iran sono aperte più di 500 sedi di organizzazioni non governative concentrate sulla tossicodipendenza – ha detto De Leo – oltre a centinaia di centri di disintossicazione e cliniche per il trattamento con il metadone. Ma il problema rimane: “Nella mia clinica, uno su cinque pazienti abusa di droghe”, ha detto un medico che ha aperto recentemente una clinica nella parte occidentale di Tehran. “L’aumento delle cliniche per la disintossicazione indica che aI tossicodipendenti in Iran non mancano gli stupefacenti illegali."
Il problema rimane tanto che lo stesso Antonino De Leo si è trovato al centro di una polemica, in occasione delle dichiarazioni  del vicepresidente iraniano Rahimi che, alla Conferenza contro la droga tenutasi a Teheran nel giugno 2012, ha destato scalpore accusando il Talmud, libro sacro della religione ebraica, di essere responsabile della diffusione del narcotraffico nel mondo. “Perché, ha detto, Il Talmud insegna a distruggere chiunque si opponga agli Ebrei. I Zionists  hanno in man il controllo del mercato delle droghe illegali", ha detto Rahimi, chiedendo ai funzionari stranieri di confermare la sua accusa. Zionists è un termine ideologico iraniano usato per gli ebrei che sostengono lo Stato di Israele. “La Repubblica islamica dell’ Iran pagherà per chiunque trovi un singolo Zionist che sia tossicodipendente" ha detto Rahini . “Non esiste, e questa è la prova del loro coinvolgimento nel narcotraffico". "Ciò che ha reso ancor più sorprendente il suo intervento è che la guerra alle droghe è una delle poche questioni per le quali la Repubblica islamica può contare sulle simpatie occidentali. L’impegno dell’ Iran per fermare il transito di droga proveniente dal vicino Afghanistan è stato spesso menzionato come un potenziale campo di cooperazione durante I negoziati sul programma nucleare del paese. Altri ministri iraniani hanno svolto interventi più neutri politicamente, un diplomatico ha affermato:  - Questo è stato uno dei peggiori interventi che abbia sentito in vita mia. La mia reazione istintiva è stata, perché dovremmo supportare una collaborazione con queste persone? - Ma il diplomatico, che non ha voluto render noto il nome né il paese, difende la sua presenza alla Conferenza - Se non sostenessimo l’ONU nel sostegno all’ Iran per la guerra alla droga, le voci come quelle di Rahimi sarebbero le sole qui - " Antonio De Leo ha parlato della Repubblica islamica iraniana come di “un partner strategico nella guerra alla droga”, e questo ha dato l’esca a fonti di informazione ideologicamente connotate di accusare De Leo di connivenze con l’Iran; questo sarebbe ben altro che un partner strategico della Comunità Internazionale nella lotta alla droga e, al contrario, proprio la Repubblica islamica sarebbe uno dei Paesi che contribuisce maggiormente al traffico illecito di droga e ne ottiene gli introiti maggiori; per avvalorare questa tesi vengono citati gli scandali, che abbiamo visto comuni in tutto il mondo, riguardanti alti funzionari dell’esercito iraniani coinvolti nel narcotraffico.

 

 

 

 

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