Traccia della trasmissione andata in onda su Radio Radicale il 27/11/2012
La Prima Guerra dell'Oppio (1839-1842) |
Tornando in Asia, è uscito il rapporto dell'Ufficio Onu per
il controllo della Droga e la Prevenzione del Crimine, stando a quanto si legge
i consumatori di oppiacei in Asia Orientale e nel Pacifico rappresentano oggi
circa un quarto di quelli mondiali. Dal sito ADUC, che riporta la notizia: La
coltivazione di oppio è raddoppiata negli ultimi sei anni nel Sud-est asiatico
a fronte della crescente domanda di eroina in Cina e nel resto della regione,
che ha spinto gli agricoltori di Birmania e Laos aumentare il prodotto. La Cina ha da sola oltre un milione di
consumatori di eroina ed è il Paese che consuma più droga nella regione. A
fronte dell'aumento dei prezzi, la superficie di terra dedicata alla
coltivazione di oppio è così aumentata del 66% nel Laos, toccando i 6.800
ettari, e del 17% in Birmania, che con i suoi 51.000 ettari rappresenta il
secondo produttore mondiale di oppio dopo l'Afghanistan.
"Complessivamente, la coltivazione del
papavero di oppio è raddoppiata nella regione dal 2006", si sottolinea nel
rapporto, nonostante le autorità locali di Laos, Birmania e Thailandia abbiano
riferito della distruzione di quasi 25.000 ettari di coltura avvenuta nel corso
del 2012. L'Onu stima in 431 milioni di dollari (circa 330 milioni di euro) il
valore dell'oppio prodotto nel 2012 da Laos e Birmania, pari a un terzo in più
dell'anno precedente. Ed è aumentato anche il numero delle persone coinvolte
nella coltivazione, pari a 38.000 in Laos e 300.000 in Birmania.
Secondo l'Onu, questa situazione mostra che i contadini
birmani, concentrati soprattutto nello Stato Shan, nel nord-est, potrebbero
abbandonare la coltura dell'oppio se venisse offerta loro un'alternativa.
"I contadini
sono molto vulnerabili alle perdite di reddito dovute all'oppio, specialmente
quelli che dipendono da tale fonte di reddito per la propria sicurezza
alimentare - si legge nel rapporto - inoltre, la coltivazione dell'oppio è
generalmente legata all'assenza di pace e di sicurezza, andando così a indicare
la necessità di soluzioni sia politiche che economiche".
La Birmania ha messo
a punto un piano di 15 anni per sradicare l'oppio entro il 2014, ma lo studio
Onu, basato su ricerche condotte attraverso il satellite, con elicottero e sul
terreno, paiono indicare che l'obiettivo non sarà raggiunto. A settembre, gli
Stati Uniti hanno tenuto la Birmania, che ha avviato una serie di riforme
politiche dopo decenni di regime militare, nella sua "lista nera" per
traffico di droga,
E quanto il problema sia percepito nel Sud est asiatico, e
in Cina lo dimostra una notizia che si trova anche sui giornali europei, e
quindi, su Vanity Fair: “Festival di Roma, la Cina rompe il tabù: è Drug War
(in salsa pulp). Eroina e metamfetamine scorrono a fiumi, ma finora era vietato
parlarne. Ci pensa il maestro Jhonnie To con La guerra della droga, in
concorso. Un poliziesco con finale a sorpresa che farebbe reinnamorare
Tarantino Secondo film a sorpresa al Festival di Roma, arriva al Festival
Internazionale del Film 2012 l'hongkonghese Johnnie To, re del noir d'Oriente,
con Duzhan (Drug War, La guerra della droga), in concorso .Il tema? La droga
scorre a fiumi. Dov'è la novità? Che se ne parla, perché in Cina il problema è
ancora un tabù che ha dovuto scavalcare gli ostacoli non semplici della censura
- Da noi tutti i film devono passare al vaglio prima e dopo le riprese - racconta
il regista 57enne - Le regole non sono chiare, non sai mai come andrà a finire.
Così quando hai un dubbio è sempre meglio girare una seconda versione. Alla
fine però hanno chiesto pochi tagli. Quali? Per esempio da noi è vietato far
vedere un poliziotto che picchia qualcuno - I tossicodipendenti censiti dalla
polizia in Cina sono oltre un milione. Le cifre reali molto più alte. Non solo
per l'eroina, il Paese è il primo produttore al mondo di metamfetamine ( come
Shaboo o Speed). E la guerra alla droga è diventata una delle prime emergenze
sociali e di ordine pubblico. Tanto che è prevista la pena di morte per chi
produce più di 50 grammi di droga - Nemmeno la pena di morte spaventa davvero
chi ha scelto quella strada - conclude Johnnie To - Il potere dei soldi è
troppo forte, si è disposti a rischiare la vita propria e degli altri. Quando
ero giovane io bisognava darsi da fare per mettere in tavola ogni giorno il
cibo. Oggi la vita per i giovani è troppo facile, non hanno sfide da
affrontare. E le droghe ti danno l'illusione di essere qualcuno”.
Della cosa parla anche il Messaggero “E’ la prima volta che
il maestro originario di Hong Kong monta un set nella Repubblica Popolare. Ed è
anche la prima volta che un film cinese affronta il tema della droga con il
beneplacito della censura - Abbiamo ricevuto il nulla osta senza difficoltà,
malgrado in quel Paese la droga sia un argomento ancora tabù. Eppure il
problema del narcotraffico esiste anche in Cina - dice Johnny - Ogni anno, per
colpa degli spacciatori, muoiono migliaia di persone, compresi i poliziotti
impegnati in prima linea contro la diffusione di stupefacenti. Ho girato Duzhan
per mostrare la differenze del sistema penale: a Hong Kong i trafficanti
finiscono in galera, in Cina davanti al plotone di esecuzione –“.
Conclude, Vanity Fair: “Un film già visto, discorsi già sentiti? Sì, in Occidente tra gli anni '70 e '80. Ora tocca anche alla Cina affrontare, anche al cinema, uno dei tanti tragici corollari del boom economico e del benessere”.
Conclude, Vanity Fair: “Un film già visto, discorsi già sentiti? Sì, in Occidente tra gli anni '70 e '80. Ora tocca anche alla Cina affrontare, anche al cinema, uno dei tanti tragici corollari del boom economico e del benessere”.
Quindi se l’ONU riferisce che “, la coltivazione dell'oppio
è generalmente legata all'assenza di pace e di sicurezza”, leggiamo qui invece
una spiegazione socioeconomica del consumo, come se la crescita del consumo di
droghe in Cina fosse solo una conseguenza dello sviluppo economico e non delle
trame guidate dagli interessi miliardari delle rete del narcotraffico mondiale.
La volta precedente, seguendo le rotte del narco traffico
dall’Afghanistan verso est, abbiamo visto come l’operazione Atlantics, messa in
atto dalla Sicurezza del Kazakistan, quella che si vanta di aver stroncato
quattro canali internazionali di narcotraffico dal Sudamerica verso l’Asia,
abbia visto operazioni che si sono svolte in Cina. Ma se la Cina deve importare
la cocaina dal Sudamerica, non ha certo bisogno di importare oppio, visto che
ne produce tradizionalmente. E qui dopo la cultura ci vuole anche un po’ di
storia, per ricordare che in Cina si è svolto, nella metà dell’ 800, il prologo
alla moderna war on drugs; le due guerre dell’oppio che hanno contrapposto
l’Impero cinese della dinastia Qing al Regno Unito, guerre che hanno
intrecciato protezionismo commerciale e proibizionismo legislativo, e che hanno
segnato tutta la successiva storia regionale e mondiale. Portogallo, Spagna e
Inghilterra iniziarono ad esportare oppio dalla Cina in Europa fino dal XVI
secolo; le politiche protezioniste cinesi, che limitavano fortemente
l’importazione con dazi molto esosi, spinsero la produzione e il commercio
dell’oppio, con un conseguente e tragico aumento del consumo locale, che
indusse il Celeste Imperatore a proibire, nel 1729, vendita e consumo di oppio.
La Compagnia delle Indie continuò tuttavia ad aumentare il suo business
dell’oppio, e quando gli inglesi conquistarono anche il Bengala acquisirono una
posizione di monopolio anche sulla produzione, e penetrando il mercato cinese.
Il trattato di Nanchino, che concluse la prima guerra dell’oppio nel 1842, garantiva ai britannici l'apertura di alcuni porti (treaty ports), tra cui Canton e Shanghai, il libero accesso dell'oppio e
degli altri loro prodotti nelle province meridionali con basse tariffe doganali
e stabiliva la cessione della città di Hong Kong all'impero inglese. Nei treaty
ports gli inglesi potevano risiedere e godevano della clausola di
extraterritorialità (potevano essere portati in giudizio solo davanti a loro
tribunali consolari). Questo trattato dimostra la valenza economica e politica
che fino da allora avevano gli accordi sul commercio, o traffico, di droghe.
Quindi, come ci ripete anche Atlas, che riporta il rapporto
UNU, i consumatori di oppiacei in Asia orientale e sul versante Pacifico
rappresentano oggi un quarto del totale mondiale, da sola, “la Cina registra
oltre un milione di eroinomani e consuma i maggiori quantitativi di droga della
regione. Il Myanmar ha seguito un piano quindicinale per l’eradicazione
dell’oppio entro il 2014, ma l’UNODC, che si serve di immagini satellitari,
aeree e indagini sul campo, sostiene che il termine prefissato dovrà
necessariamente slittare di alcuni anni”.
Anche se, come diceva la notizia ADUC, “a settembre, gli
Stati Uniti hanno tenuto la Birmania, che ha avviato una serie di riforme politiche
dopo decenni di regime militare, nella sua "lista nera" per traffico
di droga, accusandola di aver "chiaramente fallito" nella lotta al
narcotraffico”, a distanza di due mesi il Presidente degli Stati Uniti Barack
Obama ha iniziato il suo tour di tre giorni in Asia con una visita in
Thailandia, dove ha discusso una serie di questioni, compreso il terrorismo, il
commercio, e il controllo del traffico di droga con il Primo Ministro
Shinawatra. Subito dopo Obama si è recato un Birmania, e la questione viene
approfondita sul sito The News International: “Gli Stati Uniti sono per la
Thailandia il secondo partner commerciale dopo il Giappone, e gli investimenti
americani verso l'interno sono stimati a $ 21 miliardi. L’ altra faccia della
questione, per un’ulteriore collaborazione è il traffico di droga”. Entrambi i
paesi, dice l’articolo, “hanno collaborato alla guerra del terrore, e la visita
di Obama è probabilmente anche lo scopo di aggiungere un contrappeso
all'influenza cinese nella regione”. E, a proposito della Birmania, “Obama ha
chiarito che vede il Myanmar come un work in progress, più che un lavoro
finito. I rapidi cambiamenti degli ultimi due anni hanno ridotto, ma non
eliminato i livelli di brutalità utilizzati dal regime che è ancora gestito dietro le quinte dai militari. Obama ha
parlato a Rangoon per 30 minuti, concentrandosi soprattutto sulla sua visione
di prosperità e democrazia del Myanmar. I legami tra gli Stati Uniti e gli
stati dell'ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico fondata nel
1967) stanno per venire alla ribalta, e la lotta tra l'America e la Cina per
influenza regionale può ora essere veramente coesa e positiva”.
Una visione quindi di futuro luminoso per la Birmania
qualora accettasse di rafforzare il ruolo degli Stati Uniti nella regione,
giocato anche sulle note degli accordi per la guerra alla droga; d’altronde non
è che in Cina, e in tutto il sud est asiatico, si abbia la mano leggera con la
war on drugs, abbiamo visto come si affronti la cura della tossicodipendenza e
la diffusione dell’AIDS senza altro metodo che non i campi di rieducazione e
lavoro, i laogai, dove i tossicodipendenti vengono sottoposti a lavori forzati,
torture e abusi, e come siano appiicate pene severissime fino alla pena di
morte per lo spaccio.
Per completare l’informazione, e per non trascurare altri
punti di vista per quanto ideologicamente connotati, voglio riportarvi la non
tanto fantasiosa, ma limitata interpretazione, o almeno io la ritengo tale, che
la Far News Agency, sedicente agenzia leader indipendente iraniana, fa del
ruolo dell’ Intelligence statunitense nella vicenda dell’oppio afgano. Un
particolare curioso è che la agenzia iraniana riprende notizie da un sito di
Veterani statunitensi, Veterans Today: “ La CIA incrementa il commercio afgano
di eroina. La Central Intelligence Agency (CIA) ha rafforzato il commercio
dell'eroina in Afghanistan, il numero di tossicodipendenti da eroina negli USA
è aumentato del 50 per cento durante la presenza in questo paese degli Stati
Uniti , dal 1982 al 1992. La CIA aveva
creato un triangolo d'oro di signori della guerra di eroina nella regione per
il commercio e traffico di stupefacenti verso gli Stati Uniti da Afghanistan e
Pakistan. Dal 1982 al 92, la stazione della CIA a Islamabad era diventato il
più grande centro di narcotraffico di tutto il mondo. Non è un caso che la
Golden Crescent (una eroina prodotta nella mezzaluna d’oro) abbia superato ben
presto l'eroina del Triangolo d'Oro, proprio mentre la CIA stava lanciando la
sua più grande operazione dai tempi del Vietnam. L’ eroina Golden Crescent ha
catturato il 60 per cento del mercato statunitense. Dal 1982 al 1992, più o
meno il periodo di coinvolgimento degli Stati Uniti in Afghanistan, la dipendenza
da eroina negli Stati Uniti è aumentato del 50 per cento. Dal 1982 al 1983,
lungo i confini dell'Afghanistan con il Pakistan il raccolto di oppio è raddoppiato. Nel 1984, il Pakistan esportava
il 70 per cento dell'eroina mondiale. Durante l'era dell'ex presidente Zia
ul-Haq, il Pakistan è diventato il terzo più grande beneficiario di un aiuto
militare degli Stati Uniti nel mondo, dietro solo Israele ed Egitto. La maggior
parte di questi aiuti è andata a armare i mujaheddin afghani Nel mese di settembre 1985, il Pakistan
Herald che i camion militari appartenenti alla Cellula logistica nazionale
dell'esercito del Pakistan erano utilizzati per il trasporto di armi da
Peshawar a Karachi per conto della CIA,
e che erano quelli stessi camion che ritornavano a Karachi protetti dai
militari pakistani e riempiti di eroina”.
Le accuse sono molto precise ma non dimostrate, e con
questo dalla war on drugs per oggi è
tutto.
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